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Chi dorme non piglia pesci: se non ti occupi della politica, la politica, o prima o poi si occuperà di te...

martedì 28 dicembre 2010

BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO!

" Cari Democratici desidero inviarvi i miei piu' sinceri auguri di un buon Natale
e di un felice anno nuovo a voi e a tutte le vostre famiglie, auspicando che l'anno che verra' ci porti un Italia migliore.

Colgo l'occasione per porgervi l' invito a trascorrere una serata insieme, per brindare all’
anno Nuovo, potendo così scambiarci gli auguri e le nostre opinioni su quanto sta accadendo in questo periodo a livello locale, provinciale (ricordiamo l’appuntamento elettorale del 2012 !), e soprattutto
NAZIONALE, anche perché potremmo essere chiamati alle urne il prossimo marzo 2011…


L’incontro si terrà a Chiampo
lunedì 3 gennaio dalle ore 20.30



Contattatemi attraverso il blog, via facebook o con l'e-mail! L’invito è aperto a tutti, anche a chi, tra parenti amici, voglia soltanto tenersi informato. A presto ".

Antonio Rossetti
segretario del Circolo di Chiampo

venerdì 24 dicembre 2010

BUON NATALE!

Cari Democratici,
auguro a tutti voi e alle vostre famiglie un Natale sereno e un 2011 carico di speranza e fiducia, che riesca a farci intravedere strade nuove da percorrere e idee coraggiose da sostenere. Perchè torni la ricchezza, quella vera, dentro comunità più moderne ma ancora in grado di crescere insieme. Con la consapevolezza che l'impegno di ciascuno di noi è il regalo più prezioso che possiamo scambiarci.

Federico Ginato

mercoledì 22 dicembre 2010

Giovani Democratici di Vicenza e ddl Gelmini

Giacomo Possamai, segretario provinciale dei Giovani Democratici, ventenne, studente di Giurisprudenza, inquadra il problema a livello nazionale dalla parte dei giovani, oggi poco e male informati dai media, che hanno strumentalizzato la parte violenta della manifestazione di Roma, da condannare comunque anche perchè ha consentito di deviare l'attenzione dai problemi reali concentrandola sulla spettacolarità degli scontri.



mercoledì 8 dicembre 2010

Mrs Sarah Palin? Thank you very much...

Mrs Sarah Palin,
thank you for remember us beautiful as harrowing scenes about

"Dance with wolves"

We report this scenes and not yours!

martedì 7 dicembre 2010

Inizia per R... e finisce per ...o

Scandalosa la scelta del sindaco di Firenze di incontrare il Presidente del Consiglio a casa sua (del Presidente del Consiglio...) piuttosto che in una qualsiasi sede istituzionale... E' proprio vero che molti dirigenti iniziano col predicare la rottamazione e poi finiscono per essere anti-democratici. Capiremo perchè Renzi e i "giovani trentenni del PD" non sono favorevoli al cambiamento della legge elettorale vergogna/porcata sviluppata dal leader della Lega Nord, Roberto Calderoli.

L'INTERVISTA

Renzi: "Incontrare Berlusconi?
"Vado oltre le ideologie e lo rifarei"

Il sindaco di Firenze racconta il faccia a faccia con il Cavaliere ad Arcore. E risponde alle critiche di chi lo accusa di aver dimenticato "l'etica". ""Per il bene di Firenze vado dove mi chiamano". Il Cavaliere? "L'ho trovato tutt'altro che rassegnato"

di MATTEO TONELLI (da www.repubblica.it) ROMA - Il più "berlusconiano" dei democratici incontra il Cavaliere in persona 1. Per di più nella sua villa di Arcore. Succulenta notizia quella del faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e il sindaco di Firenze Matteo Renzi, l'uomo della rottamazione dei dirigenti democratici. Un incontro avvenuto ieri nella villa del Cavaliere. "Doveva rimanere riservato, poi la notizia è filtrata. Comunque sono pronto a rifarlo" dice Renzi che, conscio delle reazioni che la vicenda poteva suscitare, stamattina ha scritto una lunga nota sul suo profilo di Facebook. Un messaggio in cui spiega cosa l'ha spinto fino ad Arcore e rintuzza le critiche di chi gli rimprovera la scelta. Ma, soprattutto, respinge il paragone tra lui e Berlusconi.

"Ci dividono il conto in banca, la concezione di famiglia, il calcio, i vestiti, la linea, i capelli e molte altre cose" ironizza il primo cittadino. Che glissa su quella frase che avrebbe pronunciato il Cavaliere: "Renzi, lei mi assomiglia". Credibile, certo, se si pensa all'affondo del Cavaliere contro i "vecchi maneggioni della politica". Troppo però anche per un democratico "eretico" come il primo cittadino di Firenze. "Non abbiamo parlato di questo, ma solo di Firenze. E comunque non riesco a immaginare un politico più distante da me". Una cosa, però, filtra. E cioè che quello che si è trovato davanti Renzi non sembra essere un premier pronto alla resa ma quasi galvanizzato dall'imminente campagna elettorale. "D'altronde non sa governare - sintetizza il sindaco - ma sotto elezioni è una vera forza della natura".

Sindaco Renzi, come sono andate le cose?
"Qualche tempo fa ci eravamo sentiti per la storia dei rifiuti e io gli ho ricordato che aveva un impegno con Firenze. Sinceramente, vista la situazione politica, non credevo che si facesse vivo. Invece mi ha chiamato. Ad Arcore gli ho chiesto di mantenere gli impegni per Firenze che il Pdl aveva preso in campagna elettorale, a partire dalla legge speciale. Se il governo vuole mantenere gli impegni, l'occasione più logica è il decreto mille proroghe che va in votazione a stretto giro: non sarà una legge speciale e non sti chiedendo di levare soldi ad altri Comuni, ma potrebbe esserci un gesto di attenzione per Firenze".

C'è chi la critica perché l'incontro è avvenuto a casa del premier e non in una sede istituzionale. Sul suo profilo di Facebook qualcuno le tira le orecchie. Come risponde?

"Per il bene di Firenze vado dove mi chiamano. Sicuramente come sindaco io incontro a Palazzo Vecchio e non a casa mia. Ma, in questo caso, ho messo da parte i formalismi e sono andato oltre l'ideologia".

Con quale esito?
"Lo scopriremo solo vivendo"

sabato 4 dicembre 2010

Report: domenica 5 dicembre ore 21.30 Rai Tre

Gentili telespettatori,
Vi comunichiamo che Report andrà in onda domenica 5 dicembre alle 21.30 su RAI TRE.

La puntata si intitola LA CROCE IN ROSSOdi Sabrina Giannini.

Segue Sinossi:
Una Croce Rossa in rosso, non è un gioco di parole, ma lo stato del bilancio di un ente pubblico che è sotto di cinquanta milioni. Un ente pubblico che da sempre viene soccorso dai contribuenti che riversano nelle sue casse tanti soldi, fino a 160 milioni di euro annui senza mai sapere come questi soldi vengono spesi. La pubblicazione dell’ultimo bilancio visionato dalla corte dei conti risale infatti al 2004.
Sono 150.000 i volontari che dedicano gran parte del proprio tempo libero alla raccolta di fondi per la croce rossa e 5.000 i dipendenti che lavorano tra sprechi e clientele.
E’ una delle contraddizioni della Croce Rossa italiana, il cui Commissario viene nominato dal Governo, in violazione dei principi di indipendenza e neutralità che regolano gli enti omologhi negli altri paesi occidentali.
L’inchiesta di Report, firmata da Sabrina Giannini, svela con testimonianze e documenti inediti come viene gestito l’immenso patrimonio immobiliare in possesso della Croce Rossa e denuncia anche i numerosi casi di assenteismo.

Andrà inoltre in onda:

“FUORI RUOLO”
Di Bernardo Iovene

Fino a 10 anni fa, prestare servizio da fuori ruolo come capo gabinetto di un ministro o in un ufficio legislativo di un ministero comportava un’indennità aggiuntiva allo stipendio, irrisoria, con la riforma Bassanini gli stipendi dei dirigenti dello stato sono balzati a prezzi di mercato e i dipendenti pubblici o magistrati prestati a questi incarichi si sono ritrovati con indennità che spesso superano lo stipendio, conservando il trattamento economico fondamentale.

Per la rubrica “C’E’ CHI DICE NO”
FRANCESCA CORSO

Di Edoardo Di Lorenzo

Francesca Corso è l’ex-assessore ai diritti e alle tutele della provincia di Milano. Ora che è pensionata ha realizzato un progetto rivoluzionario: ha fondato un istituto di detenzione veramente particolare ed unico in Italia…

Vi ricordiamo che lunedì 6 dicembre dalle 16.00 alle 17.00 Sabrina Giannini sarà in video chat per rispondere a tutte le curiosità su "LA CROCE IN ROSSO"

Il video e la trascrizione integrale del testo della nuova inchiesta saranno on line sul nostro sito www.report.rai.it dieci minuti dopo il termine della messa in onda.

Buona Visione! La Redazione.

domenica 28 novembre 2010

Report Domenica 28 novembre ore 21.30 Rai Tre


Gentili telespettatori,

Vicomunichiamo che Report andrà in onda domenica 28 novembre alle 21.30 su RAITRE. La puntata si intitola "GIRANO LE PALE" di Alberto Nerazzini.

Segue Sinossi:

Nel 2020 l'Italia dovrà avere il 17% dei propri consumielettrici da fonte rinnovabile e questo perché dobbiamo abbassare le emissioniche alterano il clima. Lo prevede il Protocollo di Kyoto ma soprattutto gliaccordi vincolanti decisi dai Paesi europei. Per questo l'Italia da anni stafinanziando lo sviluppo dell'energia pulita e non abbiamo badato a spese. Inostri sono gli incentivi più alti del mondo: nel 2010 raggiungono quota 3miliardi e 200 milioni. E possiamoconsiderarci un «laboratorio», visto che le possibili forme di incentivazionele abbiamo sperimentate tutte, dal feed-in premium del fotovoltaico alCertificato Verde dell'eolico. E a corsa continua grazie anche al fatto che nonabbiamo ancora un piano energetico nazionale. Terna, la società semipubblica responsabile dellatrasmissione di energia sulla rete, ha ricevuto un numero impressionante dirichieste di allacciamento per nuovi impianti rinnovabili: ci sono 120 mila Mwpronti ad essere autorizzati quando in Italia il picco di potenza richiesta èmeno della metà. Insomma anche se siamo partiti in ritardo rispetto aglialtri Paesi abbiamo bruciato le tappe:nel fotovoltaico l'Italia è al secondo posto nel mondo, dopo la Germania, perpotenza installata. E nell'eolico pur avendo un territorio limitato e ricopertodai vincoli, siamo diventati i sesti produttori al mondo. Ci guadagnano le multinazionali ma anche le piccolesocietà di sviluppatori. Siamo stati in Calabria, la Regione che più di ognialtra negli ultimi anni ha aumentato la sua potenza eolica. E ci siamo chiesti se è veramente questa l'industria del ventoche dovevamo sviluppare visto che stiamo investendo risorse miliardarie e che le stiamo pagando con la nostra bolletta,che è la più cara del continente.

Andrà inoltre in onda:

"L'INTESA"- AGGIORNAMENTO DEL 12 OTTOBRE 2008

Di Giovanna Boursier

Report torna a occuparsi di Cai, la nuova Alitalia. Dopo 2anni di volo non sembra ancora una società in espansione: i contisono in rosso anche se nel 2011 i manager prevedono il pareggio. Trai soci c'è Carlo Toto che ha conferito l'Airone, con la rotta Roma Milanoe 30 aerei, mentre gli altri 70 che aveva ordinato all'Airbus se li è tenuti eli noleggia a Cai, guadagnandoci. Poi c'è ancora da fare i conti con i 3mld di debiti della vecchia Alitalia scaricati sulle spalle dello Stato.A recuperare qualche euro dovrebbe pensarci il commissario Fantozzima quanto ha incassato fino a oggi e a chi sta vendendo quello che èrimasto nella bad company? Poi ci sono gli azionisti eobbligazionisti che riavranno circa il 70% dei soldi investiti graziealla conversione dei vecchi titoli Alitalia in titoli diStato. Ma anche per quest'operazione, che graverà sulle spalle deicontribuenti, non tutto fila per il verso giusto e c'è chi ricorrein tribunale. Tutto questo mentre la Procura di Roma indaga sulleresponsabilità dei manager nel dissesto Alitalia e ha depositato le primerichieste di rinvio a giudizio sulla presunte irregolarità cheavrebbero accompagnato le trattative della vendita della nostravecchia compagnia di bandiera. Negli atti dei magistrati che ipotizzano ilreato di aggiotaggio, spuntano i nomi della cordata SingaporeAirlines e di quella dell' ex presidente della corte costituzionale e dellaRai, Antonio Baldassarre

Per la rubrica "C'E' CHI DICE NO"

ROSARIA CAPACCHIONE

Di Giuliano Marrucci

Con Gomorra di Roberto Saviano il clan dei Casalesi e lacamorra dell'Agro Aversano sono diventati fenomeni mediatici di massimorilievo. Ma Saviano non è l'unico che ha deciso di raccontare questa realtà edi pagarne le conseguenze. Nella redazione casertana del Il Mattino, dal lontano 1985,c'è una giornalista che la storia dei Casalesi la segue giorno dopo giorno e oggi è costrettaa vivere sotto scorta, Rosaria Capacchione...

Vi ricordiamo che lunedì 29 novembre dalle 16.00 alle 17.00 Alberto Nerazzini sarà in videochat per rispondere a tutte le curiosità su "GIRANO LE PALE" .

Il video e la trascrizione integrale del testo della nuovainchiesta saranno on line sul nostro sito www.report.rai.itdieci minuti dopo il termine della messa in onda.

Buona Visione! La Redazione.

domenica 21 novembre 2010

Report Domenica 21 novembre ore 21.30 Rai Tre


Gentili telespettatori,

Vi comunichiamo che Report andrà in onda domenica 21 novembre alle 21.30 su RAI TRE.

La puntata si intitola "LA FAMIGLIA FINMECCANICA" di Paolo Mondani.

Segue Sinossi:

Finmeccanica è il colosso della difesa italiano da 18 miliardi di fatturato e 77 mila dipendenti. Finmeccanica vuol dire armi e spazio, aerei, elicotteri, radar, turbine e treni. E' un pezzo decisivo del sistema Italia. L'8 luglio scorso, Lorenzo Cola è stato arrestato dalla Procura di Roma con l'accusa di riciclaggio. Era il consulente economico di Pierfrancesco Guarguaglini (presidente e ad di Finmeccanica) e di sua moglie Marina Grossi, (amministratore delegato di Selex). Lorenzo Cola è l'uomo del mistero. In Finmeccanica curava gli affari americani del gruppo, collegato alla Cia e ai nostri servizi militari. Del suo passato si sa pochissimo, dei suoi rapporti con aziende e uomini del settore militare ancora meno.Secondo la magistratura, Cola entra in contatto con Gennaro Mokbel, uomo d'affari romano già coinvolto nell'inchiesta su Telecom Italia Sparkle-Fastweb. Mokbel è l'uomo che fa candidare Nicola Di Girolamo nelle liste pdl alle ultime elezioni politiche. Arrestato lo scorso marzo, Di Girolamo, dopo qualche mese di carcere ha patteggiato la pena e confessato tutti i particolari della frode che la coppia Mokbel-Cola avevano messo in atto per acquisire un'importante azienda del gruppo Finmeccanica.

Andrà inoltre in onda:

"IL CAVALIERE DEL LAVORO" - AGGIORNAMENTO DEL 29/11/2009

Di Sigfrido Ranucci

Report torna ad occuparsi del caso Parmalat e del ritrovamento della collezione esclusiva dei quadri di Tanzi. All'interno della puntata tutti gli aggiornamenti e le novità più importanti.

Per la rubrica "C'E' CHI DICE NO"

ZDENEK ZEMAN

Di Giuliano Marrucci

Manlio Cancogni gli ha dedicato un romanzo, il giovane Giuseppe Sansonna un bellissimo documentario, Francesco Totti, Giuseppe Signori, Roberto Rambaudi, Gigi Di Biagio, Ciccio Baiano, Totò Schiallaci e chissà quanti altri gli devono la carriera. Eppure eccolo lì, a ripartire a testa bassa dalla terza categoria....

Vi ricordiamo che lunedì 22 novembre dalle 16.00 alle 17.00 Paolo Mondani sarà in video chat per rispondere a tutte le curiosità su "LA FAMIGLIA FINMECCANICA" .

Il video e la trascrizione integrale del testo della nuova inchiesta saranno on line sul nostro sito www.report.rai.it dieci minuti dopo il termine della messa in onda.

Buona Visione! La Redazione.


giovedì 18 novembre 2010

PD, FLI, UDC: si può fare?

Riportiamo interviste rilasciate dal presidente del Partito Democratico Rosy Bindi e da Granata, deputato di spicco nella compagine di Futuro e Libertà... buon proseguimento

15/11/2010

Bindi: «Accordo in nome della Costituzione, i democratici capiranno»
di Giovanna Casadio - da La Repubblica


«Gli elettori democratici capirebbero. Un'alleanza con Fini e Casini sarebbe in nome della Costituzione per battere la degenerazione politica a cui ci ha condotti Berlusconi». Rosy Bindi, la presidente del Pd, è una "pasionaria". Non è facile per lei prevedere - se si dovesse andare alle urne - un'alleanza elettorale con Gianfranco Fini, leader di una destra che ha le sue radici nel Msi di Almirante.

Cosa succede ora, onorevole Bindi?
«È indiscutibile che ci sia una crisi conclamata. Siamo a una sorta di morte assistita del governo: si approva la legge di stabilità e, quindi, se ne decreta la fine».

Non state vendendo la pelle dell'orso prima di averlo ucciso? Il premier è sicuro dellafiducia al Senato.
«Berlusconi può anche avere ripreso la compravendita dei parlamentari e continuare a fare comizi. Ma una volta dato il via libera alle legge di bilancio, cadrà. Alla Camera non ha la fiducia. Penso che non bisogna sottovalutare la reazione che lui ha annunciato. Anche Prodi avrebbe potuto chiedere il voto solo per il Senato, dove era stato sfiduciato. Quando c'è un sistema di bicameralismo perfetto, però, la fiducia è necessaria in tutte e due le Camere, per chi conosce l'abc della Costituzione. E questo la dice lunga sul fatto che Berlusconi ha veleno anche nella coda. Su tutto ciò tral'altro decide il presidente della Repubblica. Il Cavaliere ha un comportamento profondamente anticostituzionale. Calpesta i principi fondamentali della nostra vita democratica».

Se le vostre aspettative di un governo di transizione, di "ripartenza", restano lettera morta, vi alleereste con Fini?
«Faremo di tutto per rendere possibile un governo di solidarietà nazionale, così come ci opporremo a un tentativo di rincollare la maggioranza, magari con la stampella dell'Udc. Ma se Berlusconi ci porta a votare con questa legge elettorale, minacciando la Costituzione, non possiamo fare l'errore del 1994. Già allora proposi al mio partito, che era il Ppi, e al Pds di non andare separati alle elezioni e infatti vinse Berlusconi. Dovremmo allearci perciò con Fini e Casini, che tentano di costituire il terzo polo, nel nome della Costituzione e della democrazia. Non solo in funzione antiberlusconiana, ma per salvare la democrazia parlamentare. Certo va verificata la possibilità di condividere alcune scelte economiche e sociali, da assumere subito dopo il voto. La crisi internazionale non aspetta la politica italiana».

Non teme che i vostri elettori non digeriscano una scelta così?
«Sono scelte difficile da spiegare. Sappiamo anche che gli elettorati non sempre si sommano. In questo momento tuttavia si stanno confondendo: poiché Fini è ritenuto essenziale per la spallata a Berlusconi, nei sondaggi il leader di Fli sta raccogliendo consensi anche nel centrosinistra. Ritengo però che gli elettori capiranno, se l'alleanza sarà del tutto transitoria, e nel nome della Costituzione».

Di Pietro non ci sta e anche il Pd è diviso.
«Se la prendano loro la responsabilità, in una situazione di emergenza democratica, dí consegnare il paese al caos».

Non c'è più differenza tra sinistra e destra?
«Sì che c'è. Comincia a profilarsi una sana differenza, dentro una condivisione di alcuni principi fondamentali come il rispetto delle regole costituzionali, lalegalità, il no al conflitto d'interessi».



mercoledì 17 novembre 2010

Report incontro Comitato Promotore Referendum Acqua Pubblica – PD

Roma, 11 Novembre 2010

All'incontro erano presenti: Stella Bianchi e Giovanni Lattanzi per il Partito Democratico; Enzo Vitalesta, Corrado Oddi, Paolo Carsetti e Simona Savini per il Comitato Promotore dei referendum per l'acqua pubblica.

Stella Bianchi ha spiegato come l'incontro da loro richiesto nasca dall'impegno preso dal partito democratico di mantenere un dialogo aperto con il comitato promotore per i tre referendum; ha inoltre brevemente illustrato la legge presentata dal PD sull'acqua pubblica, sottolineando come questa sia tesa ad attribuire un forte ruolo alle Autorità d'ambito e all'autorità di controllo che risulterebbe potenziata, pur nel mantenimento di una gestione industriale secondo le 3 forme classiche (S.p.A. a totale capitale pubblico, S.p.A. mista o S.p.A. privata), tra le quali il PD preferisce la forma a totale capitale pubblico, il tutto in un'ottica di tutela della risorsa idrica e della qualità del servizio. Stella Bianchi ha poi affermato che, pur con le differenze di opinione già esplicitate nel corso del precedente incontro, il PD è a fianco della battaglia referendaria e contro la privatizzazione imposta dalla legge Ronchi.

Da parte del Comitato Promotore è stata prima di tutto sottolineata la mancanza di una prosecuzione del confronto da parte del PD, che ha dato corso alla presentazione di una legge sull'acqua pur essendosi impegnato a dare una risposta al Forum dei Movimenti per l'Acqua in merito ad un proprio contributo al riavvio del percorso della legge di iniziativa popolare attualmente giacente in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati.

Sul merito della proposta di legge del PD è stato sottolineato come risulti negativa e contraddittoria agli occhi di chi è schierato apertamente per l'acqua pubblica. La proposta prevede infatti un fondo nazionale per gli investimenti e, contemporaneamente, la gestione unicamente affidata a S.p.A. alle quali verrebbe comunque garantita la “remunerazione dell'attività industriale”. Tale contraddittorietà, peraltro, costituirebbe una condizione di sanzionabilità da parte della Comunità Europea, in quanto i finanziamenti pubblici ad S.p.A. si configurano come “aiuti di stato” e quindi incompatibili con il trattato Comunitario.

Nei primi articoli della stessa legge si afferma inoltre che l'acqua è un bene comune, pur riconoscendolo come di rilevanza economica. Da parte nostra è stato ribadito come non esista una via intermedia tra questi due concetti che rimangono per noi contrapposti.

In merito alle prossime iniziative da mettere in campo è stata esposta la campagna per la richiesta di moratoria sul Decreto Ronchi e sull'abolizione degli Aato, sospendendone gli effetti fino alla consultazione referendaria, e per il diritto al voto entro il 2011. Su tali aspetti è stato chiesto un impegno da parte del PD, sia in Parlamento che presso gli Enti Locali, ai quali si chiede di contrastare i processi di privatizzazione in corso.

Da parte del PD è stato espresso pieno appoggio alla richiesta di moratoria, ipotizzando che un simile provvedimento possa essere inserito nel “milleproroghe”.

E' stato dato pieno appoggio anche alla richiesta di diritto al voto entro il 2011, sottolineando come sia prima di tutto importante la partecipazione democratica che un'iniziativa referendaria rappresenta e, in tal senso, è stato espresso parere favorevole anche all'eventuale richiesta di un accorpamento tra amministrative e referendum.

Rispetto alla risposta su un impegno da parte del PD per il riavvio del percorso della nostra legge di iniziativa popolare è stato assicurato che, al momento in cui la legge presentata dal PD, ancora in via di definizione, verrà depositata e calendarizzata, sarà richiesta da parte del PD anche la calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare presentata dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua nel 2007.

La riunione si è quindi conclusa con delle chiare assunzioni di impegno da parte del Partito Democratico.

Segreteria Comitato Promotore Referendum Acqua Pubblica

Paolo Carsetti

Segreteria Comitato Promotore Referendum Acqua Pubblica
Via di S. Ambrogio n.4 - 00186 Roma
Tel. 06 6832638; Fax.06 68136225 Lun.-Ven. 10:00-19:00; Cell. 333 6876990
e-mail: segreteria@acquabenecomune.org
Sito web: www.acquabenecomune.org

sabato 6 novembre 2010

Il PD? Sarà il primo partito italiano!





Domenica 7 novembre
Un aggiornamento: ecco perchè il PDL avrà una riduzione d'elettorato:

mercoledì 3 novembre 2010

Vicentini, rimbocchiamoci le maniche...

da www.nodalmolin.it

Il Presidio organizzerà iniziative di solidarietà attiva con i cittadini coinvolti nell’alluvione. Al più presto pubblicheremo aggiornamenti su questo sito.
Leggi anche Le cause vanno cercate nell’oltraggio al territorio

L’alluvione che in queste ore sta colpendo Vicenza è prima di tutto il frutto amaro di una gestione del territorio scellerata e devastante: il dissesto idrogeologico è il risultato della cementificazione selvaggia e della mancata pulizia degli argini e dei fossati che ci hanno fatto trovare con l’acqua alla gola.

E’ evidente che, passata l’emergenza, si dovrà fare piena luce sui fattori che hanno provocato questa situazione. Ed è altrettanto chiaro che i cittadini devono sapere se la palificazione all’interno del Dal Molin e il cantiere statunitense hanno rappresentato uno dei fattori che ha contribuito a determinare o peggiorare questa situazione. E se il rialzamento degli argini sul lato del cantiere ha contribuito all’inondazione della Lobia e dei quartieri circostanti.

A tal proposito, i dati raccolti dal tavolo tecnico sulla falda acquifera – promosso, tra gli altri, da Comune e Provincia – devono essere resi pubblici al più presto. Proprio la scorsa settimana, infatti, avevamo posto precise domande al commissario Costa che, tanto per cambiare, si è ben guardato dal rispondere.

Il Presidio Permanente NoDalMolin (anch’esso alluvionato) sta valutando in queste ore le iniziative di solidarietà attiva verso i cittadini colpiti dall’alluvione che saranno segnalate al più presto nel sito www.nodalmolin.it. Oggi, infatti, è il tempo della solidarietà.

lunedì 1 novembre 2010

Tracima il Bacchiglione... e anche il Chiampo non scherza!


Il Gazzettino

Tracima il Bacchiglione: Vicenza allagata

Persone intrappolate dall'acqua nelle auto/ Foto

Centinaia di chiamate ai vigili del fuoco. Sott'acqua un terzo
del centro cittadino. Decine le famiglie evacuate. Pesanti disagi
Appello del sindaco Variati: «Non uscite in macchina»

Il centro storico di Vicenza sott'acqua (PhotoJournalist)

Pordenone. Esonda il torrente Varma: isolata l'alta Valcellina, raffica di proteste
A Venezia l'acqua alta arriva a 102 cm
Frana su una casa a Massa Carrara: muoiono mamma e figlio di due anni
Trentino, apprensione in Valsugana: si teme l'esondazione del Brenta


Scuole chiuse domani in tutta la provincia di Vicenza

a causa degli allagamenti dovuti al maltempo. Lo hanno deciso il Comune e la Provincia di Vicenza, sentita la Prefettura. La chiusura riguarderà tutti gli istituti scolastici, dagli asili nido fino alle scuole superiori. Una decisione indispensabile per ridurre il traffico nelle numerose zone di crisi e consentire gli interventi di sgombero e pulizia delle strade e degli edifici allagati. Nel frattempo è previsto per le prime ore del pomeriggio l'arrivo presso la sede della Questura di mezzi anfibi da altre città venete: saranno dislocati nei luoghi più critici, in particolare nella zona Barche e Ponte degli Angeli.

sabato 30 ottobre 2010

Report Domenica 31 ottobre ore 21.30 Rai 3


Gentili telespettatori,
Vi comunichiamo che Report andra' in onda domenica 31 ottobre alle 21.30 su RAI TRE.
La puntata si intitola ''IL MARE NERO'' di Sigfrido Ranucci.

Segue Sinossi:
Il petrolio e' ancora oggi una fonte di energia insostituibile, secondo alcune stime basate sulle conoscenze attuali, dovremo farci i conti almeno per altri 100 anni. Ma la ricerca, la trivellazione, l'estrazione e il trasporto pongono continuamente a rischio l'ambiente in cui viviamo soprattutto se il danno provocato da uno sversamento di petrolio avviene in acqua. Siamo andati in Lousiana appena dopo la chiusura del pozzo per vedere come funzionano le bonifiche e i risarcimenti. Dopo l'esplosione della piattaforma della BP nel Golfo del Messico sono fuoriusciti circa 5 milioni di barili, solo il 60% e' stato recuperato o bruciato. Il resto dove e' finito? Report provera' a dare risposte a questo interrogativo. Siamo andati anche a vedere come funziona la piattaforma di estrazione piu' grande d'Italia, quali controlli vengono fatti sulle societa' che cercano petrolio nelle nostre acque e soprattutto come ci comporteremmo se dovesse avvenire una tragedia come quella della Louisiana.

Andra' inoltre in onda:

''BIOMASSE DI MASSA''
di Emilio Casalini
Le centrali a biomassa sono sempre cosi' utili all'ambiente e all'economia come sembrerebbe?
dal Nord al Sud, dalle piccole centrali per teleriscaldamento ai giganteschi impianti per la produzione di energia elettrica per conoscere meglio luci e ombre di questa fonte.... ''rinnovabile''.


Per la rubrica ''C'E' CHI DICE NO''
IL SINDACO: VINCENZO CENNAME
di Giuliano Marrucci

Vincenzo Cenname e' un giovane ingegnere ambientale. Quando nel 2007 annuncia di volersi candidare a sindaco del piccolo comune di Camigliano non tutti la prendono bene e viene aggredito?


Vi ricordiamo che Martedi' 2 novembre dalle 16.00 alle 17.00 Sigfrido Ranucci sara' in video chat per rispondere a tutte le curiosita' su ''IL MARE NERO'' .

Il video e la trascrizione integrale del testo della nuova inchiesta saranno on line sul nostro sito www.report.rai.it dieci minuti dopo il termine della messa in onda.

Buona Visione! La Redazione.

venerdì 22 ottobre 2010

La proposta di legge del Pd sull'acqua mantiene le privatizzazioni.

Per trasparenza pubblichiamo ciò che il movimento http://www.acquabenecomune.org/ pensa della proposta di legge del PD in fatto di privatizzazione dell'acqua.

venerdì 22 ottobre 2010 alle ore 12.10

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua aveva incontrato una delegazione del Partito Democratico lo scorso 25 giugno. Il Pd in quell'occasione aveva presentato per sommi capi la proposta di legge in lavorazione sull'acqua pubblica, e aveva convenuto con il Forum di continuare il confronto sulla stessa. Ieri siamo venuti a sapere che la proposta di legge era già pronta, con tanto di presentazione in conferenza stampa del Segretario Pierluigi Bersani.

Se vogliamo dare un giudizio generale sulla proposta di legge, notiamo che nella sostanza riporterebbe la situazione sulla gestione dei servizi idrici a prima del Decreto Ronchi, senza intaccare le vie che hanno portato alla privatizzazione dei servizi idrici negli ultimi anni. Nella proposta abbiamo letto un timido passo in avanti quando si legge che gli investimenti devono tornare in capo al pubblico: logica vorrebbe che sparisse la “remunerazione del capitale investito” riconosciuta ai gestori, come noi chiediamo con il terzo referendum. Vediamo invece che viene introdotto il concetto di “remunerazione dell'attività industriale”, definizione che non esiste nella teoria economica e che gradiremmo che il Pd spiegasse meglio.

Il Pd ci ha abituato alle contraddizioni interne e anche nel testo ne troviamo diverse. In particolare prima si dice che “l'acqua è un bene comune dell'umanità” per poi scrivere, 7 righe più giù che “l'acqua è un bene di rilevanza economica”.

In ultimo sia il Segretario Bersani che il Capogruppo alla Camera Franceschini hanno sottolineato come “anche i promotori dei referendum sapevano di fare una battaglia soprattutto culturale”. Non ci serve che i vertici del Pd ci facciano da portavoce e diciamo che non è così. Noi i tre referendum vogliamo vincerli, vogliamo che la gestione del servizio idrico torni pubblica e partecipata dai cittadini e dai lavoratori, nel rispetto di 1 milione e 400mila elettori che hanno sottoscritto i quesiti. Se la dirigenza del Pd va a cercare in qualche cassetto della Commissione Ambiente troverà la Proposta di Legge di Iniziativa Popolare avanzata dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e presentata a suo tempo grazie ad un percorso di partecipazione e alle 400mila firme raccolte nel 2007. Nell'incontro del 25 giugno il Forum chiese al Pd di adoperarsi affinché quella legge fosse portata all'ordine del giorno nel dibattito parlamentare, ad oggi niente si è mosso. Se i dirigenti del Pd leggessero quel testo potrebbero trovarci diversi spunti interessanti.


mercoledì 20 ottobre 2010

Più risparmio, più servizi!

Con riferimento all'annuncio del Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi di inviare ad ogni famiglia italiana il libro "Due anni di governo", mi preme comunicarVi che

desidero assolutamente NON riceverlo,

essendo un mio diritto in base alla legge per la tutela della privacy n. 675/1996 ed il relativo D.P.R. n. 501/1998, nella fattispecie articolo 13 comma e), e che la spesa relativa che si risparmierà , venga messa a disposizione de
  • Ministero della Pubblica Istruzione
  • Ministero della Sanità.
Ringraziando per l'attenzione porgo distinti saluti.


da incollare sulla pagina


http://www.governo.it/scrivia/scrivi_a_trasparenza.asp

e inviare

mercoledì 13 ottobre 2010

Europa batte Italia 3 - 0



Mentre nel parlamento italiano si discute se armare i nostri caccia bombardieri di missili, bastano meno di 1000 ultrà serbi per mettere a soqquadro una città e sospendere una partita.

Caro ministro Maroni, qual'è l'Italia che vuole mostrare all'Europa?
Caro ministro Frattini, quale credibilità ha in Europa il nostro paese?

Cara UEFA, forse la vostra intera dirigenza si nasconde dietro la paura di un portiere ( di ricevere qualche razzo sulla testa) o ad un giudizioso arbitro inglese?

Quanto lavoro per un buon gruppo di giornalisti ed un serio partito solo momentaneamente all' opposizione.


foto da Repubblica.it

giovedì 30 settembre 2010

Fiducia sì, fiducia no...

La fiducia patacca di Fini

di Alessandro Sallusti (Il Giornale)

La fiducia c’è ma si an­drà a votare perché la maggioranza nu­merica non corri­sponde a quella politica. Il «sì» al discorso di Berlusco­ni votato dal gruppo dei fi­niani è infatti una patacca, uno stratagemma per prendere ancora un po’ di tempo prima di pugnalare alle spalle la maggioran­za. Poco tempo, quello ne­cessario per trasformare il gruppo parlamentare in un partito. Il primo passo è già stato fissato per mar­tedì prossimo. Questa è la sintesi di quanto è accadu­to ieri alla Camera dove il governo ha superato l’ostacolo solo grazie ai vo­ti dei finiani ( e del governa­tore siciliano Lombardo). Ovvio che da oggi Pdl e Le­ga da soli non hanno i nu­meri per garantire che la le­gislatura vada avanti se­condo i patti stabiliti con gli elettori.

Berlusconi ha fatto un ul­timo tentativo, violentan­do la propria indole batta­gliera, forse un’ultima con­cessione al gruppo delle colombe che lo circonda. Ha parlato con tono paca­to di senso di responsabili­tà, ha spiegato la necessità di andare avanti, ha elen­cato le non poche cose fat­te, ha prospettato quelle da fare. Su quest’ultime è stato intransigente. Su quanto promesso agli ita­liani, ha detto, non si trat­ta, quindi «sì» senza condi­zi­oni alla riforma della giu­stizia (compresa la difesa della politica dagli attac­chi della magistratura) e «sì» al federalismo subito. Cose inaccettabili per Fi­ni, che nel rallentare ed an­nacquare entrambe le ri­forme vede un doppio gri­maldello: far cadere per via extraparlamentare Ber­lusconi e far saltare il patto di ferro tra questi e Bossi. La manovra a tenaglia era e resta il piano inconfessa­bile del presidente della Camera, che in questo ha buoni alleati: magistrati e opposizione.

Che Fini non possa più essere il presidente della Camera, da ieri è evidente a tutti. L’aver permesso a Di Pietro, contro ogni buon senso e regolamen­to, di insultare il premier, il suo malcelato compiaci­m­ento per quell’aggressio­ne fatta di ingiurie, sono solo il sintomo più eviden­te che non è più un arbitro imparziale. Non solo. An­nunciare la nascita del nuovo partito senza con­temporaneamente rimet­tere il mandato è l’ennesi­ma furberia che stride con la richiesta di etica e lealtà politica sbandierata dal Fli. Certo, se la legislatura dovesse proseguire, Fini, come abbiamo scritto ieri, difficilmente potrebbe re­stare al suo posto. Ma con l’avvicinarsi delle elezioni il calcolo cambia. E diven­ta: resto, così mi faccio pa­g­are la campagna elettora­le dalla Camera invece che dal partito, e sfrutto la carica istituzionale per una visibilità che altrimen­ti non avrei.

Un partito di imbroglio­ni, insomma, che dice di voler rimanere nella mag­gioranza ma non ha speso una parola contro Di Pie­tro, che vota una fiducia nella quale non crede, che per quindici anni ha condi­viso con entusiasmo ed enormi vantaggi scelte e strategie di Berlusconi e che ora scarica tutti i pro­blemi su di lui, come se fos­se stato da sempre all’op­posizione o sulla Luna.

Maroni ha tirato le som­me della giornata: si va a votare tra marzo e aprile. Credo che abbia ragione e che sia meglio così. Gli elettori capiranno chi ha tradito e perché.

Un sì avvelenato

di Franco Massimo (Il Corriere della Sera)

Aveva chiesto «un sì o un no» ed ha ottenuto una risposta formalmente, solo formalmente, positiva. In realtà, il governo ha ricevuto un viatico gonfio di insidie. Silvio Berlusconi non ha più una maggioranza autonoma. Dipende dall'appoggio degli odiati finiani e dalla pattuglia di Raffaele Lombardo, che risponde a logiche siciliane, slegate da quelle del Pdl. E Umberto Bossi già addita le elezioni anticipate come «la strada maestra». La cautela meritoria usata da Berlusconi nel suo discorso dimostra che il presidente del Consiglio non solo non le vuole ma le teme. I 342 «sì» a favore del governo, però, avvicinano pericolosamente la fine della legislatura.

Viene sancita la sconfitta della linea muscolare perseguita negli ultimi mesi da Palazzo Chigi; e la rivincita, almeno in Parlamento, dei «ribelli» di Gianfranco Fini. L'ombra pesante del contrasto col presidente della Camera era stata rimossa da Berlusconi, con un fugace accenno al «passo indietro» provocato dalla creazione della corrente Futuro e Libertà. Ma l'annuncio in tempo reale della nascita del partito di Fini, e soprattutto il responso del voto di fiducia, l'hanno riallungata su tutta la coalizione. L'atteggiamento della Lega chiude il cerchio. Conferma il profilo del Carroccio come vero azionista di riferimento della maggioranza; ed avanguardia del «partito delle elezioni».

È il paradosso di un Fini che pensando di contrastare l'«asse del Nord» ha rafforzato i lumbard. Era prevedibile. Le cose sono andate così avanti, che l'istinto autolesionistico del Pdl rischia di sovrastare la lucidità politica e gli interessi del Paese. I rancori viscerali fra il premier e il presidente della Camera, e le pressioni per far dimettere il cofondatore del Pdl dal vertice di Montecitorio sono stati tappe di una guerriglia sfibrante. E in Parlamento la stanchezza e le tensioni represse a fatica erano palpabili.

Non è da escludersi che presto Fini si dimetta davvero: ma anche in quel caso sarà non tanto per motivi istituzionali, quanto per guidare meglio lo scontro contro il suo ex partito. Si tratta di uno sfondo di macerie, per il centrodestra. E non può bastare come consolazione un'opposizione percorsa da un malessere parallelo. A colpire, ed anche a sorprendere sono il tentativo apprezzabile di prendere coscienza dei pericoli di una situazione esasperata; e il difetto di autocritica per il brutto spettacolo offerto ultimamente. Ora la maggioranza vuole accreditare il momento della maturità e della consapevolezza; e la volontà di fermare una spirale capace di portare governo e legislatura sull'orlo del precipizio, senza offrire altro se non il vuoto. Aggrapparsi a questa eventualità è quasi obbligatorio: per il momento non esistono alternative alla coalizione berlusconiana. Ma senza rendersene conto, proprio il centrodestra negli ultimi tempi l'ha picconata: al punto che il premier ha ammesso una «lesione» fra gli alleati. Si capirà presto se esistono volontà e forza per curarla; oppure se sono scattate dinamiche tese ad aggravarla ed a renderla irreversibile.

La fiducia avvelenata

di Ezio Mauro (La Repubblica)

DOPO due mesi di esibizione muscolare virtuale, cacciando i finiani, invocando le elezioni immediate, annunciando l'autosufficienza della maggioranza, alla resa dei conti Silvio Berlusconi ieri ha dovuto prendere atto che non ha i voti senza Fini, che la compravendita dei deputati non è bastata, che le elezioni lo spaventano. Ha chiesto i voti ai suoi nemici mortali, ha evitato ogni polemica, ha dribblato tutte le asperità, volando basso. Pur di galleggiare, tirando a campare come un doroteo, fingendo davanti a se stesso e al Paese che dopo la spaccatura del Pdl tutto sia come prima. E invece tutto è cambiato, tanto che il Premier rimane in sella ma in un paesaggio politico completamente diverso: con Fini che vara il suo nuovo partito e si allea con Lombardo, moltiplicando fino a quattro i gruppi di maggioranza, che volevano essere due - Pdl e Lega -, senza bisogno di spartire con altri. Così, potremmo dire che ieri è nato il Berlusconi-bis, perché a numeri intatti la forza elettorale si è trasformata due anni dopo in debolezza patente della leadership.

Il Presidente del Consiglio non è stato capace di accettare la sfida politica che lo tormenta, e invece di saltare l'asticella alzata davanti al suo cammino dai finiani ha preferito passarci sotto, scegliendo il basso profilo, la dissimulazione, la finzione.

Soprattutto, non ha voluto o non ha potuto portarsi all'altezza della cornice drammatica di una crisi conclamata e irreversibile nella sostanza politica, anche se rattoppata temporaneamente nei numeri. La frattura radicale della destra, di cui vediamo solo i primi effetti, manca ancora di una lettura ufficiale e di un interprete responsabile. Il Paese ne ha diritto. Si possono ingannare i telespettatori del tg1 e del tg5, com'è abitudine, ma non si può ingannare la politica, che da ieri assedia Berlusconi con una maggioranza posticcia e instabile, costruita com'è su alleati-rivali, impastata di ricatti, dossier, intimidazioni e paure.

È la strategia del dominio, la mitologia della sovranità assoluta che vanno in pezzi con la fiducia avvelenata di ieri. Berlusconi ha bisogno del salvacondotto, e dunque dei voti di un avversario che prova ad uccidere politicamente e mediaticamente ogni giorno, e che da parte sua lavora non più nel lungo termine, ma nel medio, per far saltare tutto l'equilibrio berlusconiano del comando, costruito per sedici anni. L'esito di questo conflitto sarà politicamente mortale. Con la fiducia, Fini salda un patto con gli elettori (non più col Premier e con il Pdl), e guadagna tempo per costruire il partito che ha annunciato ieri. Berlusconi può fingere di guardare ai numeri e non alla rottura irrimediabile del suo partito, alla crisi plateale dell'ipotesi di autosufficienza dell'asse tra il Premier e Bossi. Dove lo portano dunque quei numeri? Verso quale approdo politico? Per quale progetto? Con quali alleati?

La realtà è che non si è rotta soltanto la macchina politica del '94, ma anche la costruzione ideologica che ha interpretato l'Italia - salvo brevi parentesi - per sedici anni. La svolta è dunque enorme, e noi vediamo oggi solo il primo atto. La propaganda compilativa in cui si è rifugiato ieri il Premier non può nascondere la realtà. Diciamolo chiaramente: a luglio, con la cacciata di Fini, è finito il Pdl. Ieri, con questa fiducia malata, è finito addirittura il quadro politico di centrodestra così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi: con un signore e padrone assoluto retrocesso a capo di un quadripartito ostile e minaccioso, come all'epoca del peggior Caf, nell'agonia della prima repubblica.


Video della replica della presidente dell'Assemblea nazionale del Partito Democratico al discorso del presidente del Consiglio alla Camera.


giovedì 23 settembre 2010

Ma non avevano risolto il problema?



















Mah... è stato un tormentone, uno dei miracoli che il governo Berlusconi era riuscito a fare... forse l'onorevole Bocchino è responsabile mentre Cosentino no... insomma i soliti problemi risolti... all'italiana!

Napoli - Scuole assediate dai rifiuti nel pieno centro di Napoli: enormi cumuli davanti agli ingressi e sotto le finestre degli istituti scolastici. Da via Carducci a piazza Carolina fino ad arrivare a pochi metri da piazza del Plebiscito: sono diverse le strade della città che stamattina si presentano con grossi quantitativi di immondizia. Diversi, la notte scorsa, gli interventi dei vigili del fuoco per rifiuti dati alle fiamme: anche in questo caso, coinvolto il centro della città.

Napoli nel caos rifiuti Camion dei rifiuti incendiati e danneggiati la scorsa notte, nel Napoletano. La spazzatura è stata riversata in strada. A Boscoreale, alcune persone con il volto coperto da caschi hanno incendiato un autocompattatore. Forati i pneumatici di altri cinque mezzi: gli autisti sono stati costretti a lasciare i camion e a consegnare le chiavi. Già ieri, contro la decisione di aprire una seconda discarica nel territorio del comune di Terzigno, erano stati bruciati altri camion. Nel centro di Napoli numerose scuole sono assediate dai rifiuti. Cumuli enormi davanti agli ingressi e sotto le finestre degli istituti scolastici da via Carducci a piazza Carolina fino ad arrivare a pochi metri da piazza del Plebiscito. Diversi, la notte scorsa, gli interventi dei vigili del fuoco per rifiuti dati alle fiamme in centro.

Lo stupore della Protezione civile "Non si capisce per quale ragione oggi ci sia a Napoli la spazzatura nelle strade, c’è qualcosa che non mi torna", interviene il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. "Stiamo assistendo - spiega - a dei tentativi di dire che qualcosa non è stata fatta bene quando ce ne siamo occupati noi". "Abbiamo fatto le discariche e sistemato il ciclo di raccolta della spazzatura - sottolinea Bertolaso - avviato la raccolta differenziata in maniera seria e abbiamo aperto l’impianto di Acerra, il miglior termovalorizzatore in Italia".

A Palazzo San Giacomo, il sindaco Rosa Iervolino Russo ha incontrato il prefetto Andrea De Martino, il generale Mario Morelli, l’assessore all’Igiene Paolo Giacomelli e i rappresentanti dell’Asia "per affrontare le problematiche conseguenti alla mancata raccolta dei rifiuti da parte della ditta EnerAmbiente, che gestisce il servizio per conto dell’Asia in alcuni quartieri della città, emersa in questi ultimi giorni anche in conseguenza dell’improvvisa assenza per malattia da parte di un consistente numero di dipendenti". "La società è stata invitata a fornire spiegazioni ed ad attivarsi immediatamente per trovare le soluzioni del caso - si legge nella nota - Fra le iniziative sollecitate vi è quella dell’immediata segnalazione dei dipendenti assenti agli organi competenti per gli accertamenti del caso".

tratto dal sito de "Il Giornale"
http://www.ilgiornale.it/interni/napoli_caos_cumuli_rifiuti_davanti_scuole_bertolaso_stupito_ce_qualcosa_che_non_torna/cronaca-napoli-rifiuti-bertolaso-protezione_civile/23-09-2010/articolo-id=475332-page=0-comments=1


sabato 18 settembre 2010

Cari governanti e politici, il paese sta perdendo la pazienza!

Qui di seguito riportiamo due video significativi che parlano di scuola!

Bersani, ricordando le parole di Maria Luisa Busi!



Adro, padania.

mercoledì 15 settembre 2010

Bersani o Vendola? Cominciamo a riflettere...

Qui sotto il confronto tra il presidente del PD e Nichi Vendola




Di seguito

Bersani alla Festa Democratica




Care democratiche, cari democratici, cari amici, cari compagni,

questa nostra splendida festa è vissuta nel cuore stesso della città di Torino, città del Risorgimento e del lavoro. Città bellissima e ospitale. Assieme a voi saluto Torino e la ringrazio. Assieme a voi saluto il suo Sindaco, i dirigenti cittadini, provinciali e regionali del Partito. Grazie davvero.
E’ stata una grande e bellissima festa. Chi ha voluto aggredirla non è riuscito a sfregiarla. Nelle nostre feste, a differenza di ormai tutte le altre, si discute anche con chi non la pensa come noi, si discute anche con gli avversari politici, si discute dentro alle tensioni della politica e della società.
Si discute nelle piazze, all’aperto, secondo le normali regole della convivenza e dell’ordine pubblico. Penso che meriteremmo un ringraziamento da tutti quelli che sperano ancora che il nostro Paese possa essere un Paese civile. In ogni caso noi non accetteremo mai, così come ci ha cantato Francesco de Gregori in questa splendida piazza, che la gente rimanga chiusa in casa la sera.
Anch’io, assieme a tutti voi, mi rivolgo ai volontari della festa e li abbraccio tutti e a uno a uno: veri protagonisti di questo straordinario avvenimento. E saluto, attraverso loro, le decine di migliaia di volontari che hanno fatto vivere in Italia oltre 2.000 feste. Il nostro record. Fra di loro tutte le generazioni; quelle più anziane ma anche tanti giovani, sempre di più, e tanti nuovi italiani, sempre di più. Nessuno meglio di loro ci restituisce quello che è nostro. Il volto cioè di un grande Partito popolare che vive la politica nel suo territorio, che mette la politica nella vita comune dei cittadini, che crede ad una politica che guardi la gente da vicino e all’altezza degli occhi. Nessuno pensi di venirci a spiegare il radicamento! Abbassi la cresta chi vuole darci lezioni di territorio o farci la caricatura come fossimo un Partito in pantofole. Abbiamo scarpette e scarponi e se ne accorgeranno. Ma, e qui siamo già fuori dai ringraziamenti e siamo già nella politica, in quell’impegno dei volontari dobbiamo riconoscere qualcosa di più e di più profondo di quello che può stare in un ringraziamento.

Grazie ai volontari. Solidarietà e civismo idee sorelle.Dobbiamo riconoscere ciò che muove milioni di volontari in Italia, non solo nella politica, ma nell’impegno sociale, culturale, ambientale e in ognuno dei mille e mille luoghi del Paese. Dobbiamo riconoscere la generosità, la gratuità di un impulso civico, di un lavoro fatto perbene, fatto per te e per gli altri, per la tua comunità. E’ ben difficile che un volontario così non sia poi nella vita di ogni giorno un buon cittadino, una persona perbene, che si comporta bene. L’idea di fraternità si dà la mano con l’idea di onestà. Sono due idee sorelle. Solidarietà e civismo sono idee sorelle. Se vogliamo ritrovare la strada dobbiamo tutti sapere che non si può stare bene da soli. Dobbiamo saperlo proprio nel momento in cui, è la crisi stessa che ce lo dice, l’unico motore della crescita può essere solo l’equità, possono essere solo redditi e consumi che nascano dal lavoro e non dalle bolle o dal debito, che nascano dalla crescita dei mercati interni e non solo dalle esportazioni, perché se tutti vogliono solo esportare, Cina, Germania e adesso anche Stati Uniti dovremo vendere a Marte i nostri prodotti. Quindi più equità, più crescita comune, più lavoro.

Serve un grande risveglio italiano. Sulla base di questi principi voglio oggi avanzare a voi e al Paese l’idea di un grande risveglio italiano. Di questo vi parlerò, di un risveglio italiano, non tacendo ovviamente della più stretta attualità politica, ma cercando di alzare la testa verso il futuro di un Paese che non potrà tornare a crescere senza un sogno, senza un progetto e senza rimboccarsi le maniche per conquistarli.



Vogliamo essere un grande partito nazionale.
Cari amici e compagni,

partiamo da un fatto. In un Paese come il nostro le migliori espressioni di solidarietà e di civismo hanno sempre la loro radice in un luogo, in un territorio. I mille luoghi italiani. Che Paese magico è il nostro! Ovunque una piazza, una torre, le campane, la fontana. Luoghi diversi tutti, tutti particolari e distinti, eppure tutti così riconoscibili, tutti così italiani. Una Nazione magica, la nostra, capace di esserci prima ancora di esistere. La Nazione più facile da riconoscere per chi ci guarda dal mondo, eppure una Nazione per cui è sempre stato difficile e ancora oggi è difficile farsi davvero comunità nazionale, farsi Stato, organizzare e garantire un progetto e un cammino comuni. Ancora oggi da noi, per la politica, la dimensione nazionale non è una cosa ovvia, come in altri Paesi, ma è una sfida, una sfida attuale e difficile. Qui, a Torino, il Partito Democratico raccoglie questa sfida. Vogliamo essere un grande Partito nazionale, che dice le stesse fondamentali parole a Napoli e a Varese; vogliamo dare sostanza vera ad un orgoglio nazionale, ad una dignità italiana. Questo impegno lo consegno qui, a nome vostro, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Caro Presidente, ti vogliamo bene.

I 150 anni impegno per costruire nuova unità.I 150 anni per noi non sono una commemorazione. Sono l’impegno a costruire le ragioni nuove di una nuova unità del Paese. Alle nostre spalle noi riconosciamo i fondamentali pilastri su cui appoggiare il futuro. Riconosciamo nella nostra storia i passaggi che possono ancora produrre energia per il futuro che vogliamo costruire. Riconosciamo il Risorgimento che ebbe qui a Torino il suo cuore pulsante e la sua direzione politica. Riconosciamo, nei decenni successivi all’unità, il grande movimento di solidarietà, di mutualità, di auto organizzazione, di emancipazione, variamente ispirato dalle culture cattolica, socialista, laica e repubblicana; un movimento che portò il popolo ad un protagonismo nuovo e ad una nuova presa di coscienza e che generò via via le grandi forze politiche popolari. Riconosciamo la battaglia antifascista, la Resistenza, la Liberazione e la nostra Costituzione repubblicana, la più bella del mondo, la Costituzione che ha dato luce, che darà luce a tutte le conquiste sociali e civili dell’Italia. Riconosciamo gli anni del dopoguerra, della ricostruzione e del riscatto, del risveglio economico e sociale, dell’incontro fra il popolo e la nuova democrazia e di una crescita economica che seppe dare la mano all’emancipazione sociale, di cui Torino fu uno straordinario e imparagonabile crocevia. Riconosciamo la risposta democratica e di popolo al sanguinoso attacco stragista, terrorista e mafioso degli anni ’70, ’80 e ’90. Riconosciamo l’irrompere fin dagli anni ’60, di una cultura partecipativa nuova che aprì le porte ad un protagonismo fino ad allora sconosciuto della società civile a partire da una rivoluzione femminile, formidabile e incompiuta, capace tuttavia di modificare l’universo mentale dell’intera nostra società. Riconosciamo le battaglie, le vittorie e le sconfitte dei riformisti italiani e le loro conquiste che ancora vivono: dalla scuola pubblica, allo statuto dei lavoratori, al servizio sanitario nazionale, fino al compimento del nostro destino europeo sotto la guida di Romano Prodi. Sentiamo che questi ed altri passaggi della nostra storia nazionale vivono ancora nella politica di oggi e ci parlano non con il linguaggio della nostalgia o della nobile conservazione, ma con il linguaggio dell’impegno e della battaglia per il futuro.

E' in atto disgregazione che rende più difficile sentirci italiani.
Ma a fronte di tutto questo, noi non possiamo non vedere che qualcosa di profondo è avvenuto e sta avvenendo. Qualcosa che ci dissocia, che ci disgrega, che ci frantuma; qualcosa che sta rendendo più difficile il sentirci italiani e concepirci come una comunità che cerca la sua strada nella dimensione europea e globale. Ecco allora il punto. Io non vi parlerò di tutto, tralascerò tante cose. Ma di questo vi voglio parlare. Noi italiani sappiamo di essere meglio di quello che ci succede. Molto meglio. Ma non vediamo la strada, non siamo sicuri del cammino. Di questo voglio parlarvi, dell’essenziale. E cioè del nostro progetto per l’Italia, delle proposte e delle promesse che vogliamo fare al nostro Paese.


Il nostro Paese scivola.
E’ inutile ed è infantile nascondere la realtà. Ormai da anni il nostro Paese sta scivolando. Non perderò tempo con i numeri, ma non c’è numero, non c’è parametro, non c’è confronto che non ci dica questo. Ci allontaniamo rapidamente dai Paesi più forti d’Europa con cui abbiamo abitato per molti anni e ci avviciniamo rapidamente ai Paesi più deboli. La crisi (ormai è chiaro, al di là delle favole che ci raccontano tutti i giorni) sta accelerando questa discesa e questo distacco. In due anni abbiamo perso ricchezza quasi per il doppio rispetto all’Europa. I timidissimi segnali di ripresa noi li stiamo prendendo non per il doppio ma per meno della metà. Abbiamo perso molti metri e nella rincorsa siamo in coda. Tutto questo lo si tocca con mano nella vita reale. Redditi e consumi si indeboliscono, il debito pubblico aumenta drasticamente, il risparmio delle famiglie si assottiglia, c’è meno lavoro, si allarga un’ombra sulla tenuta dei fondamentali servizi, c’è un’inquietudine profonda per le prospettive della nuova generazione mentre cresce uno strato di cinquantenni che non riescono a trovare lavoro e reddito sufficiente.



Tutto questo avviene mentre aumentano le differenze e gli squilibri. La disuguaglianza aumenta, il ceto medio si indebolisce, cresce la fascia di povertà, la ricchezza si concentra in fasce sempre più strette e sempre più distanti dalla condizione di vita normale dei cittadini e siccome il 10% della popolazione non può mangiare dieci volte al giorno, tutto questo impedisce la ripresa e la crescita. Fra nord e sud il divario aumenta sotto ogni parametro, a cominciare dall’occupazione dei giovani, e aumenta la sfiducia di poterlo colmare. Anche settori produttivi si dividono fra chi ha saputo e potuto innovare e si è collegato alle esportazioni e chi no, fra chi lavora con il pubblico e chi con il privato, fra chi ha qualche risorsa di liquidità e chi è impiccato alle banche. C’è chi non lavora e non guadagna, c’è chi lavora e non guadagna abbastanza, e c’è chi guadagna qualcosa lavorando e chi guadagna molto non facendo nulla.

Alla politica spetta un progetto comune e il berlusconismo impedisce la riscossa del Paese.
E’ sempre più difficile dire una parola che valga per tutti, è sempre più arduo unificare le intenzioni e gli interessi di uno sforzo comune. E’ questo, fondamentalmente, che sarebbe toccato alla politica: un progetto comune. E qui sta il cuore della nostra critica. Quello che chiamiamo berlusconismo e che si aggira per l’Italia da quindici anni e che in un patto di ferro con la Lega ha governato per sette anni degli ultimi nove, ha accompagnato questo scivolamento dell’Italia, ha favorito la disarticolazione del Paese, il suo ripiegamento corporativo e oggi ne impedisce la riscossa innanzitutto deformando i codici e essenziali che reggono il senso di sé di una comunità nazionale. Per descrivere questa deriva non servono molte parole, che ci siamo perfino stancati di ripetere. Facciamo il riassunto. Quell’idea deformata di democrazia, il “ghe pensi mì” non ha portato nulla di concreto nella vita degli italiani, nulla di nulla. Nessuna vera riforma per il Paese, solo una favola al giorno per i sondaggi del giorno dopo; la discussione pubblica piegata solo e sempre ai problemi suoi , mai a quelli del Paese; nel messaggio di governo una psicologia da miliardario per il quale l’ottimismo non costa niente perché c’è sempre il sole e non piove mai; all’ombra del Capo autostrade aperte alla corruzione, cordate degli amici degli amici con leggi fatte apposta per loro e case pagate dalla Fata turchina e un ribaltamento di valori. Valori a rovescio, in questi anni, e doppia morale: bella vita e comportamenti a piacimento per il Capo e la sua cerchia e la riscoperta di un’etica rigorista sulla pelle degli altri, magari del povero Welby o di tutti quelli che devono morire attaccati a mille tubi in un ospedale. Valori a rovescio, e disprezzo per la vita comune. La condizione femminile ridotta ad oggettistica del berlusconismo; lavoratori che devono andare sui tetti per farsi sentire; imprenditori onesti che fanno le cose perbene che si vedono sorpassati dalle fortune di chi ha portato i soldi all’estero o da chi non paga le multe del latte. Gliele paghiamo noi, le multe, mentre i genitori che hanno i figli alle scuole dell’obbligo fanno collette per la carta igienica o per l’ora di inglese. Un ribaltamento di valori. E l’immagine dell’Italia all’estero devastata da una politica da imbonitori. Mentre abbiamo soldati che rischiano la vita i Afghanistan riduciamo una caserma dei nostri Carabinieri a Roma ad un palcoscenico stile Gheddafi. E sotto a tutto questo c’è forse stato, negli anni di Berlusconi e della Lega qualcosa di concreto e di positivo che possiamo misurare? Ci sono forse meno tasse, per chi le paga? No, ce n’è di più, c’è il record storico delle tasse! C’è più lavoro? No, ce ne è meno. C’è meno burocrazia, c’è qualche nuova politica sociale? I Comuni stanno meglio? L’ambiente sta meglio? In che cosa è migliorato il Paese con questa lunga cura di Berlusconi e della Lega? In niente è migliorato! E questa è la ragione di fondo della crisi del centro destra, la percezione che si sta perdendo la presa e che le cose non girano. E non girano per un motivo molto semplice. Non può migliorare se chi lo governa, come avviene in tutti i meccanismi populisti è schiacciato sul presente, deve vivere del consenso quotidiano, della propaganda quotidiana, di una comunicazione pubblica messa al guinzaglio, di un dibattito pubblico messo al guinzaglio.

L'Aquila, drammatica metafora del berlusconismo. E l’Aquila, che salutiamo qui ribadendo la nostra solidarietà e il nostro impegno, non è forse la drammatica metafora di questo modo di governare? Vendersi sotto i riflettori il miracolo di un giorno per poi lasciare il problema al buio, senza una prospettiva? E non è stato così per tutto, in questi anni? Non è stato così per la crisi? A che cosa è servito dire che non c’era e vendersi ogni giorno un raggio di sole? A che cosa è servito se non a stare con le mani in mano? Ecco allora alla fine del riassunto di che cosa io accuso Berlusconi e la Lega. Di aver lasciato il Paese senza un’idea di futuro, di avergli rubato l’orizzonte, di aver trasformato il sogno in una favola, in una bolla di sapone. Qui vedo il nostro compito; aiutare l’Italia a riprendere il suo sogno. Far vivere un progetto nuovo che solleciti uno sforzo comune, in cui chi ha di più deve dare di più. Il progetto, dunque. Propongo oggi due pilastri di questo progetto il primo: più lavoro e nuovo lavoro per tornare a crescere e per vivere meglio; il secondo: una riscossa civica per tornare a crescere e per vivere meglio.

Lavoro è dignità e libertà della persona.

Il Lavoro. Si dice che il lavoro non è tutto, si dice che è una parola antica. Certo che non è tutto, certo che è una parola antica, ma questo può dirlo chi il lavoro ce l’ha, e ce l’ha in modo dignitoso e amichevole verso la sua vita e le sue vocazioni. Il lavoro con dignità, il lavoro non per morire e non solo per sopravvivere ma per vivere da persona. Il lavoro che serve, sì, per mangiare, per farsi una famiglia e avere un tetto, per allevare i figli; ma il lavoro che è anche la libertà di una persona, la sua dignità, la sua possibilità di stare con gli altri e di avere un ruolo nella società. Il lavoro dipendente, in ogni sua forma pubblica e privata, ma assieme il lavoro dell’artigiano, del commerciante, dell’agricoltore, del professionista, del piccolo imprenditore, dell’artista. Non parlano forse così gli italiani, che siano attori o idraulici o informatici o operai o giovani disoccupati: c’è il lavoro, manca il lavoro, mi piace o non mi piace il mio lavoro. E’ il lavoro, alla fine, che mette la società con i piedi per terra e che garantisce una giusta scala di valori. La nostra proposta di crescita in campo economico e sociale si organizza attorno al lavoro: più lavoro per avere più crescita. Attorno a questo concetto noi mettiamo a convergenza e a sintesi le proposte che stiamo già concretamente elaborando. Vogliamo prima di tutto un fisco che aiuti il lavoro e la crescita. Siamo pronti ad avanzare una proposta che mette al dettaglio una profonda riforma fiscale. I paletti essenziali sono questi: spostare il carico fiscale dal lavoro, dall’impresa e dalla famiglia con redditi medio-bassi verso l’evasione fiscale e verso i redditi da finanza e da patrimonio. Non è possibile che l’aliquota del primo scaglione di un lavoratore sia più alta dei redditi da finanza e da patrimonio. Semplificheremo le aliquote intermedie, aiuteremo le famiglie con un bonus figli, favoriremo il lavoro femminile, ridurremo le imposte sull’impresa a favore di una loro patrimonializzazione, con una profonda ristrutturazione di tutta la fiscalità d’impresa, faremo una fiscalità favorevole alle attività verdi e introdurremo misure precise ed efficaci per ridurre l’evasione fiscale. Lanceremo una Maastricht della fedeltà fiscale per metterci in cinque anni nella media europea. Ciò significa 40-50 miliardi di Euro con immediato alleggerimento sul carico fiscale di lavoro, impresa e famiglia e con un margine di risorse per investimenti. Con un fisco così si può fare equità, si può fare giustizia e si fa occupazione.

Sappiamo bene che per il lavoro e la crescita ci vogliono riforme e risorse. Non siamo dei demagoghi. Siamo un Partito di governo momentaneamente all’opposizione. Ci sono risorse che si possono aggiungere al recupero fiscale. Sappiamo dove e come reperirle sia mettendo le mani nella spesa corrente della Pubblica Amministrazione che è aumentata a dismisura nonostante i tagli indiscriminati alla scuola a cominciare dai beni e servizi, dalla semplificazione di strutture amministrative, da standard di costi nella sanità e nei grandi servizi, sia con entrate straordinarie da mettere in gioco a cominciare dalla messa a gara delle frequenze liberate dal digitale terrestre, sia risagomando spese di investimento, perché ai fini dell’occupazione un conto è il Ponte sullo stretto e un conto sono 500 cantieri locali sia dal lato di nuovi meccanismi che diano spinte ed orizzonte agli investimenti privati. Meglio 500 cantieri locali che il Ponte sullo Stretto. Per il lavoro sappiamo dunque dove prendere i soldi e sappiamo dove metterli. Prima di tutto li mettiamo nel sapere, nella conoscenza. Senza il sapere il lavoro di domani non c’è. Il sapere è tradito in Italia. E’ colpito dal più grande licenziamento di massa della nostra storia e da una riorganizzazione caotica capace solo non di qualificare ma di ridurre l’offerta formativa, di ricerca e di cultura.

Università: non siamo per baroni e carrozzoni.
Non è questione di conservare quel che c’è è questione di potenziare e migliorare l’offerta di conoscenza. Non ci facciano, per favore, la caricatura. Non siamo per indiscriminate sanatorie, non siamo per i baroni o per i carrozzoni. Valutazione, merito, qualità, responsabilità e autonomia delle Agenzie formative e culturali, ringiovanimento e unificazione contrattuale della ricerca italiana, nuovi contenuti nei sistemi formativi a cominciare da quelli tecnici e così via. Le dieci proposte sull’Università che abbiamo varato all’ultima Assemblea Nazionale, le proposte sulla scuola che arricchiremo nella prossima Assemblea e che porteremo davanti alle scuole che stanno aprendo in questi giorni, non rifiutano l’innovazione ma anzi la chiedono. Noi rifiutiamo la riduzione dell’offerta formativa e della ricerca, rifiutiamo la riduzione dell’obbligo, rifiutiamo l’abbandono scolastico e il nuovo analfabetismo, rifiutiamo l’idea che un professore che insegna da 15 anni sotto il titolo di precario venga trattato come un mangiapane a tradimento e lasciato per strada senza neanche un tavolo di crisi, rifiutiamo il rischio di collasso gestionale dell’Università, rifiutiamo il massacro dell’offerta culturale fatta passare in toto come culturame parassitario.



Al di là dei problemi di prospettiva siamo a una vera e propria emergenza per la scuola, l’università e la cultura. Ecco una proposta per l’emergenza. Il Governo rinunci all’ossessione del controllo sull’universo televisivo. Si mettano immediatamente a gara le frequenze liberate dal digitale terrestre, incassiamo un po’ di quei miliardi che dagli Stati Uniti fino alla Germania tutti si sono presi e investiamo quei soldi subito sulla conoscenza e sul sapere. La nostra proposta per il lavoro si compone di alcuni fondamentali Progetti-paese che siamo pronti a discutere nel dettaglio. Progetti di politica industriale (in attesa che Mastro Geppetto ci faccia un ministro di legno) e cioè un piano per nuovi brevetti e la loro industrializzazione e per la qualificazione dell’offerta turistica alberghiera e dei servizi. Basta trasferimenti generici alle imprese. Per le imprese due sole cose: una fiscalità migliore e un sostegno all’innovazione. Solo l’innovazione può darci lavoro nuovo; o pensiamo forse che le marche tedesche vendano più auto perché in Germania non ci sono i tre operai di Melfi? Un Progetto-paese sulla banda larga: l’infrastruttura della rete per l’efficienza del sistema e per nuova occupazione e nuova impresa. Un progetto-paese per le ristrutturazioni edilizie incentivate, per far emergere il nero, promuovere il risparmio energetico e antisismica. Un Progetto-paese per il risparmio energetico nei trasporti, nelle imprese e nelle abitazioni. Un Progetto-paese per la casa in affitto fatto sul serio, e fuori dalle favole miracolistiche di Berlusconi o di Brunetta. Tutti piani questi che siamo pronti a descrivere, che per una parte si pagano da soli e che possono trasformare il risparmio privato in investimenti e in lavoro.

Enti locali: correggere il patto di stabilità. E gli Enti locali infine. Gli Enti locali non sono la malattia ma possono essere la medicina. Dobbiamo utilizzare gli Enti locali per far fronte al problema sociale consentendo l’occupazione nei servizi, non permettendo ad esempio che dopo i tagli del Governo vada a rischio il 30% dei servizi e dell’occupazione nel trasporto pubblico locale. Dobbiamo usare gli Enti locali per investimenti che portino subito occupazione buona migliorando le città e garantendo sicurezza alle scuole. Dobbiamo correggere dunque finalmente e subito in modo intelligente e selettivo il Patto di Stabilità finendola con la follia di lasciare nel cassetto i soldi dei Comuni virtuosi.

No a rendite e corporazioni che rubano il futuro dei giovani.
E facciamo in nome del lavoro, riforme che disturbano sì ma non costano. Apriamo e regoliamo i mercati. Consentiamo ai giovani un accesso più facile ai mestieri e alle professioni e aiutiamo i consumi e quindi l’occupazione alleggerendo il peso dei consumi obbligati: assicurazioni, benzina, costi bancari, farmaci. Abbiamo su questo proposte precise e coraggiose. Non consentiamo che le rendite e gli egoismi corporativi rubino il futuro ai giovani e il reddito alle famiglie.

L'Italia non si salva senza il Sud. E voglio inserire qui, mentre parlo di lavoro, il tema del Mezzogiorno. Qui a Torino, città italiana davvero, che è stata ed è una delle città più grandi del nord e del sud di questo paese, noi vogliamo pronunciare ancora la questione meridionale. Chi pensa di non parlarne più, chi pensa di lavarsene le mani, chi pensa di salvarsi da solo non ha capito nulla. Le possibilità di sviluppo dell’Italia sono inestricabilmente collegate alla capacità di mettere in moto le risorse potenziali del Mezzogiorno. Ma bisogna cambiare registro. C’è una sfida di cambiamento che deve rendersi visibile nel sud. Certamente quella sfida riguarda anche noi e abbiamo cominciato ad affrontarla anche a prezzo di scelte dolorose; ma attenzione a mettere tutto nel mucchio tacendo ad esempio del tradimento che il centro destra ha consumato nel sud rapinandolo, spargendo nuove illusioni come si fa oggi con la famosa Banca del Sud e soprattutto non mettere tutto nel mucchio, e lo dico in ricordo di Angelo Vassallo, senza distinguere fra chi è con e chi è contro la camorra o la mafia o la ndrangheta. Girano troppi giudizi approssimativi sul Mezzogiorno, qualche volta anche in casa nostra. Voglio dirvi qui che noi abbiamo tanta nostra gente sul fronte. Non possiamo lasciarla sola. Ho fatto per tanti anni anch’io l’amministratore. Un conto è dire no in Emilia-Romagna, un conto è dire no in Campania, in Calabria, in Sicilia di fronte a bisogni radicali, a bisogni spesso aggressivi e soprattutto di fronte ad una criminalità spietata. Se non diamo una mano agli onesti rimarranno solo i disonesti. E per dare una mano agli onesti la cosa più importante che possiamo fare è sostenere tutti assieme e ovunque, una nostra proposta nazionale sul Mezzogiorno fatta di due cose: Legalità e Lavoro. Ne discuteremo a Napoli, alla festa del Mezzogiorno e in altre occasioni che stiamo preparando. Vogliamo aprire la strada ad una nuova classe dirigente sulla base di nuove idee. E già nell’immediato diamo i segni di questa novità. Si discuterà nelle prossime settimane di come usare i soldi rimasti da fondi europei, nazionali e regionali. Per la ventesima volta il Governo dice che presenterà un piano. Comincio io a dire qualcosa di chiaro a proposito di come spendere i soldi. Primo: basta intermediazione amministrativa con le imprese dove si annidano pericoli di ogni genere. Si usino i soldi per un credito d’imposta sulla nuova occupazione che duri dieci anni, rafforzato per giovani e donne creando così una fiscalità di vantaggio per il nuovo lavoro. Secondo: i soldi diretti alle pubbliche amministrazioni centrali e locali si impegnino in servizi di cittadinanza in primo luogo i servizi della legalità rafforzando l’organizzazione della giustizia e della sicurezza, che è messa molto male, e si impegnino in servizi collettivi: frequenza scolastica, rifiuti, acqua, assistenza agli anziani. Con un metodo: i soldi solo a chi raggiunge per conto suo primi risultati; niente soldi a chi i risultati li promette soltanto. Un investimento dunque sulla cittadinanza nel Mezzogiorno perché dove sta bene un cittadino sta bene anche una impresa. Questo è il concetto.
Un'ora di lavoro stabile non può costare meno di un'ora di lavoro precario.
Parlare di lavoro vuol dire parlare anche di regole e di nuovo patto sociale. Nell’ultima Assemblea abbiamo detto parole chiare sull’unificazione de diritti al lavoro a partire dal dato di fondo che sta in poche parole: un’ora di lavoro stabile non può costare meno di un’ora di lavoro precario. Questa è una riforma su cui ci impegniamo secondo una strada in grado comunque di garantire una riduzione del costo medio del lavoro per l’azienda. Avanziamo proposte anche per l’indennità di disoccupazione e per la riforma degli ammortizzatori che si è persa totalmente nella nebbia. Lanciamo qui un allarme sulla questione degli ammortizzatori a fronte di una crisi che si aggrava. Dopo i tagli alle Regioni, con l’anno prossimo, chi ci metterà i soldi? Come risponde il Governo? Vogliamo ancora portarli via dagli investimenti, cioè dal lavoro, e magari ancora dagli investimenti al sud?

Un nuovo patto sociale, senza dividere i lavoratori. Sappiamo bene che davanti alla globalizzazione ci vuole un nuovo patto sociale. Lo vogliamo anche noi. Ma vogliamo forse farlo dividendo i lavoratori fra chi avrebbe la testa nell’800 e chi nel 2000, fra chi capisce la globalizzazione e chi no? Siamo tutti oltre il 2000 e il cervello ce l’abbiamo tutti. Il più grande risultato della destra e il più grande danno al Paese è stata la divisione del lavoro. Riconquistare l’unità del lavoro è una esigenza nazionale. Un Governo tradisce il Paese se lavora per la divisione. C’è molta tensione in giro. Se un Governo accende i fuochi, chi li spegnerà?

Gli accordi contrattuali devono essere esigibili. E’ giusto e tutti devono riconoscerlo. Ma perché sia così bisogna regolare la partecipazione dei lavoratori, regolare rappresentanza, rappresentatività e validazione degli accordi. Cerchiamo insomma nuovi strumenti di protagonismo e di partecipazione dei lavoratori come strada per la ricomposizione del mondo del lavoro e facciamo da sponda con una legislazione che sostenga questi meccanismi e aggiorni il quadro dei diritti comuni dei lavoratori. Solo un nuovo equilibrio fra legislazione e negoziazione può permetterci di reggere gli effetti della globalizzazione sulle condizioni di lavoro. La contrattazione da sola non basterà.
Caro Tremonti la 626 non è un lusso! No alla mistica meno Stato più società
E teniamo ferme in particolare le normative sulla sicurezza così come ci ammonisce la tragedia di ieri. Altro che “il lusso della 626.” Caro Tremonti! E il Governo per favore, caro Sacconi, non ci proponga la mistica del meno Stato più Società: uno slogan che può servire a tanti usi buoni e cattivi, compreso quello di oscurare i diritti, compreso quello di dividere e frantumare di più un Paese già diviso. No. Stato e Società si devono dare la mano. Diritti, partecipazione e sussidiarietà si devono dare la mano. Solo così si tiene assieme un paese.Il risveglio italiano come ho detto è fatto di lavoro ed è fatto di riscossa civica. Legalità, onestà, regole, fedeltà ai grandi principi costituzionali. Legalità vuol dire prima di tutto lotta alle mafie. I nostri eroi sono Falcone e Borsellino, sono Vassallo.



Gli eroi degli altri non ci piacciono. Pretendiamo verità e giustizia in tutte le zone d’ombra che pesano da anni sulla coscienza del Paese. Vogliamo salutare e incoraggiare i risultati delle forze dell’ordine, della magistratura che spesso il Ministro dimentica di ricordare e rafforzare i loro strumenti e non ridurli come si è cercato di fare con la legge sulle intercettazioni che l’opposizione ha stoppato. Vogliamo diffondere una cultura della legalità sostenendo le organizzazioni civiche e l’iniziativa dei Giovani Democratici che saluto qui e che sono impegnati in un rafforzamento organizzativo che sosterremo. Legalità significa lotta alla corruzione. Ci impegniamo a cancellare tutte le leggi che hanno favorite la corruzione e le cricche. Leggi sulla protezione civile, sull’ambiente, sulla cultura, sugli appalti pubblici. Ci impegniamo per una riforma della giustizia fatta per i cittadini e non per uno solo. Le proposte avanzate nella nostra ultima Assemblea sul processo civile, i tempi e la garanzia del processo penale, l’organizzazione della giustizia vanno nel senso di migliorare un servizio che oggi funziona male per tutti i cittadini. Ci impegniamo per una legge contro le posizioni dominanti sulla comunicazione. Faremo vivere la proposta già avanzata per fare della RAI un’azienda libera, fuori dalla vergognosa sudditanza di oggi. Ci impegniamo a sostenere le norme che abbiamo già presentato sul conflitto d’interessi. Ci impegniamo a parametrare i costi della politica a quelli dei Paesi europei. Ci impegniamo per una legge elettorale che dia lo scettro ai cittadini per scegliere i Parlamentari e che sostenga un bipolarismo civile ed europeo non esposto a rischi plebiscitari che ci potrebbero portare in altri continenti. Ci impegniamo a sostenere il nostro progetto di riforme istituzionali e di rafforzamento e semplificazione del sistema parlamentare.

Federalismo delle responsabilità e non delle chiacchiere. Ci impegniamo per un federalismo non delle chiacchiere, non dei decreti mensili con dentro nulla; ad un federalismo delle responsabilità che consenta a chi ce la fa di fare un passo in più e che garantisca uguaglianza nei servizi essenziali per ogni cittadino italiano così che resti chiaro che per noi davanti ad una malattia seria non c’è né emiliano, né calabrese, né marocchino. Ci impegniamo per la libertà della rete e per l’accesso alla rete come grande servizio dei tempi nuovi. Ci impegniamo ad una politica per i consumatori già iniziata e totalmente abbandonata oggi.
Garantire presenza femminile nei luoghi cruciali.
E vogliamo impegnarci sul grande tema dei diritti civili rilanciando in particolare, e lo faremo con la Conferenza delle Donne del PD, la questione femminile. La condizione femminile resta paradigma di tutte le differenze, di tutte le disuguaglianze, di tutte le diversità, un traino culturale fondamentale di tutti i percorsi di uguaglianza dei diritti. A partire dalla Conferenza delle Donne sosterremo una nuova legislazione sulla parità secondo un principio molto semplice: lo stato deve garantirsi che ci sia una presenza femminile nei luoghi cruciali delle decisioni politiche ed economiche. Sosterremo la legge contro l’omofobia. Denunceremo con ancora più forza chi invece di risolvere il problema dell’immigrazione, come toccherebbe ad un Governo, lo coltiva e lo usa per un tornaconto politico. Sull'immigrazione noi non siamo ingenui né buonisti. Sappiamo che per il futuro del Paese è necessario dare una buona regolazione a questo grande fenomeno. Non è giusto che l’inevitabile disagio che accompagna grandi migrazioni si scarichi socialmente sulla parte più debole della popolazione nella sua vita comune, nella struttura delle città, nell’offerta dei servizi. Le fasce di reddito meno disturbate da questo disagio diano il loro contributo, luogo per luogo, a proposito di federalismo fiscale, perché davanti alla pressione dei nuovi poveri non si riducano le prestazioni per i residenti in difficoltà. Si cominci finalmente una politica per l’integrazione, sola chiave per tirare una riga davvero sulle irregolarità e i comportamenti deviati.
Chi nasce in Italia è italiano. E si cominci dai figli degli immigrati. Cinquantamila bambini che nascono ogni anno e che non sono né immigrati né italiani. Vogliamo dire a questi bambini chi sono? Noi glielo diciamo: sono italiani. E infine e più di ogni altra cosa noi ci impegniamo a difendere la nostra Costituzione contro l’offensiva populista e plebiscitaria. Non accetteremo che venga messa nel ripostiglio delle cose vecchie. Quando abbiamo fatto qualcosa di buono in questo paese è perché abbiamo rincorso la nostra Costituzione e ancora dobbiamo rincorrerla perché è più avanti di noi. Ricordiamoci che abbiamo già vinto un referendum contro chi voleva stravolgerla. Se ci proveranno ancora li sconfiggeremo ancora. Pensiamo dunque ad una grande piattaforma di leggi che sostengono una riscossa civica del nostro Paese. Le leggi non sono tutto ma possono aprire la strada a nuovi comportamenti. Basta con i peccati veniali che sono sempre quelli che fai tu o che fanno i tuoi amici. Un peccato è un peccato, un reato è un reato, un imbroglio è un imbroglio, una maleducazione è una maleducazione. E cominciamo da noi Democratici. Noi vogliamo essere gente perbene perché vogliamo che l’Italia sia un Paese perbene.

Cari amici e compagni,
queste nostre idee ci guideranno oggi per l’opposizione e domani per il governo del Paese. Vogliamo discuterle non solo dentro la politica ma con ogni forza viva della società. Vogliamo discutere le idee di chiunque sia preoccupato per la realtà e le prospettive dell’Italia così come abbiamo fatto nei giorni scorsi sull’importante documento della Conferenza Episcopale Italiana in preparazione della Settimana Sociale.

Nuovo Ulivo per alleanza affidabile. E vogliamo discutere queste idee con le forze di centrosinistra disposte a stringere con noi un patto che abbiamo voluto chiamare Nuovo Ulivo. Nuovo Ulivo per dire che meccanismi di alleanza non affidabili come l’Unione non li vogliamo più. Non voglio più Governi che disfano al mattino quello che hanno fatto la sera prima. Chi ci sta si vincola ad un progetto comune e ad un accordo politico e offre la disponibilità ad un percorso che aiuti la riorganizzazione di un centrosinistra di governo. Chi ci sta conviene sulla centralità dell’Europa, su una comune piattaforma europea che stiamo discutendo con tutte le forze progressiste d’Europa per un rilancio della dimensione federale europea e per nuove politiche di intervento sul lavoro e sulla crescita. Chi ci sta conviene con noi che non potranno essere i partiti soli a interpretare il risveglio italiano. I nostri Partiti devono mettersi all’aria aperta, al servizio di un movimento in cui vivono il protagonismo e la speranza di tanti. Nei tempi nuovi e con un progetto nuovo deve tuttavia suonare ancora una canzone popolare. Questo intendiamo.
Noi vogliamo che a partire dal Nuovo Ulivo si cerchino le condizioni, se esistono, per un patto di governo con le altre forze dell’opposizione parlamentare. Vogliamo che a partire dal Nuovo Ulivo si cerchino le condizioni per discutere con tutti, con tutti quelli disponibili, fuori e dentro il Parlamento, di regole del gioco, di riforma delle istituzioni di difesa della Costituzione. La democrazia non è solo affare nostro. Bisogna che tutti se ne preoccupino. Questo intendiamo parlando di alleanza per la democrazia. A chi critica plebiscitarismo Berlusconi chiediamo coerenza e concretezza. Ci si sta scontrando aspramente nel centrodestra. Una parte della destra sembra cercare una prospettiva più europea e costituzionale mettendo a critica le piegature plebiscitarie di Berlusconi. Se è così chiediamo coerenza e concretezza a cominciare dal rifiuto di ogni norma che discrimini i cittadini davanti alla giustizia.
Con questa chiara impostazione e quindi sapendo bene quello che vogliamo e qual è la nostra ricetta noi affrontiamo i problemi e le opportunità di questa fase convulsa. Una fase politica di cui non possiamo conoscere la durata ma di fronte alla quale dovremo mostrare combattività e tenuta.

Crisi conclamata del centrodestra. Si rimettano al Presidente della Repubblica e alle Camere.
Noi siamo di fronte ad una crisi politica conclamata del centrodestra che non è in condizione di garantire al Paese qualcosa che assomigli ad un governo vero. Dopo che il Partito del predellino si è ribaltato alla prima curva cercano ancora di promettere al Paese una stabilità che non può esserci, una governabilità che non può esserci, tutti lo sanno. E tutti sanno che il Paese ha problemi molto seri. Vengano in Parlamento e riconoscano la crisi politica e si rimettano al Presidente della Repubblica e alle Camere. Così indica la nostra Costituzione e fin che non avremo la Costituzione di Arcore devono rispettare questa sulla quale hanno giurato.

Disponibili a un breve governo di transizione per la nuova legge elettorale e poi al voto.
Se tutto ciò avvenisse, noi abbiamo già chiarito quale sarebbe la nostra disponibilità. Un breve Governo di transizione con al primo punto una legge elettorale nuova che metta in condizione di sicurezza democratica le prospettive del Paese. Devo ripeterlo ancora: una legge che ti consente di nominare i parlamentari e magari con un 30-35% di voti poter decidere tutto è diventata una minaccia vera all’equilibrio dei poteri previsto dalla nostra Costituzione. Dunque un breve Governo di transizione e poi andare a votare confrontando nuovi e più chiari progetti politici. Loro dicono di no. In questi giorni stanno mettendo su un nuovo registro. Dopo tante esibizioni muscolari e parole tonanti i nostri Rodomonti vogliono traccheggiare. Vogliono far battere la palla non sapendo bene dove tirarla. Partono campagne acquisti. Si cercano parlamentari collaborazionisti promettendo la rinomina. Chi ha abbaiato padanamente in questi giorni si prepara a non mordere. Diciamolo chiaro: da PDL e Lega una commedia vergognosa. Siamo nella crisi economica e sociale più acuta dal dopoguerra. Le risposte che non sono venute fin qui come mai potranno venire da qui in avanti?

Noi siamo pronti, sono loro ad aver paura delle elezioni. Sia chiaro: se nei prossimi mesi avanzerà l’irresponsabile traccheggiamento di un governicchio si aspettino da noi una opposizione durissima per ogni ora di ogni giorno a venire. Avevano tirato fuori le elezioni anticipate, poi se le sono rimesse in tasca. Vedrete che al primo inciampo faranno di nuovo la faccia truce, minacceranno il voto, diranno che ci stritolano e che noi abbiamo paura. Ma se abbiamo così paura noi perché ve le siete rimesse in tasca voi le elezioni? Quando ci saranno le elezioni anticipate (perché tre anni sono troppo lunghi, ognuno lo vede), noi comunque saremo pronti perché quelle elezioni avranno un padre e una madre: Berlusconi e la sua crisi, Berlusconi che fallisce nonostante la sua maggioranza galattica, i suoi miracoli, i trombettieri al seguito e i fedeli scudieri.



La Lega prima di tutto. La Lega, quella della spada che non conosce fodero; quella che fa da sottovaso al Cavaliere, che sta vicino vicino allo zio per prenderne l’eredità e non vuole badanti di mezzo. Che cosa ha fatto la Lega dei suoi valori e delle sue promesse? I Comuni stanno forse meglio da quando a Roma governano i federalisti del week end? E i famosi territori che cosa hanno visto di nuovo oltre alle ronde che si sono perse anche loro nel bosco? Hanno inventato forse qualcosa di paragonabile a quel che hanno inventato le nostre culture: gli asili nido, le scuole dell’infanzia, i servizi per gli anziani, le aree artigianali, l’urbanistica, tutto abbiamo inventato. Loro nulla; e la moralità pubblica, cari leghisti e l’impronta popolare di cui vi vantate che fine hanno fatto? Non ci sarebbe stata nessuna legge ad personam se non ci foste stati voi a votarla. Vi ho già detto: per favore non parlateci più di Roma ladrona se siete lì a tenere il sacco a quattro ladroni di Roma. Noi con voi non abbiamo mai fatto gli snob. Vi parliamo chiaro e semplice, così come fa la nostra e la vostra gente. Vi chiediamo che cosa fate lì, che cosa ci state a fare con il miliardario?



Attenzione: uno che va troppo ad Arcore può lasciarci la canottiera! Argomenti ne abbiamo a bizzeffe per combattere e anche per divertirci un po’. Noi dobbiamo solo raccogliere tutte le nostre forze e metterle in campo. Le forze del centrosinistra, innanzitutto, alle quali avanziamo l’idea del Nuovo Ulivo. Adesso ognuno è di fronte alle sue responsabilità. Finiamola col gioco per cui per far vedere quanto uno è contro Berlusconi se la prende con il PD. Noi siamo rispettosi di tutti, noi vogliamo una coalizione univoca e coesa e siamo pronti a discutere con la coalizione tutti i percorsi comprese ovviamente, in caso di elezioni, le primarie. Le abbiamo inventate noi e quindi nessuno può tirarci per la giacca. Prima il comune progetto fondamentale, poi le persone: questo è il nostro metodo, perché il problema dell’Italia (dovremmo averlo già visto!) non lo risolve una persona sola. Dobbiamo comunque sapere cari amici e compagni, che grande parte della prospettiva dell’alternativa sta sulle nostre spalle. Noi, prima di ogni altro, abbiamo un dovere verso il futuro del Paese. C’è tanta gente che ha bisogno di noi. C’è l’Italia che ha bisogno di noi.

PD: siamo un collettivo, non tiriamoci la palla in casa. Non possiamo più guardarci la punta delle scarpe. Abbiamo scelto di non essere un partito personale perché non crediamo ad una democrazia personale. Noi siamo un collettivo e ognuno di noi in ogni luogo deve caricarsi della sua responsabilità, sapere che maneggia una proprietà indivisa. Non accetterò che ci si tiri la palla in casa, se la palla è di là nel loro campo. In questo futuro prossimo, nel futuro che abbiamo qui davanti la gente avrà bisogno di percepire la solidità, l’unità e la forza di chi governerà il Paese. Noi siamo un bel Partito, di donne e uomini liberi che discutono e partecipano; abbiamo con noi tanta gente generosa e onesta che condivide gli ideali e che ha nella testa e nel cuore la voglia di una Italia migliore, più civile, più giusta. Noi siamo ben più forti delle nostre debolezze. Questo siamo noi. Non ci faremo leggere al di sotto di quel che siamo. E c’è un solo modo per esserne sicuri, per rafforzare l’unità, per sentirci una grande squadra: muoversi assieme, combattere assieme, rimboccarsi le maniche tutti assieme. Mentre lavoriamo per il progetto, noi ci muoveremo. Voglio per l’autunno una grande mobilitazione che coinvolga oltre ai nostri militanti e ai nostri circoli tanti e tanti dei tre milioni di cittadini che hanno partecipato un anno fa alle primarie. Chiedo a tutti un aiuto per trasformare la rabbia, l’insofferenza e l’impazienza che sentiamo intorno a noi in energia positiva. Chiedo a tutti un aiuto per metterci a faccia a faccia con gli italiani bussando e ascoltando. Ho finito, cari amici e compagni. Dobbiamo suonare le nostre campane, tenere il passo di un lavoro non semplice, forse non breve ma appassionante e decisivo. Tutti assieme, compagni e amici, con intelligenza, con convinzione, con entusiasmo, con passione rimbocchiamoci le maniche e prepariamo giorni migliori per l’Italia.




La squadra

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