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Chi dorme non piglia pesci: se non ti occupi della politica, la politica, o prima o poi si occuperà di te...

lunedì 18 marzo 2013

Un saluto al Papa Emerito Benedetto XVI

Giunta in redazione pubblichiamo volentieri questa lettera inviata a Castel Gandolfo qualche giorno fa. IL TEAM PDCHIAMPO.



Caro Papa,

Ti ringrazio perché hai guidato con Amore la Tua Chiesa.

Hai portato la speranza, la fede, la gioia in tanti paesi del mondo. Hai pregato e ci hai benedetto, ci hai sorriso e ci hai donato la fiducia: fiducia nei fratelli, fiducia nel domani. Poi, un giorno, il tuo fisico stanco ha temuto di non farcela più e allora hai scelto di lasciare il Tuo posto. Con commozione, dal balconcino sulla piazza di San Pietro, hai alzato la Tua mano e ancora una voltahai benedetto i tuoi figli e li hai salutati. Ciao Papa, Ti saluto, ma sono sicuro che la Tua preghiera guiderà ancora i miei passi.

La catechista Luigina Lovato.

Eletti i Presidenti di Camera e Senato!

 
Cari Democratici,
sabato 16 marzo Camera e Senato hanno eletto i rispettivi Presidenti votando a maggioranza le proposte del Partito Democratico. Pietro Grasso e Laura Boldrini non sono soltanto figure di alto profilo, in grado di garantire le istituzioni che presiedono in modo equo e trasperente, sono per noi un passo concreto verso il cambiamento in senso etico e morale della politica. Rappresentano il futuro che il Partito Democratico vuole costruire per il Paese, un primo chiaro segnale del percorso che dobbiamo intraprendere.
Cliccando sui nomi potete accedere ai discorsi di insediamento, vi chiedo di ascoltarli, queste parole racchiudono il senso del nostro impegno e la forza di convinzioni solide da cui ripartire.

Un saluto, Federico Ginato - Segretario prov. PD

domenica 10 marzo 2013

Appello a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle: se non ora, quando?

Caro Beppe Grillo, cari amici del Movimento 5 Stelle,

Una grande occasione si apre, con la vostra vittoria alle elezioni, di cambiare dalle fondamenta il sistema politico in Italia e anche in Europa. Ma si apre ora, qui e subito. E si apre in questa democrazia, dove è sperabile che nessuna formazione raggiunga, da sola, il 100 per cento dei voti. Nessuno di noi può avere la certezza che l’occasione si ripresenti nel futuro. Non potete aspettare di divenire ancora più forti (magari un partito-movimento unico) di quel che già siete, perché gli italiani che vi hanno votato vi hanno anche chiamato: esigono alcuni risultati molto concreti, nell’immediato, che concernano lo Stato di diritto e l’economia e l’Europa. Sappiamo che è difficile dare la fiducia a candidati premier e a governi che includono partiti che da quasi vent’anni hanno detto parole che non hanno mantenuto, consentito a politiche che non hanno restaurato ma disfatto la democrazia, accettato un’Europa interamente concentrata su un’austerità che – lo ricorda il Nobel Joseph Stiglitz – di fatto «è stata una strategia anti-crescita», distruttiva dell’Unione e dell’ideale che la fonda.
Ma dire no a un governo che facesse propri alcuni punti fondamentali della vostra battaglia sarebbe a nostro avviso una forma di suicidio: gli orizzonti che avete aperto si chiuderebbero, non sappiamo per quanto tempo. Le speranze pure. Non otterremmo quelle misure di estrema urgenza che solo con una maggioranza che vi includa diventano possibili. Tra queste: una legge sul conflitto di interesse che impedisca a presenti e futuri padroni della televisione, della stampa o delle banche di entrare in politica; una legge elettorale maggioritaria con doppio turno alla francese; il dimezzamento dei parlamentari il più presto possibile e dei loro compensi subito; una Camera delle autonomie al posto del Senato, composta di rappresentanti delle regioni e dei comuni; la riduzione al minimo dei rimborsi statali ai partiti; una legge anti-corruzione e anti-evasione che riformi in senso restrittivo, anche aumentando le pene, la disciplina delle prescrizioni, bloccandole ad esempio al rinvio a giudizio; nuovi reati come autoriciclaggio, collusione mafiosa, e ripristino del falso in bilancio; ineleggibilità per condannati fin dal primo grado, che colpisca corruttori e corrotti e vieti loro l’ingresso in politica; un’operazione pulizia nelle regioni dove impera la mafia (Lombardia compresa); una confisca dei beni di provenienza non chiara; una tutela rigorosa del paesaggio e limiti netti alla cementificazione; un’abolizione delle province non parziale ma totale; diritti civili non negoziati con la Chiesa; riconsiderazione radicale dei costi e benefici delle opere pubbliche più contestate come la Tav. E vista l’emergenza povertà e la fuga dei cervelli: più fondi a scuola pubblica e a ricerca, reddito di cittadinanza, Non per ultimo: un bilancio europeo per la crescita e per gli investimenti su territorio, energia, ricerca, gestito da un governo europeo sotto il controllo del Parlamento europeo (non il bilancio ignominiosamente decurtato dagli avvocati dell’austerità nel vertice europeo del 7-8 febbraio).
Non sappiamo quale possa essere la via che vi permetta di dire sì a questi punti di programma consentendo la formazione del nuovo governo che decida di attuarli, e al tempo stesso di non contraddire la vostra vocazione. Nella giunta parlamentare si può fin da subito dar seguito alla richiesta di ineleggibilità di Berlusconi, firmata da ormai 150.000 persone : la fiducia può essere condizionata alla volontà effettiva di darvi seguito. Quel che sappiamo, è che per la prima volta nei paesi industrializzati e in Europa, un movimento di indignati entra in Parlamento, che un’Azione Popolare diventa possibile. Oggi ha inizio una vostra marcia attraverso le istituzioni, che cambieranno solo se voi non fuggirete in attesa di giorni migliori, o peggiori. Se ci aiuterete a liberarci ora, subito, dell’era Berlusconi: un imprenditore che secondo la legge non avrebbe nemmeno dovuto metter piedi in Parlamento e tanto meno a Palazzo Chigi.
Avete detto: «Lo Stato siamo noi». Avete svegliato in Italia una cittadinanza che vuole essere attiva e contare, non più delegando ai partiti tradizionali le proprie aspirazioni. Vale per voi, per noi tutti, la parola con cui questa cittadinanza attiva si è alzata e ha cominciato a camminare, nell’era Berlusconi: «Se non ora, quando?»

Remo Bodei
Roberta De Monticelli
Tomaso Montanari
Antonio Padoa-Schioppa
Salvatore Settis
Barbara Spinelli

http://temi.repubblica.it/repubblica-appelli/?action=vediappello&idappello=391293&ref=HRER2-1 

venerdì 1 marzo 2013

Intervista a Pier Luigi Bersani di Massimo Giannini - La Repubblica

Il mio piano per governare

di Pier Luigi  Bersani,                                                                                               

Piano per il cambiamento  piano_governare_det
 
Chiamatelo come volete: governo di minoranza, governo di scopo, non mi interessa. Mercoledì prossimo lo proporrò in direzione, poi al Capo dello Stato: io lo chiamo un governo del cambiamento, che mi assumo la responsabilità di guidare, che propone sette o otto punti qualificanti e che chiede in Parlamento la fiducia a chi ci sta». Pierluigi Bersani si gioca così le ultime carte. Chiuso nel suo ufficio, tormenta il solito toscano spento. Ma appare molto più battagliero della mesta conferenza stampa di martedì scorso. Il leader del Pd prova a uscire dall'angolo rilanciando la sfida a Grillo («i suoi insulti non mi spaventano»), aprendo alle ipotesi di offrire le alte cariche dello Stato a M5S e Pdl «sui ruoli istituzionali siamo pronti a esaminare tutti gli scenari») ma chiudendo definitivamente la porta a qualunque "governissimo" con Berlusconi («ora basta, di occasioni per dimostrarsi responsabile ne ha avute e le ha sprecate tutte»).

Segretario, partiamo dall`inizio. Il giorno dopo lo tsunami. Cos`ha provato, lunedì sera?

«Come ho già detto: una delusione per una governabilità a rischio».

Vogliamo dirlo? Queste elezioni le avete perse.

«Anche se per la prima volta un partito di centro sinistra ha avuto la maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato questo non ci ha consegnato di per sé la soluzione, come avverrebbe in altre democrazie del mondo...».

Non parli in politichese. Avete vinto numericamente, ma avete perso politicamente. Il Pd ha dilapidato 3 milioni 600 mila voti, con il neo-liberismo in crisi, l`onda lunga delle sinistre in Europa, la destra berlusconiana distrutta in Italia. Quando vi ricapiterà un`occasione del genere?

«Certamente questa ondata di protesta ed esigenza di cambiamento ci è arrivata in casa. Ma non è vero che le "condizioni di sistema" erano così favorevoli. Sul terreno sociale non lo erano affatto. E questo io l`avevo percepito. Si vada a rileggere tutto quello che ho detto in campagna elettorale, e vedrà se non è vero».

Se fosse vero, gli italiani l`avrebbero votata in massa. Se non è successo la colpa di chi è? Degli italiani che non hanno capito, odi voi che non vi siete spiegati?

«Ne vedo tanti di dotti, medici e sapienti che sdottoreggiano col senno di poi. Io non ho mai pensato che se non vinciamo la colpa è degli italiani che non ci capiscono. E neanche penso che quel che è avvenuto sia riconducibile a errori della campagna elettorale che possono sempre esserci. Si sono fronteggiati una destra che proponeva soluzioni fiscali oniriche e Grillo che proponeva la palingenesi. Mi vuol far dire che avremmo dovuto coltivare anche noi un messaggio che si inserisse tra l`impossibile e l`irrazionale? Avremmo dovuto essere un po` meno "realisti"? Non sono convinto di questo. In campagna elettorale ho sempre detto che il cuore della crisi italiana nasceva dai temi sociali, dall`impoverimento e dall`allargamento della forbice delle disuguaglianze».

L`impressione è che siate rimasti ingabbiati tra la solita paura di scoprirvi a sinistra e la solita necessità di aprire al centro, tanto più che sapevano tutti che dopo il voto avreste fatto l`accordo con Monti.

«E' innegabile che la necessità di non rompere con Monti ci ha condizionato. E in questo condizionamento qualcosa abbiamo pagato».

In più avete sottovalutato la rabbia degli italiani, che mentre pagavano l`Imu vedevano moltiplicarsi gli scandali e non vedevano limiti ai privilegi della casta.

«Ho sempre avuto chiaro quanto contassero anche i nodi dei costi e dei meccanismi della nostra democrazia, che via via sono diventati una pregiudiziale ineludibile per tanti elettori che hanno scelto il Movimento 5 Stelle...».

Ma lo tsunami vi ha travolto lo stesso. Evidentemente il messaggio sul cambiamento è stato vago, o non abbastanza forte.

«No, su questo non ci sto. Si può dire che non siamo riusciti ad evitare che il fenomeno del voto del disagio e della protesta ci venisse in casa. Ma non mi si venga a dire che non avevamo visto il pericolo. Se non l` avessi visto non avrei fatto le primarie, mettendomi in gioco, e non avrei fatto le "parlamentarie". E oggi lo tsunami non l`avremmo preso di striscio, ma in piena faccia. Se abbiamo un Parlamento tutto nuovo il grosso del merito è nostro: il 42% dei nuovi sono donne, e su 340 deputati dei nostri eletti alla Camera io ne conosco al massimo il 10%. In campagna elettorale ho passato giorno e notte a divincolarmi, tra chi mi chiedeva a quanti centimetri di distanza il Pd dovesse stare da Monti o da Vendola. Mi sono sgolato a rispondere "voi siete matti, non vedete che il problema non è questo?"».

Lei si sgolava pure, ma non si chiede perché non l`abbiamo sentita?

«Vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa in campagna elettorale? Accetto anche questo. Ma vede, insistere su questo vuol dire rimuovere la questione di fondo. Le ragioni che spiegano la novità del voto le ho indicate più volte e ora devo solo rafforzarle. Negli ultimi due anni la riduzione di Pil e la distruzione di valore aggiunto e posti di lavoro è comparabile solo con quello che è successo dopo l`ultima Guerra Mondiale. Di fronte a questo dramma la politica è apparsa impotente o immorale. Chiedersi "quanto ci costa un parlamentare" è l`altra faccia del chiedersi "a che serve un parlamentare". La democrazia rappresentativa ha dimostrato di non padroneggiare l`avvitamento in atto tra austerità e recessione. E un tema europeo, ma è un tema ancora di più italiano. Questa crisi ha creato correnti fortissime, l`opinione pubblica si è divisa tra istanze di innovazione, proteste radicali, linee di fuga utopiche, scorciatoie per cercare il meglio dal peggio, tipo "usciamo dall`euro". Qui, in questo punto, sta il che fare...».

Bene, ce lo spieghi. Che fare?

«Prima di tutto c`è da rispettare l`esito del voto. In secondo luogo c`è bisogno che ciascuno si assuma le sue responsabilità. A noi spettata prima parola perché abbiamo la maggioranza, larga alla Camera e relativa al Senato. E allora, per noi responsabilità significa cambiamento. Il cambiamento non è un`esclusiva di M5S. Anche noi l`abbiamo chiesto, l`abbiamo praticato e oggi e lo invochiamo con ancora più forza».

In che modo? Qual è la sua proposta per dare governabilità al Paese?

«Voglio ribaltare lo schema. Mercoledì prossimo in direzione mi assumerò la responsabilità di formali fare la proposta di un governo di cambiamento, che segnali in modo netto il cambio di fase con sette - otto punti programmatici. Il primo tema è l`Europa.Voglio che il prossimo governo ponga una questione dirimente, di cui ho parlato al telefono con Hollande l`altroieri: l`austerità da sola ci porta al disastro. In sede europea, tutti devono mettersi in testa che il rientro dal debito e dal deficit è un tema che va spostato nel medio periodo: ora c`è un`altra urgenza assoluta, il lavoro. Il secondo tema è quello sociale. Il disagio è troppo forte, i comuni devono poter aprire sportelli di sostegno, bisogna sbloccare subito i pagamenti della PA alle imprese e introdurre sistemi universalistici negli ammortizzatori sociali. Il terzo tema è la democrazia. Il nuovo governo, immediatamente, deve dimezzare il numero dei parlamentari, abbattere gli stipendi al livello di quelli dei sindaci, varare leggi che regolino la vita dei partiti e non solo per i finanziamenti, che inaspriscano drasticamente le norme anti-corruzione e che regolino finalmente i conflitti di interessi. Ciascuno di questi punti si tradurrà in un specifico disegno di legge, che giorno dopo giorno farò pubblicare in rete già da giovedì mattina. Questo mi offrirà la gradevole opportunità di rilanciare anche qualche vecchia idea, come la creazione di un ministero per lo Sviluppo Sostenibile, visto che l`economia verde deve essere il cuore del nuovo governo che ho in testa».

Perfetto. E con questa piattaforma programmatica cosa ci farà, una volta ottenuto il via libera dalla direzione del Pd?

«Quando il Capo dello Stato mi chiamerà per le consultazioni, io presenterò questa piattaforma come base per un governo di cambiamento...».

... Di cui lei si candida a fare il presidente del Consiglio?

«Sì. Questa sarà la mia proposta a Napolitano. Con questa piattaforma io mi presento in Parlamento, perché è ora che questo Parlamento fortemente rinnovato torni a svolgere fino in fondo il suo ruolo. Con questa piattaforma io mi rivolgo a tutte le forze politiche, per vedere chi è pronto ad assumersi le proprie responsabilità».

E questo cosa sarebbe? Un governo di minoranza, un governo di scopo, che si va a cercarei voti dove li trova, senza maggioranze precostituite?

«Lo chiami come vuole. Per me è un govemo di cambiamento, che come tutti i governi chiederà la fiducia. La mia partita la gioco a viso aperto, e questo vuoi dire che non ci sono tavoli segreti, inciuci o caminetti».

Grillo dice: "sceglierò legge per legge cosa votare"...

«Leggendo la nostra costituzione, votare legge per legge non è sufficiente, perché un governo nasce con un voto di fiducia o non nasce per niente. Ora sta a lui scegliere. Il cambiamento non lo fai con quelli che di una torta si vogliono mangiare solo la ciliegina. Il Paese va governato, non può essere lasciato allo sbando di fronte all`Europa e ai mercati».

D`Alema propone di cedere a M5S e al Pdl la presidenza di Camera e Senato. Lei è d`accordo?

«Non mi discosto da quello che ho detto in campagna elettorale. Chi arriva primo non ha l`esclusiva sulle cariche istituzionali. Ma ci sono due aspetti che mi preme sottolineare. Il primo: l`emergenza non si affronta con i vecchi schemi da cittadella assediata della politica. Il secondo: quando ci sono in ballo le istituzioni sono aperto a tutte le ipotesi, ma quando si parla di governo non possono esserci ambiguità...».

Appunto, Hic Rhodus. Se salta lo schema del suo "governo di cambiamento" lei è pronto o no a fare il patto col diavolo, cioè un governo di larghe intese con il Berlusconi "statista" che dice "questa è l`ora della responsabilità"?

«Senta, in questi anni Berlusconi di "ore della responsabilità" ne ha avute a bizzeffe, e le ha mancate tutte. La responsabilità lui non la concepisce al di fuori degli interessi suoi e dei suoi. Dunque, lo voglio dire con assoluta chiarezza: l`ipotesi delle larghe intese non esiste e non esisterà mai».

Eppure sembra che anche nel Pd ci siano forti pressioni su di lei.

«Pressioni ce ne sono tante, e di tutti i tipi. Anche la base preme, e in direzione opposta a quella delle larghe intese. Per fortuna siamo un grande partito, che discute e decide in organismi collegiali. Proposte di governissimo finora non ne ho sentite. Sarebbero la morte del Pd, sarebbero risposte di una politica che rifiuta la realtà e si chiude in se stessa. Io ho un`altra idea: come ho detto sempre in campagna elettorale serve un governo di combattimento, e io sono pronto a guidarlo».

Ma se Grillo le risponde picche, e le ripete che lei è "un morto che cammina" che si fa?

«Mi aspettavo che Grillo rispondesse così. Ma sbaglia di grosso, se pensa di aver davanti uno che si impressiona. A Grillo voglio solo dire che accolgo il suggerimento di Vasco Rossi: "fottitene dell`orgoglio". Lui può insultare finché vuole, ma deve venire in Parlamento a dirmelo. Gli lancio questa sfida. Il governo di cambiamento che propongo non risponde solo al sentire del suo popolo, ma anche del mio. Finora il suo slogan è stato "tutti a casa". Bene, ora che dentro la casa c`è anche lui dica con chiarezza se vuole andare via anche lui o se è interessato a ristrutturare la casa».

Non mi ha detto se nel suo pacchetto c`è anche la riforma della legge elettorale, visto gli ennesimi disastri prodotti dal Procellum.

«È certamente una priorità. Bisognerà verificare le posizioni altrui. Noi la nostra proposta l`abbiamo già presentata in Parlamento:maggioritario a doppio turno, sul modello francese».

D`Alema, evidentemente per blandire il Pdl, propone di inserire il presidenzialismo. Lei condivide?

«Nella nostra proposta deliberata dall`Assemblea nazionale il presidenzialismo non c`è».

Senta, ma se il suo governo di cambiamento fallisce che succede? Si torna a votare?

«Non ho subordinate. Questa è la mia proposta. Deciderà il presidente della Repubblica, con la sua consueta saggezza».

Lei si sta giocando l`osso del collo. Non ha mai pensato di dimettersi, in questi giorni? E che farà se la sua proposta non va in porto?

«Dimissioni? Sono due anni che dico che questo 2013 per me è l`ultimo giro. Lo so e l`ho sempre saputo. Ma da mozzo o da comandante, io non lascio la nave...».

Segretario, dica la verità. Quanto pesa l`istinto di sopravvivenza delle nomenklature?

«Non scherziamo. Qui c`è un Paese da salvare. Per quel che riguarda me chi pensa che sia in gioco una questione personale o è un meschino, o è un cretino».

La squadra

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