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giovedì 18 novembre 2010

PD, FLI, UDC: si può fare?

Riportiamo interviste rilasciate dal presidente del Partito Democratico Rosy Bindi e da Granata, deputato di spicco nella compagine di Futuro e Libertà... buon proseguimento

15/11/2010

Bindi: «Accordo in nome della Costituzione, i democratici capiranno»
di Giovanna Casadio - da La Repubblica


«Gli elettori democratici capirebbero. Un'alleanza con Fini e Casini sarebbe in nome della Costituzione per battere la degenerazione politica a cui ci ha condotti Berlusconi». Rosy Bindi, la presidente del Pd, è una "pasionaria". Non è facile per lei prevedere - se si dovesse andare alle urne - un'alleanza elettorale con Gianfranco Fini, leader di una destra che ha le sue radici nel Msi di Almirante.

Cosa succede ora, onorevole Bindi?
«È indiscutibile che ci sia una crisi conclamata. Siamo a una sorta di morte assistita del governo: si approva la legge di stabilità e, quindi, se ne decreta la fine».

Non state vendendo la pelle dell'orso prima di averlo ucciso? Il premier è sicuro dellafiducia al Senato.
«Berlusconi può anche avere ripreso la compravendita dei parlamentari e continuare a fare comizi. Ma una volta dato il via libera alle legge di bilancio, cadrà. Alla Camera non ha la fiducia. Penso che non bisogna sottovalutare la reazione che lui ha annunciato. Anche Prodi avrebbe potuto chiedere il voto solo per il Senato, dove era stato sfiduciato. Quando c'è un sistema di bicameralismo perfetto, però, la fiducia è necessaria in tutte e due le Camere, per chi conosce l'abc della Costituzione. E questo la dice lunga sul fatto che Berlusconi ha veleno anche nella coda. Su tutto ciò tral'altro decide il presidente della Repubblica. Il Cavaliere ha un comportamento profondamente anticostituzionale. Calpesta i principi fondamentali della nostra vita democratica».

Se le vostre aspettative di un governo di transizione, di "ripartenza", restano lettera morta, vi alleereste con Fini?
«Faremo di tutto per rendere possibile un governo di solidarietà nazionale, così come ci opporremo a un tentativo di rincollare la maggioranza, magari con la stampella dell'Udc. Ma se Berlusconi ci porta a votare con questa legge elettorale, minacciando la Costituzione, non possiamo fare l'errore del 1994. Già allora proposi al mio partito, che era il Ppi, e al Pds di non andare separati alle elezioni e infatti vinse Berlusconi. Dovremmo allearci perciò con Fini e Casini, che tentano di costituire il terzo polo, nel nome della Costituzione e della democrazia. Non solo in funzione antiberlusconiana, ma per salvare la democrazia parlamentare. Certo va verificata la possibilità di condividere alcune scelte economiche e sociali, da assumere subito dopo il voto. La crisi internazionale non aspetta la politica italiana».

Non teme che i vostri elettori non digeriscano una scelta così?
«Sono scelte difficile da spiegare. Sappiamo anche che gli elettorati non sempre si sommano. In questo momento tuttavia si stanno confondendo: poiché Fini è ritenuto essenziale per la spallata a Berlusconi, nei sondaggi il leader di Fli sta raccogliendo consensi anche nel centrosinistra. Ritengo però che gli elettori capiranno, se l'alleanza sarà del tutto transitoria, e nel nome della Costituzione».

Di Pietro non ci sta e anche il Pd è diviso.
«Se la prendano loro la responsabilità, in una situazione di emergenza democratica, dí consegnare il paese al caos».

Non c'è più differenza tra sinistra e destra?
«Sì che c'è. Comincia a profilarsi una sana differenza, dentro una condivisione di alcuni principi fondamentali come il rispetto delle regole costituzionali, lalegalità, il no al conflitto d'interessi».



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