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Chi dorme non piglia pesci: se non ti occupi della politica, la politica, o prima o poi si occuperà di te...

venerdì 20 settembre 2013

Appello agli elettori del Partito Democratico da parte di Fabrizio Barca, Goffredo Bettini, Felice Casson, Pippo Civati, Laura Puppato, Debora Serracchiani




Appello agli elettori del Partito Democratico


Questo appello è rivolto a tutti gli elettori del Partito Democratico affinché diano il loro contributo partecipando al prossimo congresso in maniera attiva.
L'analisi delle criticità ci vede concordi circa un Partito Democratico spesso ingabbiato da logiche correntizie, incapace di cogliere i cambiamenti del nostro tempo, ammalato di tatticismo e di personalismi, poco propenso ad ascoltare la base, il suo elettorato e la voce dei territori.
La missione del Partito Democratico è quella di governare l'Italia. Oggi dobbiamo fare quei cambiamenti di sistema indispensabili a farla divenire il Paese del  rispetto e del merito che è il fondamento di ogni società, dove crescita economica e benessere umano, ambientale e civile vanno di pari passo. Per questo serve un congresso ricco di contenuti e di obiettivi.
Il congresso del Partito Democratico sarà il momento in cui non si rinnoveranno solo i dirigenti nazionali e locali, ma si definirà la linea politica dei prossimi anni.
Abbiamo l'idea di un partito che non sia consociativo ma alternativo al centrodestra, rispettoso dei principi stabiliti dallo Statuto, chiaro nei contenuti e trasparente nelle scelte, aperto alla società civile e ai suoi talenti, pronto a confrontarsi con gli amministratori locali, capace di formare una classe dirigente, promotore del merito a tutti i livelli.
Da tempo chiediamo un congresso aperto al quale possano partecipare non solo gli iscritti, ma anche gli elettori e i simpatizzanti. Un congresso con regole semplici, chiare e trasparenti. Un congresso che diventi luogo di discussione e scelta per milioni di persone. In ogni caso ci sarà un solo modo per cambiare il Partito Democratico: entrarci.
Aderire in massa, partecipare al congresso da iscritti, per contribuire non solo con il voto ma con la partecipazione, vorremmo dire con la propria vita, con l'esempio; assai di più di quanto si possa fare se fossero "solo" primarie. Patrimonio di condivisione che non ci ha mai tradito.
Con questo appello chiediamo pertanto a tutti gli elettori del Partito Democratico, nessuno escluso, di iscriversi. Di farlo fin da oggi e di invitare altre persone a farlo. Questo consentirà di ampliare la base della nostra democrazia interna e di avere una leadership autorevole, riconosciuta e pienamente legittimata.
Iscriversi al Partito Democratico è semplice. Basta rivolgersi al circolo del proprio luogo di residenza, sottoscrivere l'adesione e ritirare la tessera. Ma c'è anche l'iscrizione on line, dal sito del Partito Democratico.
Ne vale la pena. Non per noi, non per chi sarà il prossimo segretario, ma per il Partito Democratico.
Che è un po' come dire per l'Italia.

Fabrizio Barca
Goffredo Bettini
Felice Casson
Pippo Civati
Laura Puppato
Debora Serracchiani

lunedì 5 agosto 2013

Documento politico per discussion​e interna al partito democratic​o


CI E' GIUNTA IN REDAZIONE LA SEGUENTE MAIL CON ALLEGATO CHE VOLENTIERI PUBBLICHIAMO
IL TEAM PDCHIAMPO.

" Buon giorno a tutti,
vi invio il documento che un gruppo di iscritti al PD della provincia ha redatto come spunto di riflessione sulla situazione attuale del Partito e sulle prospettive venture. Il testo,  già inoltrato al Segretario provinciale e ai vari coordinatori di Circolo della provincia, e sottoscritto da un centinaio di iscritti, non vuole essere, e non è, una tesi congressuale ma un contributo ed uno stimolo per tutti per analizzare la situazione del Partito vicentino ed anche oltre, perché in tutti i Circoli della nostra provincia sia nota la posizione dei firmatari, espressa per far sì che i temi contenuti nel documento siano oggetto di discussione democratica, fondamento dell’azione politica del nostro Partito.

Se interessati potete sottoscrivere anche voi il documento e promuoverne la discussione all’interno dei vostri circoli di appartenenza.

Auguro a tutti un buon fine settimana,


Filippo Crimì, Deputato del Partito Democratico.


  • PER UN VERO E VINCENTE PARTITO DEMOCRATICO, ANCHE A VICENZA
Ci avviciniamo al congresso del partito, che sarà finalmente un’occasione per definire una linea
politica chiara e delle regole di gestione e di azione del partito condivise.
Il congresso porterà inevitabilmente a caratterizzazioni, anche marcate, delle diverse linee politiche,
soprattutto in una fase come quella attuale, segnata dalla fatica di trovare un equilibrio tra le idealità
che ispirano il nostro partito e le esigenze di governare la fase gravissima di crisi che attraversiamo.
In tutto questo corriamo anche il rischio di non sapere affermare e affrontare, una volta di più, le
debolezze che caratterizzano l’azione del partito nei nostri territori.
Questo documento parte da queste esigenze, e quindi, al di là delle convinzioni personali - che
saranno espresse in totale libertà e onestà intellettuale negli ambiti deputati e in fase congressuale
da ciascuno dei promotori e firmatari - vuole proporre una riflessione serena sul futuro del Partito
Democratico nel nostro territorio (e nel paese), ritenendo in tal modo di interpretare un’esigenza
condivisa dalla generalità delle iscritte e degli iscritti, elettrici ed elettori del Partito Democratico del
territorio della provincia di Vicenza.
 

  •  UNO SGUARDO SU COSA DOVEVA ESSERE IL PARTITO DEMOCRATICO
La nascita del Partito Democratico è stata la maggiore, forse l’unica, idea politica innovativa degli
ultimi venti anni. Nelle intenzioni doveva rappresentare la sintesi delle culture politiche del
centrosinistra per dare vita ad un proposta che fosse in grado di alzare lo sguardo oltre l’orizzonte del
novecento.
Il sogno del PD partiva dalla consapevolezza che la società era cambiata e cambia in fretta, e che le
categorie del pensiero politico tradizionale, polarizzato nella classica divisione tra destra-sinistra, non
erano e non sono più in grado, da sole, di dare risposte utili alla comunità.
Inoltre, i partiti che diedero vita al PD muovevano dalla crescente consapevolezza di essere percepiti
come i partiti della conservazione, ottusamente prigionieri di schemi mentali inadeguati, con una
leadership immutabile ed autoreferenziale, divisa e rissosa. Tale consapevolezza divenne certezza
all’indomani del disarmante fallimento del secondo governo Prodi.
Il Partito Democratico doveva rappresentare uno scatto di reni, un atto di coraggio nel segno del
cambiamento, una proposta che - superato l’uso nostalgico della parola “Sinistra” - ne rielaborasse
con coraggio il contenuto in rapporto alle veloci trasformazioni della società, alle sue complessità, ai
suoi conflitti, ai nuovi deboli e alle esigenze del ceto produttivo.
In definitiva, un partito di sinistra capace di diventare forza maggioritaria e in grado di governare
anche con il consenso di nuovi elettori. 
 

  •  L’ERRORE PRINCIPALE DEL PARTITO DEMOCRATICO
Le vicende politiche della seconda repubblica hanno avuto come protagonisti:
* i partiti personalistici come Forza Italia, Lega, Italia dei Valori e, da ultimo il M5Stelle,
caratterizzati dalla totale identificazione nel leader, populisti e demagogici;
* i partiti tradizionali come i DS, il Partito Popolare, l’UDC, Alleanza Nazionale, ingessati nelle
ideologie del passato, incapaci di rinnovarsi;
* la galassia dei partitini dello zerovirgola, dei generali senza esercito eppure con a disposizione un
potere politico e di veto enorme e sproporzionato, in grado di condizionare l’azione di qualsiasi
governo.

Tre protagonismi responsabili del declino inarrestabile del nostro paese.
Questo è lo scenario in cui è nato il Partito Democratico, con davanti a sé le praterie del
cambiamento e, da ultimo, gli assist della dissoluzione e della delusione del governo Berlusconi.
Le statistiche e i giudizi degli osservatori internazionali da tempo descrivono il nostro paese come un
paese in declino: un paese fondato sul nepotismo, sul clientelismo, su un finto egualitarismo che
producono inefficienze, distorsioni della concorrenza, ingiustizia, discriminazioni tra generi e
generazioni. Un paese dove dominano l’incapacità di far emergere e valorizzare le competenze,
l’assenza di meritocrazia, le rendite di posizione, gli oligopoli che fissano prezzi e tariffe, l’evasione
fiscale diffusa. Un paese che non dà spazio ai giovani che guardano al futuro non più con speranza,
ma con disillusione, rassegnazione e anche con paura, che non credono più al merito, ma alla
raccomandazione. Di questa situazione sono responsabili tanto il clientelismo, mascherato da
liberalismo, quanto l’egualitarismo demagogico.
Il Partito Democratico paga oggi più di altri il fatto di non avere saputo proporre idee capaci di
interpretare il cambiamento richiesto dalla maggioranza del paese.
Se dunque la sconfitta del PD di Walter Veltroni era prevedibile e per certi versi comprensibile, lo
stesso non si può dire di quella delle elezioni del febbraio 2013, nelle quali il PD ha evidenziato tutta
la sua debolezza (annunciata, peraltro), che non solo non riesce a conquistare terreno al di fuori dei
propri tradizionali bacini elettorali, ma non recupera neppure il voto operaio e popolare, oggi in rotta
verso il Movimento 5 Stelle (e prima verso PDL e Lega).
I dati sono impietosi, soprattutto nella parte più produttiva del paese che doveva essere il vero banco
di prova.
Politiche 2013 in Veneto: 184.000 voti in meno rispetto al 2008 (da 817.000 a 633.000) nonostante
PDL e LEGA abbiano perso complessivamente 809.000 voti;
Politiche 2013 in Provincia di Vicenza: 32.725 voti in meno rispetto al 2008 (da 133.057 a 100.332)
nonostante PDL e LEGA abbiano perso 127.978 voti.
Il risultato delle amministrative ha restituito al PD solo in parte fiducia e credibilità, dovendo tale
risultato essere letto all’interno di un quadro di astensionismo molto oltre i livelli di guardia, che non
ha risparmiato neppure il PD, il quale ha registrato una ulteriore diffusa flessione dei voti rispetto alle
recenti elezioni politiche.

  •  LE CAUSE DELLA SCONFITTA E DELLA COSTANTE PERDITA DEL CONSENSO
La cause della sconfitta, rispetto alle primitive speranze suscitate dalla nascita del partito, sono
molteplici. Eccone alcune.
* Il PD non ha mai veramente dato l’idea di voler essere un progetto innovativo.
* In buona misura è rimasto la somma di partiti che lo avevano costituito.
* La leadership è rimasta immutata e sempre apparsa inamovibile.
* Le correnti, un tempo espressione di utile pluralismo, si sono moltiplicate e trasformate in
strumenti dediti a sfacciate spartizione degli incarichi e dei ruoli di potere.
* Il partito ha dimostrato una scoraggiante incapacità di elaborare proposte e soluzioni chiare,
condivise e riconoscibili (in campagna elettorale, quando si chiedeva all’uomo della strada se
conosceva le proposte in campo, del PDL sapeva che voleva abolire l’IMU; del M5S che voleva
tagliare i costi della politica; e del PD … poco o niente).
* Ha continuato ad usare un linguaggio stantio, incomprensibile, impopolare, inefficace.
* Non è riuscito e non riesce parlare al cuore delle persone, appare un partito privo di carica
emotiva.

Impossibile, dunque, con questi presupposti, pretendere che il PD fosse quello che prometteva di
essere.

  •  IL PARTITO DEMOCRATICO CHE VOGLIAMO
Vogliamo un Partito Democratico accogliente, che non abbia pregiudizi ideologici, che non sia così
presuntuoso da assegnare patenti di appartenenza.
Vogliamo un Partito Democratico utile alla nostra società, che non anteponga le carriere politiche
individuali alla funzione di servizio collettivo e che quindi selezioni la propria classe politica e
dirigente sulla base di qualità, competenze e talento.
Vogliamo un Partito Democratico aperto agli iscritti e alle iscritte, ai simpatizzanti e alle
simpatizzanti, ai cittadini e alle cittadine che, quando necessario, sappia e voglia organizzare primarie
vere e trasparenti.
Vogliamo un Partito Democratico vero dentro e concreto fuori.
Vogliamo un Partito Democratico che sia il luogo della giustizia e del servizio.
E pertanto è assolutamente necessario e non più rinviabile:
§ Strutturare un percorso innovativo nei metodi di lavoro e nella proposta di coinvolgimento di tutti
i possibili interlocutori.
§ Costruire un ambito di integrazione delle risorse presenti nel territorio, superando le
frammentazioni, pur nel rispetto delle specificità, valorizzare le persone del Pd o vicine, degli
amministratori dei territori, non indiscriminatamente, ma in base alle competenze.
§ Creare le premesse per uno stile di lavoro condiviso, al di là delle diverse aree di operatività e
appartenenze a gruppi identitari, cordate elettorali, correnti che gestiscono potere nel partito e
nel territorio: svecchiare i riti autoreferenziali di direzioni e di assemblee chiamate, nei fatti, solo a
ratificare le decisioni del ceto dirigente oligarchico, dare sostanza vera al confronto politico e
programmatico attraverso una leadership che sia espressione chiara di una linea politica
riconoscibile e non ondivaga a seconda delle convenienze, del “ se, ma anche”, di patti stretti nell’
interesse di pochi.
§ Essere strumento per sviluppare la capacità di "ascolto" dei segnali che provengono dalla realtà
veneta, favorendo l'abilità di decodificare le domande politico-sociali provenienti dal territorio; il
che significa dotare i circoli e gli amministratori di analisi e riflessioni capaci di leggere il contesto
in modo serio, autorevole, utile all’ attivazione delle politiche nel territorio veneto.
E ancora:
§ valorizzare le risorse esistenti nel territorio;
§ sollecitare la collaborazione territoriale tra i circoli;
§ sensibilizzare la collettività sulle tematica politiche;
§ attivare risorse ideative e creative per incidere culturalmente e produrre un cambiamento nel
modo di vivere e stare nel partito (non solo gazebo, ma compartecipazione consapevole alle
scelte);
§ considerare il bisogno di sviluppo di un’identità “forte”, tale da consentire al PD veneto di essere
protagonista degli scenari politici futuri promuovendo la ricerca di autonomia e riconoscimento di
tutte le specificità in un clima cooperativo e non antagonista;
§ acquisire uno stile di lavoro comune, efficiente, di qualità, adeguato alla realtà che è fortemente
connotata dal cambiamento in tutti i campi e che stride con i riti obsoleti di una certa politica e
maggiormente legato ai bisogni dei territori;

§ promuovere aggregazione a partire da una comune esperienza;
§ elaborare strategie relazionali consone a sviluppare la capacità di individuazione di soluzione di
situazioni problematiche.

  • IL PARTITO DEMOCRATICO A VICENZA
In questo contesto è inoltre necessario fare scelte propriamente finalizzate ad un rafforzamento
dell’organizzazione e dell’azione politica del Partito democratico della provincia di Vicenza.
Di conseguenza ci impegniamo fin d’ora ad adottare quanto di seguito indicato come parte
integrante e fondamentale delle diverse mozioni o dei diversi programmi a cui chi condivide questo
documento aderirà a seconda delle proprie convinzioni personali nella prossima tornata
congressuale, e ad esporlo nelle assemblee di circolo, cittadine e provinciali e in ogni possibile
contesto.
  Tornare (o entrare, definitivamente) in sintonia con il mondo produttivo del nord-est
I risultati elettorali delle politiche 2013 hanno dimostrato ancora una volta, se non l’ostilità,
quantomeno il pregiudizio fortissimo che il mondo produttivo del nostro territorio nutre nei
confronti del Partito democratico.
Questa cosa è ancora più grave alla luce dei definitivamente conclamati (nel corso della legislatura
precedente e pure manifestatisi in queste elezioni) fallimenti, politici e anche morali, del leghismo e
della destra berlusconiana al governo. Piuttosto che votare Partito democratico una larga parte del
ceto produttivo ha scelto Monti, o Fare per fermare il declino, o in massa il Movimento 5 Stelle.
E non è stato dovuto unicamente all’alleanza politica del Partito democratico con Sinistra ecologia e
libertà. È qualcosa di più; legata al fatto che, pur essendo seriamente oggetto dei nostri programmi
politici e elettorali, ci sono alcune cose che non diciamo con abbastanza chiarezza e convinzione:
soprattutto che le tasse sono troppo alte, e che a ciò corrisponde un livello di spesa pubblica
eccessiva (e ciò non in quanto spesa pubblica in sé, ma in quanto – e nella misura in cui – è spesa
pubblica improduttiva); che produrre beni e servizi è reso difficile da adempimenti burocratici arcaici
e asfissianti, che bloccano l’economia senza spesso nemmeno perseguire gli obiettivi di tutela di beni
e interessi pubblici a cui dovrebbero essere preposti; che il sistema giudiziario non tutela; che la
pubblica amministrazione in generale presenta ancora sacche di inefficienza e situazioni di
ingiustificato privilegio e mancanza di assunzione di responsabilità.
Per questo riteniamo e proponiamo che, accanto ai temi irrinunciabili della sua azione politica:
- il diritto fondamentale al lavoro (inteso in tutte le sue forme: dipendente, autonomo,
professionista, stagionale, intellettuale…);
- i diritti sociali e le pari opportunità di genere e generazione (da sostenere con leggi e politiche
attive a livello regionale e comunale, presupposto indispensabile per lo sviluppo economico e
sociale e culturale del Veneto);
- il diritto alla salute e all'assistenza (in una realtà sociale nella quale l'invecchiamento della
popolazione richiede crescenti risorse per far fronte ai bisogni di salute e di assistenza della
medesima);
- la promozione del merito nella formazione, nei sistemi d’istruzione, nelle università, nella ricerca;
- la cultura, i beni e il patrimonio artistico, architettonico e paesaggistico;
il Partito Democratico di Vicenza:

- consideri essenziale, per rinnovare le capacità di crescita economica e sociale, del Veneto e
dell’Italia, che le istituzioni orientino prioritariamente la propria azione ad agevolare le condizioni
di competitività delle nostre imprese e in generale del nostro settore produttivo. A tal fine il
Partito democratico di Vicenza orienti la propria azione politica, con specifici programmi e
iniziative;
- si attivi per coniugare sviluppo e sostenibilità (economica, ambientale, sociale) assumendosi con
chiarezza la responsabilità da protagonista di intervenire nelle grandi scelte infrastrutturali che
modificheranno in modo irreversibile l'ambiente in cui viviamo, a partire dagli investimenti su
sistemi di mobilità alternativi a quelli attuali.
   Primarie vere e aperte per recuperare credibilità nella società civile e il sostegno, la
legittimazione e lo slancio di tutte le democratiche e i democratici vicentini
Le primarie parlamentari del 30 dicembre 2012 hanno finito per essere un’interruzione nel processo
di crescita civile che il Partito democratico ha imposto adottando le primarie come metodo.
Pur avendo a che fare con la sconcezza del porcellum (e anzi proprio per questo) e con tempistiche
elettorali ristrette, non è stato corretto comprimere la procedura in pochissimi giorni e non ha avuto
giustificazione che le regole adottate a livello nazionale abbiamo limitato l’elettorato passivo (cioè i
requisiti di candidabilità) e l’elettorato attivo (cioè la legittimazione a votare) rispetto a quanto
previsto nei documenti statutari. Le elettrici e gli elettori del Partito democratico, e l’opinione
pubblica in generale (che comunque ci guarda), hanno avuto la sensazione di un partito che teme di
aprirsi ad una competizione vera.
Il Partito democratico Veneto, peraltro, nell’accettare tali limitazioni ha omesso di applicare le
proprie regole Statutarie (art 2, commi 3 e 4, art. 9, commi 3 e 9).
E ancora, non è stata corretta la gestione della fase della raccolta delle firme degli iscritti e iscritte
per partecipare alle primarie, come non è stato corretto che non sia stata data la possibilità a tutti i
candidati di accedere in condizioni di parità alle liste dei partecipanti alle primarie “Italia bene
comune”.
Dal punto di vista politico va aggiunto che il Partito democratico vicentino (come in generale quello
veneto, peraltro) non ha operato in modo da candidare alle primarie e, comunque, per proporre
nelle liste per le politiche (l’unica cosa positiva che il porcellum avrebbe al limite consentito) anche
personalità di spicco della società civile, di cui la provincia di Vicenza e il Veneto fortunatamente non
mancano.
Tutto questo toglie sostegno e legittimazione popolare, credibilità e slancio all’azione politica del
Partito democratico di Vicenza e del Veneto.
Per questo riteniamo e proponiamo che:
- Il Partito democratico di Vicenza consideri che le primarie debbano essere una procedura ampia,
aperta e trasparente.
- Le primarie siano sempre aperte a tutte le elettrici e elettori del Partito, e quindi, nel rispetto
dell’articolo 2 dello Statuto del Partito democratico Veneto, a tutti coloro che accettino di essere
registrati pubblicamente come elettrici e elettori.
- Le primarie si svolgano sempre e in ogni caso con una tempistica adeguata a permettere la
presentazione nei circoli e in assemblee pubbliche delle candidate e dei candidati e con modalità
e tempistiche che permettano a tutte le candidate e i candidati di presentare le proprie idee e
proposte, i propri programmi, mozioni, ecc … nei circoli e in assemblee pubbliche.
- A tutti gli iscritti e le iscritte, e laddove previsto a tutti gli elettori e elettrici, siano assicurate pari
condizioni nell’accesso alle informazioni necessarie a presentare la candidatura e pari condizioni
nel presentare la candidatura.
- A tutte le candidate e a tutti i candidati siano assicurate pari condizioni nell’accesso alle
informazioni utili alle primarie (ivi compresi, a titolo di esempio, gli elenchi pubblici delle elettrici
e degli elettori). A tutte le candidate e a tutti i candidati sono assicurate reali condizioni di parità
nella partecipazione alle primarie.
Primi sottoscrittori del documento
...

venerdì 19 luglio 2013

F35, giustizia e Kazakistan, è l’umiliazione dello Stato

 
Parla Zagrebelsky: “F35, giustizia e Kazakistan, è l’umiliazione dello Stato” 
 da IL FATTO QUOTIDIANO
Intervista al presidente emerito della Corte costituzionale, secondo cui nel nostro Paese "grave un 'non detto' che spiegherebbe molte cose": "Si fa finta di vivere nella normalità della vita democratica, ma non è così. Su tutto domina la difesa dello status quo, in questa maniera la democrazia muore"
di

Professore, negli ultimi tempi abbiamo assistito a numerosi episodi di natura politica e costituzionale che hanno suscitato discussioni e polemiche. Lei che ne pensa?
Prima che dagli episodi, iniziamo da un dubbio, da un interrogativo di portata generale, di cui vorremmo non si dovesse parlare. E, invece, dobbiamo.

Cosa intende?
Una cosa angosciante. Si tratta solo di singoli episodi, oppure di manifestazioni di qualcosa di più profondo, che non riusciamo a vedere e definire con chiarezza, ma avvertiamo come incombente e minaccioso? Qualcosa in cui quelli che altrimenti sarebbero appunto solo episodi isolati, assumono un significato comune. Li dobbiamo trattare isolatamente o come sintomi d’un generale e pericoloso malessere?

Dica lei.
Guardi: può darsi ch’io pecchi in pessimismo. Mi sembra che sulla vita politica, nel nostro Paese, in questo momento, gravi un “non detto” che spiegherebbe molte cose. Si fa finta di vivere nella normalità della vita democratica, ma non è così. È come se una rete invisibile avvolgesse le istituzioni politiche fossilizzandole; imponesse agli attori politici azioni e omissioni altrimenti assurdi e inspiegabili; mirasse a impedire che qualunque cosa nuova avvenga. Questa è stasi, situazione pericolosa. Se qualche episodio, anche grave o gravissimo, sfugge alla rete, l’imperativo è sopire, normalizzare. Ciò che accade sulla scena politica sembra una messinscena. Ci si agita per nulla concludere. Ma la democrazia, così, muore. Lo spettacolo cui assistiamo sembra un gioco delle parti, oltretutto di livello infimo. Il numero degli appassionati sta diminuendo velocemente. L’umore è sempre più cupo. Bastava guardare i volti e udire il tono di alcuni che hanno preso la parola nel dibattito sulla vicenda della “rendition” kazaka. Sembravano tanti “cavalieri dalla trista figura”. Non si respirava il “fresco profumo della libertà”, di cui ha scritto ieri Barbara Spinelli. Né v’era traccia di quella “felicità” che è l’humus della democrazia, di cui abbiamo ragionato Ezio Mauro e io, in contrasto con l’atmosfera stagnante dei regimi del sospetto, dell’intrigo, della libertà negata.

Si riferisce alla maggioranza modello “larghe intese”?
Innanzitutto: è una maggioranza contro natura; contraria alle promesse elettorali e quindi democraticamente illegittima, anche se legale; che pretende di fare cose per le quali non ha ricevuto alcun mandato. Ricorderà che è stata formata pensando a poche e chiare misure da prendere insieme: governo “di scopo” (come se possa esistere un governo senza scopi!), “di servizio” (come se ci possa essere un governo per i fatti suoi!) e, poi, “di necessità”. Ora, sembra un governo marmorizzato il cui scopo necessario sia durare, irretito in un gioco più grande di lui. La riforma elettorale, bando alle ciance, non si fa, perché in fondo, oltre che essere nell’interesse di molti, nel frattempo, con l’attuale, non si può tornare a votare. Perfino l’abnorme procedimento di revisione della Costituzione è stato pensato a questo scopo, come si ammette anche da diversi “saggi” che pur si sono lasciati coinvolgere. E, in attesa che la si cambi, la si viola.

Così arriviamo agli episodi. Il caso F-35?
Incominciamo da qui. Il Parlamento è stato esautorato quando il Consiglio supremo di difesa ha scritto che i “provvedimenti tecnici e le decisioni operative, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’esecutivo”, sottintendendo: “responsabilità esclusive”. Chissà chi sono i consulenti giuridici che hanno avallato queste affermazioni, che svuotano i compiti del Parlamento in materia di sicurezza e politica estera? Un regresso di due secoli, a quando tali questioni erano prerogativa regia. Del resto, lei sa che cosa è questo Consiglio? Qualcuno si è ricordato che la sua natura è stata definita nel 1988 da una relazione della Commissione presieduta da un grande giurista, Livio Paladin, istituita dal presidente Cossiga per fare chiarezza su un organo ambiguo (ministri, generali, presidente della Repubblica)? Fu chiarito allora che si tratta di un organo di consulenza e informazione del presidente, senza poteri di direttiva. D’altra parte, chi stabilisce se certi provvedimenti e certe decisioni sono solo tecniche e operative, e non hanno carattere politico? I sistemi d’arma, l’uso di certi mezzi o di altri non sono questioni politiche? Chi decide? Il Parlamento, in un regime parlamentare. Forse che si sia entrati in un altro regime?

L’affaire kazako è una “brutta figura internazionale” o una violazione dei diritti umani?
Una cosa e l’altra. Ma non solo: è l’umiliazione dello Stato. Ammettiamo che nessun ministro ne sapesse qualcosa. Sarebbe per questo meno grave? Lo sarebbe perfino di più. Vorrebbe dire che le istituzioni non controllano quello che accade nel retrobottega e che il nostro Paese è terreno di scorribande di apparati dello Stato collusi con altri apparati, come già avvenuto nel caso simile di Abu Omar, rapito dai “servizi” americani con la collaborazione di quelli italiani e trasportato in Egitto: un caso in cui s’è fatta valere pesantemente la “ragion di Stato”. Non basta, in questi casi, la responsabilità dei funzionari. L’art. 95 della Carta dice che i ministri, ciascuno personalmente, portano la responsabilità degli atti dei loro dicasteri. Se, sotto di loro, si formano gruppi che agiscono in segreto, per conto loro o in combutta con poteri estranei o stranieri, il ministro non risponderà penalmente di quello che gli passa sotto il naso senza che se ne accorga. Ma politicamente ne è pienamente responsabile. Troppo comodo il “non sapevo”. Chi ci governa, per prima cosa, “deve sapere”. Se no, dove va a finire la nostra sovranità? Chi, dovendola difendere, in questa circostanza, non l’ha difesa?

Che dire del blocco del Parlamento decretato per protesta contro l’Autorità giudiziaria?
Che, anche questa, come la manifestazione di decine di parlamentari scalpitanti dentro e fuori il Tribunale di Milano, è una vicenda inconcepibile. Altrettanto inconcepibile è che l’una e l’altra non siano state oggetto di puntuale e precisa condanna. Anche qui: ammettiamo per carità di Patria che l’una sia stata una normale sospensione tecnica e l’altra una visita guidata a un palazzo pubblico. Non basta, però, averli “derubricati”, per poter dire che non è successo nulla. La questione è che non s’è detto autorevolmente che l’intento e i mezzi immaginati sono, sempre e comunque, inammissibili perché contro lo Stato di diritto.

C’è una logica che spiega i singoli episodi?
Potrei sbagliare, ma a me pare che su tutto domini la difesa dello status quo e del governo che lo garantisce. In stato di necessità, si passa sopra a tutto il resto. L’impressione, poi, è che in quella rete invisibile di connivenze, di cui parlavo all’inizio, si finisca per attribuire a un partito e al suo leader un plusvalore che non corrisponde al loro consenso elettorale e alla rappresentanza in Parlamento. Come se toccarne gli interessi possa determinare una catastrofe generale. Sembra che tutti siano utili, ma qualcuno sia necessario e, per questo, si debbano tollerare da lui cose che, altrimenti, sarebbero intollerabili.

Così si è corrivi nei confronti di una parte politica, anche se c’è di mezzo la Costituzione. A chi spetta difenderla?
In democrazia, a tutti i cittadini, che nella Costituzione si riconoscono. Poi, a chi occupa posti nelle istituzioni, subordinatamente a un giuramento di fedeltà. Infine, salendo più su, a colui che ricopre il ruolo comprensivamente detto di “garante della Costituzione”, il presidente della Repubblica.

sabato 13 luglio 2013

Dimissioni Alfano: l'associazione VicenzaInsieme lancia una petizione su Avaaz.org

Lunedì 15 luglio, in parlamento sarà bufera sul "caso Shalabayeva": M5s e SEL chiederanno sia alla Camera che al Senato le dimissioni dell'attuale ministro degli Interni Angelino Alfano, sul modo di condurre la vicenda di una madre e la sua figlioletta. Le due rifugiate politiche, con l'inganno, sono state allontanate dal nostro paese. Molto hanno fatto i due parlamentari del Partito Democratico Emanuele Fiano e Luigi Manconi affinchè questa vicenda emergesse... Siamo sicuri che il segretario Guglielmo Epifani non rimarrà indifferente e prenderà una posizione di fronte a questa vicenda che ha dell'incredibile!

Di seguito il testo che potrete trovare sul sito Avaaz.org e, in fondo all'articolo, il link per poter firmare la petizione.
Il Team PDChiampo

La notte del 29 maggio 2013, 50 agenti armati della Digos sono stati mandati ad arrestare una donna e la sua figlioletta di 6 anni.




Dopo pochi giorni, le due sono state imbarcate in fretta e furia su un aereo privato e rispedite nella loro patria, il Kazakistan.
Erano Alma Shalabayeva e la piccola Alua, moglie e figlia del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, principale oppositore del dittatore Nazarbayev.
Tutto questo è accaduto in Italia, senza che ne venissero informati né il Ministro degli Esteri Emma Bonino, né quello della Giustizia, Annamaria Cancellieri, né il primo Ministro Enrico Letta, con una procedura a dir poco irregolare.
Per settimane, quasi tutta la stampa italiana ha taciuto sulla vicenda, fatta passare per una semplice espulsione di immigrate clandestine.
Il 12 luglio 2013, il Governo Letta ha annunciato la cancellazione del provvedimento di espulsione, ammettendo in questo modo di aver commesso un errore: un errore che potrebbe avere conseguenze gravissime, sia sul piano umano, sia sul piano politico.
Alma e Alua si trovano, infatti ad essere ostaggi del dittatore Nazarbayev, accusato in due diversi report di Amnesty International, risalenti al 2003 e al 2004, di aver fatto torturare i propri oppositori.
Il Ministro Alfano era al corrente di ciò che stava accadendo?
Ha consapevolmente consegnato due ostaggi ad un governo straniero o è stato aggirato dallo stesso apparato a cui dovrebbe essere a capo?
In entrambi i casi non è accettabile che Angelino Alfano continui ad occupare il posto di Ministro degli Interni e chiediamo il vostro aiuto per ottenere le sue immediate dimissioni.
Per aiutarci, firma la petizione a questo indirizzo:

http://www.avaaz.org/it/petition/Dimissioni_del_Ministro_dellInterno_Angelino_Alfano/?tiYxNab

Carissime Alma e Alua, ci auguriamo di vedere presto altre vostre foto con, sullo sfondo, un meraviglioso paesaggio italiano.


giovedì 11 luglio 2013

Un inchino del parlamento che potrebbe costare molto caro

Se non verrà fatta chiarezza, se il PDL non chiarirà al PD che c'è una netta separazione tra le vicissitudini del governo e quelle del leader Silvio Berlusconi, il governo Letta potrà pur procedere, forse, anche dopo la sentenza di terzo grado della cassazione, ma si acuirà la lontananza tra l'elettorato del PD e la dirigenza stessa. Un effetto è stato visto proprio qui a Chiampo durante le recenti amministrative.

Costa Concordia, ecco il piano per la rimozione

Di seguito riportiamo un'intervista rilasciata oggi dal dimissionario presidente del Partito Democatico


«Non si può assecondare eversione istituzionale del Pdl»
di Giovanna Casadio - da La Repubblica


«Il Pd è sempre stato una sentinella contro la deriva berlusconiana, non possiamo venire meno al nostro compito di presidio democratico». Rosy Bindi ha detto "no" alla sospensione dei lavori parlamentari, lasciando l'aula di Montecitorio.

Bindi, perché non ha partecipato al voto?

«Il Pd non dovrebbe mai assecondare gli atteggiamenti di eversione istituzionale del Pdl. Il centrodestra ha attaccato la Cassazione, ha minacciato di bloccare i lavori parlamentari per alcuni giorni. È vero che lo stop delle commissioni e dell'aula è stato di un pomeriggio, ma il significato politico non cambia. Inoltre con il nostro comportamento in aula, abbiamo assecondato i "falchi" del Pdl: non dovevamo offrire sponda agli irresponsabili».

Il Pd ha fatto un errore?«Il Pd deve sciogliere un nodo che ci portiamo dietro da quando abbiamo dato vita a questo governo. Una cosa è la lealtà a Letta, altra è annacquare il nostro profilo alternativo alla destra e soprattutto la nostra contrarietà assoluta ai comportamenti berlusconiani, che sono improntati al conflitto tra i poteri dello Stato e alla pretesa di bloccare il corso della giustizia».La sentenza Mediaset a fine mese accelererà una crisi di governo?
«Chi si proclama innocente dovrebbe auspicare una decisione veloce e non invocare il diritto alla prescrizione. Ci si lamenta sempre della lentezza della magistratura nei processi. Nella passata legislatura presentai un disegno di legge perché i processi per i politici abbiano tempi velocissimi, non per privilegiare i politici ma per assicurare ai cittadini che chi li rappresenta o li governa sia affidabile. Auguro a Berlusconi di essere assolto: perciò se arriva presto la sentenza, è meglio per tutti. Di certo, questa è una fase molto difficile e pericolo sa per il Pd: non può mancare il sostegno leale al governo ma non è possibile neppure condizionare le prospettive del partito, peraltro in una fase congressuale, rinchiudendolo nello stato di necessità rappresentato dall'alleanza di governo con Berlusconi. Non possiamo compromettere il nostro profilo politico».I Democratici non reggono una maggioranza con Berlusconi?
«Noi abbiamo un atteggiamento molto responsabile. Ma era necessaria una decisione collegiale del gruppo parlamentare. Alcuni democratici si sono astenuti, altri non hanno votato. Ma anche quelli che sono stati disciplinati erano in grande sofferenza. Una cosa così impegnativa, meritava una discussione adeguata».È indispensabile per il Pd cambiare maggioranza?
«Il governo deve fare cose importanti per il paese. Ma non possiamo accettare che questa fase diventi una camicia di forza, perché così rischiamo di morire. Non sarà il Pd a mandare in crisi Letta. Però se il Pdl puntasse a una crisi di governo, in Parlamento si possono sempre cercare altre soluzioni. Comunque non si va a votare con questa legge elettorale: il Pdl se lo metta bene in testa».Il suo è un "j'accuse" al partito?
«No. Non votare è stata una sofferenza. Sono uscita dall'aula perché la tentazione più grande era di intervenire dissociandomi. Ho evitato. Ci vuole responsabilità in questo momento, è vero. Ma di subire il ricatto del Pdl non me la sono sentita. Nonostante il mio no alle larghe intese, al governo ho assicurato il voto di fiducia e la lealtà che non è mai venuta meno. Però ho detto che avrei presidiato il profilo alternativo del Pd e rifiuto l'equivoco della pacificazione».

Italian Party of Berlusconi Stops Activity in Parliament


from
http://www.nytimes.com

 http://www.nytimes.com/2013/07/11/world/europe/11iht-italy11.html?_r=0

 ROME — In a sign of Italy’s political fragility, the coalition government of Prime Minister Enrico Letta came under heavy strain on Wednesday, when the main center-right party of the former prime minister, Silvio Berlusconi, called for a timeout from Parliament to discuss an impending court ruling for Mr. Berlusconi and its political consequences.

Amid protests from the opposition Five Star Movement, almost all activity stopped in both houses of Parliament for a day.

Lawmakers from the People of Liberty party, known as the P.D.L., asked for time for consultation, the day after Italy’s highest court scheduled a hearing on July 30 for Mr. Berlusconi’s final appeal in a tax fraud case. This date came months earlier than expected. The decision by the court, motivated by the need to prevent the statute of limitations from expiring on one of the charges facing the former prime minister, caused a political uproar.

A definitive conviction would result in a five-year ban from public office for Mr. Berlusconi. If the high court’s decision is upheld by the Court of Cassation and by Parliament, it would likely result in a political earthquake for the left-right coalition. Until that or other court decisions are made, the government is likely to remain frail, but stable, analysts say.

“This government has always been hanging by many threads, Berlusconi’s several trials, the tensions within the P.D.L. and also within the Democratic Party, where many don’t like to govern with the P.D.L.,” said Gianfranco Pasquino, a political science professor at the School of Advanced International Studies at John Hopkins University in Bologna. “But I doubt that any of this will have a serious impact on the government.”

While senators from the anti-establishment Five Star Movement took off their jackets and ties in protest, fellow party members in the lower house walked out on Wednesday afternoon to oppose against the parliamentary suspension.

“We sit in Parliament to find solutions to the policies of the last 20 years,” Roberta Lombardi, a member of Parliament from the Five Star Movement, said, sitting in the square adjacent to Parliament. “Does the world need to stop because the court set a hearing for citizen Berlusconi?”

Faced with record unemployment and a public debt of more than €2 billion, or $2.6 billion, the grand coalition was already under pressure for the slow pace of its reforms. The “politics of small steps,” as Mr. Letta’s action has been described, has postponed some crucial decisions until the fall and has been struggling to ease the tax burden on citizens.

“This government is aware of being very exposed — it’s one of the drawbacks of any coalition government, and this case certainly did not make it stronger,” said Mr. Pasquino, the professor. “It will be stronger only if its policies lower unemployment and boost the economy.”

On Tuesday, the ratings agency Standard & Poor’s downgraded Italy’s sovereign credit rating to just two notches above junk, because of concerns about the economy. The International Monetary Fund expects Italy’s growth to decrease by 1.8 percent this year, before slightly recovering in 2014.

Mr. Berlusconi’s legal woes have been widely covered in the news and have cluttered Italy’s political life in recent months, as several trials overlapped. Last month, he was sentenced to seven years in jail for paying for sex with an underage nightclub dancer and for abusing his powers to try to cover it up.

The conviction is not definitive until two appeals are made. Every time a court condemns Mr. Berlusconi, his lawmakers urge supporters to take to the streets to protest against the “leftist magistrates,” and some of these demonstrators have been calling for early elections.

However, the prime minister said Tuesday night on television that the government would survive whatever happened. Above all, President Giorgio Napolitano is opposed to early elections while Italy is experiencing its worst postwar recession and before Parliament makes changes to election laws.

“In a certain, convoluted way, what happened today strengthened the reason to support the government,” said Sergio Fabbrini, director of the school of government at Luiss Guido Carli University in Rome.  “As the two main parties in Italy are divided and too weak, if taken alone, none of them is capable of acting as an alternative to the current government.”

giovedì 4 luglio 2013

Bindi e Santanchè... come i cavoli a merenda...



03 Luglio 2013 Bindi e Santanchè… pari non sono!
di Rosy Bindi

Alcuni colleghi e commentatori continuano a chiamare in causa la mia elezione alla vicepresidenza della Camera nella passata legislatura, come esempio di comportamento bipartisan che dovrebbe essere seguito anche per la elezione della collega Santanchè. Mentre desidero premettere che senza alcun problema seguirò le indicazioni che il mio gruppo ci darà, vorrei fare alcune precisazioni, non certo marginali.

Innanzi tutto vale ricordare che per l’elezione dei componenti dell’Ufficio di presidenza ogni parlamentare può esprimere un numero limitato di preferenze, così da garantire le minoranze e assicurare che ciascun gruppo possa eleggere i propri rappresentanti. E per eleggere i quattro  vicepresidenti si possono votare solo due nomi.

Questa regola fondamentale fu seguita anche nel mio caso. Fui eletta con 262 voti, la seconda più votata dopo Antonio Leone e, pur essendo candidata del partito di opposizione, superai Maurizio Lupi. Infatti, il Pdl votava per Leone e Lupi, mentre il Pd, che disponeva di 217 deputati, votava per i due candidati di minoranza Bindi e Buttiglione.

Fui eletta grazie ai voti del mio gruppo e penso dell'Udc. Non ebbi bisogno dei voti del PdL, non ne feci richiesta e se qualche voto arrivò da quel partito fu libero, non dovuto e apprezzato. Mi pare che ci sia materia per non usare la mia persona in modo improprio e per ribadire che è il Pdl che deve garantire i voti ai suoi candidati e superare le proprie divisioni, senza gridare al tradimento del vincolo di maggioranza. E soprattutto senza invocare un precedente che non esiste…

lunedì 1 luglio 2013

"Cambiare con la Costituzione", seminario sul percorso di riforma costituzionale


 Una miglior grafica del seguente articolo si trova al seguente indirizzo.
Il Team PDChiampo
http://www.democraticidavvero.it/adon/files/intervento%20Bachelet.pdf

Grazie dell’invito. Ho contribuito alla nascita dell’associazione “Salviamo la Costituzione, aggiornarla non demolirla” (www.salviamolacostituzione.it) e del comitato promotore del referendum che nel 2006, con 6 milioni di voti di scarto, ha bocciato la riforma costituzionale di Berlusconi e soci. Presidente era Scalfaro, portavoce Bassanini, capo del comitato scientifico Elia. Io ero solo tesoriere, un ragazzo di bottega. Non sono un costituzionalista e non ripeterò quanto detto il 4 giugno scorso alla direzione nazionale del PD (www.giovannibachelet.it/pag1vekkia/direzionePD_040613.pdf); mi limito a riflessioni legate al referendum e alla mia recente esperienza parlamentare.

1.
Il disegno di legge costituzionale governativo oggi in discussione non riguarda il merito delle riforme costituzionali (forma parlamentare, presidenziale, etc.), ma solo l'istituzione della commissione bicamerale e la corrispondente deroga all’articolo 138.

2.
L’iter di questo disegno di legge è, quindi, regolato dall’attuale articolo 138: se in seconda votazione questa legge costituzionale non passa con i 2/3 degli aventi diritto, potrà essere sottoposta a referendum prima di ogni discussione di merito sulle riforme.

3.
L’iter di questo disegno di legge è appena cominciato e (sempre grazie all’articolo 138) prima di Gine novembre non potrà concludersi, anche procedendo a tappe forzate.

4.
Il termine di 18 mesi di cui tanto si parla partirebbe dopo l’approvazione finale di questa legge, dunque non prima di novembre.

5.
La commissione dei 35 esperti è perciò una (rispettabile) esercitazione governativa: essa non può interagire con la commissione bicamerale sulle riforme costituzionali per l’ottimo motivo che quest’ultima non è ancora istituita, né lo sarà prima di novembre.

6.
Sul vistoso gap fra questo disegno di legge costituzionale e la lettera e lo spirito della Costituzione (iniziativa governativa anziché parlamentare, previsto dimezzamento dei tempi, revisione globale dei Titoli I, II, III e V...) rimando alla recente audizione del nuovo presidente dell’associazione, professor Pace (http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/000/202/Prof._PACE.pdf). Pongo qui questioni politiche parlamentari: a. all’audizione del Senato il professor Pace ha spiegato scientificamente perché le bicamerali 1993 e 1997 sono cattivi precedenti, ma vale la pena anche di ricordare come mai, storicamente, nessuna delle due concluse i propri lavori: la commissione del 1993 per interruzione anticipata della legislatura, quella del 1997 perché Berlusconi rovesciò il tavolo; la domanda è: quale delle due cose accadrà stavolta? b. l’articolo 2 affida alla commissione bicamerale anche "coerenti progetti di legge ordinaria di riforma dei sistemi elettorali": pur di non far cadere il governo, anche la legge elettorale il PD la farà solo con Berlusconi? senza SEL? senza grillini? e poi: per coerenza con le riforme costituzionali, il PD aspetterà la fine del loro (lungo) iter a rischio di votare ancora con il Porcellum, che (come si vede!) non garantisce né rappresentanza né governo? la legge elettorale non era la cosa piú urgente? c. in realtà esistono anche riforme costituzionali urgenti, condivise, puntuali (altri relatori oggi ne parlano), fattibili con il semplice 138, come avvenne per la riforma del Titolo V, confermata dal referendum 2001 con 5 milioni di voti di scarto; oggi ad esempio, senza derogare al 138, l’abolizione di una Camera (che riduce tempi legislativi e numero dei parlamentari) si potrebbe in teoria approvare in 6 mesi d. le procedure di revisione globale non sono previste dalla Costituzione (vedi http://salviamolacostituzione.wordpress.com/2012/06/20/riforma-della-costituzione-contrarieta-alle-proposte-presentate/); che il governo le approvi tagliando fuori l’opposizione è ancora piú grave; gravissimo sarebbe, a questo punto, impedire anche la controprova popolare del referendum: possibile che si arrivi a questo? Giovanni Bachelet, seminario “Cambiare con la Costituzione”, Roma 25/6/2013 e. è possibile arrivarci, sí, ma al Senato con margine abbastanza stretto: qui la soglia
dei 2/3 degli aventi diritto è 212; il plenum dell’attuale maggioranza è 234; nel PD e in Scelta Civica, lo vediamo dai relatori di questo seminario e dai firmatari del documento di Franco Monaco (http://www.democraticidavvero.it/adon.pl?act=doc&doc=13002), si è aperta una prima crepa: gli “obiettori di coscienza” avranno il coraggio di perseverare, coagulando ulteriore dissenso rispetto a questa bicamerale governativa, oppure si sono salvati l’anima ma poi, al momento buono, voteranno come tutti gli altri?

7.
Rileggo un antico giudizio di Paolo Sylos Labini sulla tentata revisione costituzionale del 1997: "La legittimazione politica scattò automaticamente quando fu varata la Bicamerale: non era possibile  combattere Berlusconi avendolo come partner per riformare, niente meno, che la Costituzione..." Vengono in mente due differenze rispetto all’oggi: a quell'epoca (a) parlavamo “solo” di corruzione giudiziaria, frodi, conflitti di interesse e par condicio, mentre adesso parliamo anche di Mubarak, e (b) Berlusconi era all'opposizione, non al governo insieme ad alcuni di noi.

8.
Tuttavia, di fronte alla drammatica crisi economica e di rappresentanza politica, non si possono liquidare, come qualcuno è tentato di fare, le inquietanti somiglianze fra la Francia del 1958 e l’Italia di oggi. Diciamo, dunque, no all’immobilismo costituzionale ed elettorale. Però diciamo un netto no anche al cinismo degli apprendisti stregoni, al furore riformatore di chi da un lato finge di non conoscere i saldi principi del campione di libertà e giustizia insieme al quale dovremmo riformare la Costituzione; dall’altro dimentica che nemmeno la piú sconvolgente svolta istituzionale della storia recente, la fine dell’URSS, ha impedito a Eltsin, ex sindaco comunista di Mosca, e a ruota a Putin, ex
capo dei servizi segreti sovietici, di restare a cavallo (e che cavallo): a riprova che, in assenza di una forte leadership democratica pronta a subentrare, nessun abracadabra costituzionale è in grado, da solo, di produrre l’agognato rinnovamento della politica (e purtroppo se Arcore non è certo Colombey les Deux Eglises, abbiamo già visto che nemmeno Bettola o Firenze lo sono).

9.
Non sono piú in Parlamento e non invidio chi ci sta oggi. Sono però tuttora tesoriere dell'associazione "Salviamo la Costituzione"; siamo pronti a impegnarci in un altro referendum, purché un sufficiente numero di Senatori si metta la mano sulla coscienza e ci consenta di farlo.

10.
Questa battaglia sarà durissima, molto piú dura che nel 2005 - 2006, quando, dopo un attimo di iniziale esitazione, il centrosinistra si schierò compatto contro le riforme costituzionali di Berlusconi, Fini, Bossi e Casini. Invece oggi, o almeno per il momento, il pezzo piú grosso della sinistra parlamentare è favorevole. Per vincere anche stavolta, prima in Parlamento e poi se necessario nel Paese, sembra prudente restare fedeli a Scalfaro e Elia. Ovvero. Coltivare uno stile di rigore, serenità e massima apertura verso chiunque ami la Costituzione. Creare un fronte il piú possibile ampio e robusto. Non crogiolarsi nel gruppetto perdente e minoritario che strilla contro ogni riforma, spara
sui politici della propria metà campo e rimpiange i vecchi partiti e il proporzionale puro, senza ricordare che la degenerazione finale di quel sistema elettorale ci ha regalato il CAF, l’odierna voragine del debito pubblico, l’impero mediatico senza regole e senza concorrenza di Silvio Berlusconi; mentre, dopo quarant’anni di “conventio ad excludendum”, è stato proprio il sistema elettorale maggioritario, con Prodi, a riportare un paio di volte l’intera sinistra al governo del Paese. Il titolo di questo incontro e le diverse provenienze politiche dei partecipanti, da Scelta Civica a SEL, suggeriscono che siamo sulla buona strada.
Giovanni Bachelet

mercoledì 26 giugno 2013

Tesoro, perdite potenziali di 8 miliardi.

Quegli strumenti ebbero un ruolo nel consentire il nostro ingresso nell'euro. La Corte dei Conti ha inviato la Finanza dopo il report del ministero. Ma non ha finora ottenuto i contratti di stipula

di ANDREA GRECO
 
ROMA - Nei conti pubblici italiani c'è una perdita potenziale da almeno otto miliardi di euro. E' relativa a derivati accesi negli anni Novanta, anche per consentire al nostro Paese di entrare da subito nell'euro, e rinegoziati nel 2012. I dati sono frutto di analisi e rielaborazioni di esperti del settore sulla base del documento che il ministero fornisce con cadenza semestrale alla Corte dei Conti. Repubblica ha potuto consultare quel documento di 29 pagine, di cui oggi dà notizia anche il Financial Times.

Secondo una fonte governativa, la magistratura contabile ha letto con preoccupazione i numeri - ufficiali ma non pubblici - ricevuti a inizio 2013 e in aprile ha inviato la Guardia di Finanza al dicastero in cerca dei contratti di stipula di quei derivati. Ma finora non li ha ottenuti.

Alla richiesta di maggiori dettagli avanzata da Repubblica, il Tesoro non ha rilasciato alcun commento. No comment anche dalla Corte dei Conti e dalla Banca centrale europea presieduta da Mario Draghi, che fu direttore generale del ministero tra il 1991 e il 2001, quando molti di quei contratti furono stipulati.

La ristrutturazione dei derivati nel 2012 è collegata all'esigenza delle banche (una ventina delle solite: le tre grandi italiane, le principali europee e le maggiori d'affari anglosassoni) di ridurre il rischio Italia. In sostanza la crisi ha portato gli istituti specialisti in titoli di stato a presentare il conto dei vecchi derivati. Ed è qui che emerge una perdita potenziale di 8,1 miliardi.

C'è poi l'anomalia degli swap rinegoziati a un prezzo "off market", cioè con una forte perdita iniziale per l'erario. Anomalia probabilmente dovuta al fatto che i contratti originari erano in realtà prestiti mascherati che il Tesoro è oggi costretto a rimborsare a caro prezzo.

(26 giugno 2013)

Commento da parte della redazione:

IVA, IMU, riforma Fornero, tagli al personale pubblico, tikets sanitari...

... E negli anni '90 comprano derivati che ci fanno perdere ottomiliardi. Quale futuro per i cittadini italiani?

venerdì 7 giugno 2013

Nuova Chiampo: programma amministrativo per gli anni 2013 - 2018

Pubblichiamo il programma con il quale la lista civica "Nuova Chiampo" guidata dall'attuale sindaco Matteo Macilotti, si è presentata a Chiampo, vincendo le elezioni.

Il Team PdChiampo




PROGRAMMA (Pubblicato tra il 28 ed il 30 aprile, 2013 da Nuova Chiampo sul sito www.nuovachiampo.it ):

 Salute
La salute dei cittadini rappresenta un bene sul quale non si può e non si deve negoziare. La nostra vallata, soprattutto in ragione della peculiare categoria di insediamenti produttivi che ospita, è particolarmente sensibile alle problematiche inerenti la salute. Molto negli anni è stato fatto ma ancora molto resta da fare.
In primo luogo Nuova Chiampo intende intervenire con rigore per completare celermente il trasferimento delle attività produttive dal centro del paese alla zona industriale.
In secondo luogo Nuova Chiampo intende intervenire per assicurare che, durante la fase di trasferimento, non si svolgano attività produttive potenzialmente dannose per la salute dei cittadini negli stabilimenti produttivi situati nel centro del paese.
In terzo luogo Nuova Chiampo si propone di rafforzare le attività di controllo sulla salute dei cittadini attivando, di concerto con gli enti competenti, specifiche iniziative volte a tracciare e monitorare il quadro generale sulla salute della popolazione.

Ambiente
Per quanto attiene al risparmio energetico e alla riduzione dei rifiuti Nuova Chiampo si impegna a proseguire nelle politiche già iniziate fruttuosamente dalle precedenti amministrazioni.
Nuova Chiampo, inoltre, intende promuovere corsi di formazione, rivolti a tecnici che operano nel settore dell’edilizia e a cittadini interessati, sull’utilizzo di nuovi materiali, di nuove tecniche di edificazione, di nuovi strumenti per ridurre il consumo energetico e promuovere il rispetto dell’ambiente.
Per quanto riguarda l’educazione ambientale Nuova Chiampo, di concerto con le scuole primarie e secondarie di primo grado, intende organizzare un percorso di educazione ambientale che coniughi ambiente e nuove tecnologie, attraverso l’impiego di applicazioni in realtà aumentata.
Nuova Chiampo, inoltre, vuole impegnarsi a individuare nuove aree per la realizzazione di orti pubblici, nei quali i cittadini che lo desiderino, previa assegnazione di un lotto di terreno, possano provvedere alla coltivazione di frutta, verdura e ortaggi.
Riteniamo che gli orti pubblici possano rappresentare un forte elemento di socialità e in un momento di crisi economica possano anche costituire un aiuto per le famiglie e per cittadini in difficoltà.
Nuova Chiampo, inoltre, intende proseguire nell’organizzazione dei “corsi natura”, già proficuamente allestiti dalla scorsa amministrazione.

Sociale
Nuova Chiampo ritiene che in un tempo di grave crisi economica la priorità debba essere data alle fasce deboli della popolazione.
In primo luogo Nuova Chiampo intende dare priorità nel bilancio comunale al fondo di solidarietà per le famiglie e i cittadini in difficoltà economica, reintroducendo tale fondo e ampliandolo nella maggior misura possibile.
In secondo luogo, Nuova Chiampo propone di estendere gli accordi con gli esercenti e la grande distribuzione per la vendita a condizioni particolari ed acquisti last minute per merci deperibili, per categorie particolari: famiglie in difficoltà, pensionati, lavoratori in cassa integrazione. Si impegna altresì a valutare l’ideazione di una rete di raccolta delle vivande avanzate ogni giorno nelle mense del nostro territorio finalizzata alla distribuzione per i cittadini in situazioni difficoltose.
Inoltre, Nuova Chiampo crede nella famiglia e nell’importante ruolo che questa riveste all’interno della nostra comunità per questo ritiene indispensabile sostenere le famiglie mediante servizi che agevolino la crescita di questi nuclei.
Al tal fine Nuova Chiampo propone di:
(a) proseguire il lavoro e gli sforzi compiuti dall’amministrazione in collaborazione con l’IPAB Chiampo per la realizzazione di servizi rivolti agli anziani e ai bambini con l’obiettivo di potenziare le funzionalità offerte;
(b) riorganizzare i servizi rivolti ai minori quali i doposcuola in modo che possano rappresentare sia un supporto scolastico sia un ambiente educativo, di crescita e di integrazione;
(c) implementare gli interventi atti a monitorare e a prevenire le situazioni di disagio famigliare;
(d) compiere uno studio di fattibilità inerente a servizi quali i “nidi famiglia” e gli “asili aziendali”;
(e) agevolare strumenti di supporto nelle problematicità che si possono presentare in ogni momento della vita legate alle dipendenze e ai disturbi relazionali. In tal senso intendiamo utile collaborare con gli enti e le strutture che nel nostro comune e in quelli limitrofi già offrono servizi in questi ambiti;
(f) coinvolgere i gruppi appartenenti ad altre culture per agevolare l’integrazione e arricchire la nostra comunità coinvolgendo anche le associazioni che già operano in questo senso.

Politiche per la disabilità
L’appellativo di città per Chiampo non deve rimanere solo un nome, la nostra comunità deve impegnarsi a crescere come città garantendo ogni giorno i diritti di tutti i cittadini compresi coloro che sono affetti da disabilità.
Per questo Nuova Chiampo si impegna a creare la consulta delle disabilità composta da cittadini direttamente interessati, che hanno esperienza o che sono in contatto con particolari realtà. Questa consulta avrà il compito di affiancare l’amministrazione nelle scelte inerenti:
(a) agli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche;
(b) alla predisposizione di occasioni di condivisione inerenti le diverse patologie e disabilità al fine di renderli momenti formativi e di crescita per la cittadinanza intera;
(c) all’individuazione degli strumenti per supportare i disabili e le loro famiglie.

Viabilità
La conformazione del territorio obbliga la popolazione della nostra città a muoversi lungo un’unica arteria che congiunge il nord e il sud del comune.
Posto che la costruzione di ulteriori arterie non è prospettabile, occorre favorire un nuovo modello di mobilità incentivando l’utilizzo di sistemi di trasporto alternativi.
A questo fine proponiamo:
(a) di istituire un servizio di trasporto pubblico verso la zona industriale di Arzignano, nelle ore di maggior afflusso e deflusso dei lavoratori dalle attività produttive;
(b) di istituire un servizio di trasporto pubblico verso la stazione dei treni di Montebello, a beneficio degli studenti e dei lavoratori che utilizzano il treno;
(c) di favorire il car sharing strutturato, attraverso un apposito servizio informatico gestito dal comune;
(d) di favorire l’utilizzo della bicicletta attraverso il completamento e l’ammodernamento della pista ciclabile, nonché mediante l’istituzione di un servizio pubblico di noleggio di biciclette tradizionali e biciclette elettriche.

Cultura
La cultura deve rappresentare il motore di sviluppo della nostra città e Nuova Chiampo vuole porre la cultura al centro del suo programma amministrativo.
Per questo intendiamo, in primo luogo, istituire una “commissione cultura”, composta da cittadini che a vario titolo e in forme diverse operano in ambito culturale, al fine di redigere il “progetto culturale” all’interno del quale sviluppare le attività e gli eventi del nostro comune. Intendiamo, infatti, collocare le proposte culturali all’interno di un progetto strutturato, in grado di unire trasversalmente le generazioni, evitando iniziative frammentate.
In secondo luogo, proponiamo le seguenti azioni specifiche:
(a) valorizzare la biblioteca comunale e gli spazi presenti nell’edificio della biblioteca per finalità culturali;
(b) realizzare uno spazio, nella zona centrale del paese, in cui gli artisti della vallata possano esporre le loro opere e possano organizzare seminari e workshop;
(c) realizzare, anche mediante strumenti di finanza di progetto, una sala prove a beneficio dei gruppi musicali della vallata;
d) realizzare nella piazza Giacomo Zanella un angolo attrezzato, per dare la possibilità ai gruppi musicali e ai gruppi teatrali di esibirsi all’aperto durante i fine settimana;
(e) sviluppare specifici progetti con gli attori economici della nostra vallata, al fine coniugare la promozione dell’arte locale e i prodotti locali;
(f) installare nelle piazze, nei giardini e nelle rotatorie della città le opere degli artisti e degli artigiani della nostra vallata.;
(g) valorizzare i giovani laureati del nostro comune offrendo loro la possibilità di far conoscere le loro tesi di laurea mediante progetti o presentazioni;
(h) sviluppare, coinvolgendo gli studenti delle scuole secondarie di primo grado, un progetto che conduca a classificare i punti di interesse storico-artistico della nostra città, attraverso tecnologie a realtà aumentata, consentendo ai visitatori della città di conoscere la storia degli edifici, dei monumenti, dei personaggi che hanno fatto la storia locale.

Centro Storico
Il centro della città rappresenta il fulcro delle attività socio-culturali di ogni paese. Da anni la riqualificazione della piazza di Chiampo rappresenta un punto che contraddistingue i programmi elettorali delle amministrazioni che si sono succedute nel tempo. Nonostante ciò la piazza ancora oggi rappresenta soltanto un luogo di passaggio per le automobili e le attività economiche presenti si stanno spostando verso i comuni limitrofi. Pertanto riteniamo fondamentale far rivivere il centro storico:
(a) attraverso la pedonalizzazione immediata durante i fine settimana della piazza;
(b) attraverso la pianificazione di un calendario di attività socio-culturali, soprattutto nei fine settimana, da effettuarsi nella piazza con le associazioni e con le attività commerciali;
(c) attraverso la riqualificazione urbanistica della piazza;
(d) attraverso specifiche disposizioni urbanistiche che incentivino la presenza di attività commerciali al centro del paese;
(e) attraverso misure che agevolino l’utilizzo del suolo pubblico per le attività commerciali presenti in centro.

Imprese
La burocrazia rappresenta un ostacolo rilevante per l’attività dei nostri imprenditori. Nell’ottica della riorganizzazione della macchina comunale, particolare attenzione sarà prestata ai rapporti con le imprese e il commercio, al fine di facilitare quanto più possibile le imprese e le attività commerciali, le quali costituiscono la speranza e il futuro della nostra vallata.
Nuova Chiampo intende promuovere un’azione amministrativa che offra a tutti coloro che hanno spirito di iniziativa e intendono investire la possibilità di farlo senza incontrare nella lentezza o nell’inefficienza della pubblica amministrazione l’ostacolo ai loro progetti.
A questo riguardo, Nuova Chiampo si propone di stabilire proficui rapporti di collaborazione con le associazioni di categoria al fine di determinare assieme le misure e i percorsi più adeguati per agevolare le attività delle imprese.
Inoltre, Nuova Chiampo intende promuovere processi di internazionalizzazione delle nostre aziende attraverso l’organizzazione di corsi di lingua specifici per operatori della pelle e del marmo e mediante l’offerta di un percorso formativo che offra agli operatori le nozioni legali, le nozioni fiscali, le nozioni economiche, le nozioni culturali per poter gestire l’internazionalizzazione.

TURISMO
Chiampo rappresenta, soprattutto grazie alla presenza del santuario della Pieve, un polo turistico importante. Tuttavia, non esiste ad oggi un’offerta turistica adeguata.
Al fine di migliorare l’offerta Nuova Chiampo propone di:
(a) realizzare un progetto di sviluppo turistico integrato in sinergia con tutte le realtà potenzialmente interessate (ristoranti, bar, hotel, agriturismi, produttori locali, consorzio dei marmisti), con lo scopo di fornire ai pellegrini percorsi turistici differenziati e di promuovere i prodotti della nostra vallata;
(b) realizzare un ufficio informativo turistico nelle adiacenze del santuario della Pieve;
(c) mappare e potenziare i percorsi naturalistici presenti nel nostro comune;
(d) promuovere i prodotti locali e i prodotti De.Co. attraverso l’organizzazione di manifestazioni ad hoc e la sinergia con le entità produttive del nostro comune.

Edilizia
Negli ultimi decenni il territorio del nostro comune è stato messo a dura prova, a causa di un’edificazione massiccia ed estesa, che ha pressoché saturato le aree costruttive del nostro Paese. Tali opere non hanno seguito una chiara e trasparente visione di sviluppo del territorio e canoni omogenei dal punto di vista estetico, ma si è assistito ad un’edificazione poco coerente ed eccessiva rispetto alle reali esigenze abitative.
Nuova Chiampo intende promuovere un’azione amministrativa che, nel settore dell’edilizia pubblica e privata, persegua una strategia chiara e sostenibile di impiego del territorio, attraverso la promozione di opportuni interventi, anche di carattere economico, che incentivino la ristrutturazione dell’esistente, la riqualificazione energetica e ambientale, la riqualificazione estetica.
Inoltre, si propone di istituire una commissione “decoro pubblico” che si impegni a formulare proposte su come migliorare il decoro estetico del nostro comune, che conduca una disamina sui vincoli di edificazione, che offra alla cittadinanza e all’amministrazione idee sullo sviluppo nel prossimo decennio dei nostri quartieri e più in generale del nostro territorio.

Macchina Comunale
La macchina amministrativa rappresenta il bene più prezioso per un’amministrazione. Il buon esito dell’attività amministrativa dipende, infatti, in buona parte dall’efficienza e dalla leale e proficua collaborazione con l’apparato amministrativo.
Nuova Chiampo intende promuovere una profonda riorganizzazione della macchina amministrativa comunale, che abbia quali finalità primarie:
(a) la valorizzazione del personale;
(b) il miglioramento dell’efficienza dell’attività amministrativa;
(c) l’individuazione di parametri di verifica ex ante ed ex post dell’attività degli uffici;
(d) l’implementazione di strategie organizzative che facilitino il cittadino nel rapporto con la pubblica amministrazione.
Nuova Chiampo, inoltre, intende investire sulla formazione professionale, soprattutto nel campo dell’euro-progettazione, al fine di consentire al nostro comune di partecipare fruttuosamente alle opportunità di finanziamenti comunitari.
Scuole
L’edilizia scolastica rappresenta la priorità, nel settore delle opere pubbliche, di Nuova Chiampo. Riteniamo che, senza perseguire progetti futuristici per anni promessi e mai realizzati, sia necessario provvedere alla messa in sicurezza degli edifici scolastici già esistenti e realizzare interventi di recupero e ammodernamento idonei a migliorare la vivibilità e il confort di tutte le strutture scolastiche.
Accanto agli interventi di tipo strutturale crediamo sia importante allestire altre attività di carattere educativo che valorizzino e implementino l’essenziale funzione della scuola all’interno della nostra comunità. A tal fine Nuova Chiampo propone di:
(a) potenziare le attività alternative di trasporto scolastico come l’esperienza, peraltro già attiva nella nostra città, del Piedibus;
(b) attivare in collaborazione con l’I.C. A. Faedo un servizio di organizzazione nella progettazione e/o valutazione di percorsi educativi, formativi e culturali rivolti agli alunni e alle loro famiglie;
c) coinvolgere maggiormente il comitato genitori e/o il corpo degli insegnanti nelle scelte dell’amministrazione per la scuola

Quartieri
I quartieri rappresentano il fulcro della vita cittadina e il centro delle politiche comunali di Nuova Chiampo. A questo fine crediamo sia essenziale costituire la “consulta dei quartieri”, che riunirà i direttivi di ogni quartiere almeno due volte l’anno e avrà le seguenti finalità:
a) pianificare le manifestazioni pubbliche dei quartieri e redigere un calendario comune degli eventi;
b) incrementare il livello di collaborazione tra i quartieri, promuovendo specifiche attività di cooperazione;
c) dialogare con i quartieri al fine di individuare le problematiche del territorio e stabilire assieme la priorità degli interventi.
Nuova Chiampo, inoltre, intende investire le risorse disponibili per politiche volte a incrementare le aree destinate a verde pubblico, i parco giochi per bambini, i percorsi pedonali protetti e un’adeguata illuminazione.

Quartieri periferici
L’azione amministrativa che Nuova Chiampo intende promuovere si pone l’obiettivo di dare maggior peso alle istanze provenienti dai quartieri periferici del nostro comune che, in molti casi, vivono un grave disagio dovuto soprattutto alla precaria situazione delle strade di collegamento.
Al fine di perseguire questo obiettivo Nuova Chiampo si propone di:
(a) dar vita ad un piano di ripristino delle strade periferiche;
(b) agevolare e supportare, anche dal punto di vista burocratico, le iniziative dei cittadini che intendono prendersi cura del territorio, provvedendo alla pulizia delle strade, dei cigli stradali e dei boschi.

Sport
Lo sport rappresenta uno strumento importante per la salute dei cittadini e un’occasione insostituibile di socialità. Riteniamo che la cultura dello sport e del vivere sano debba rappresentare un valore diffuso e condiviso.
A questo scopo Nuova Chiampo intende intraprendere alcune azioni specifiche:
(a) provvedere alla regolamentazione dell’utilizzo degli impianti sportivi comunali, al fine di stabilire regole trasparenti per l’accesso agli impianti;
(b) supportare le società sportive, favorendo in particolar modo le realtà che hanno settori giovanili;
(c) sviluppare un progetto di polisportiva, che aggreghi le società sportive giovanili del nostro comune, al fine di consentire ai giovani di poter sperimentare sport diversi nel contesto della medesima società sportiva;
(d) investire nella costruzione della pista ciclo-pedonale al fine di completare i tratti ad oggi mancanti;
(e) potenziare la pista ciclo-pedonale attraverso l’installazione di attrezzi ginnici per adulti;
(f) sviluppare un servizio di “ciclibus”, grazie al quale si provveda ad accompagnare i ragazzi in età scolastica lungo la pista ciclo-pedonale fino alle piscine di Arzignano.
(g) fornire un servizio di noleggio pubblico delle bici tradizionali ed elettriche.

Associazioni
Nuova Chiampo intende, in primo luogo, aggiornare il registro delle associazioni che operano nel territorio e creare appositi spazi nel portale del comune per pubblicizzare tutte le loro attività e diffondere i loro contatti.
In secondo luogo Nuova Chiampo, al fine di supportare le attività delle associazioni, propone di creare un apposito servizio comunale che segua le entità associative nelle incombenze burocratiche.
In terzo luogo, Nuova Chiampo propone di valorizzare e rafforzare il ruolo della Pro loco Chiampo, quale entità di collegamento e coordinamento tra l’amministrazione e le associazioni.

Giovani
La disoccupazione giovanile rappresenta una piaga del nostro tempo. Nuova Chiampo intende perseguire una politica incisiva che possa ridare fiducia e speranza ai giovani della nostra vallata.
Per quanto attiene alle tematica del lavoro Nuova Chiampo propone di:
(a) offrire ai giovani un sevizio di “cerca lavoro” attraverso un rapporto diretto tra l’amministrazione e le aziende, anche condividendo il servizio con i comuni limitrofi che già lo offrono;
(b) intensificare l’attività di orientamento, organizzando servizi personalizzati;
(c) offrire ai giovani, anche laureati, la possibilità di riqualificarsi e di apprendere competenze specifiche nell’ambito del marmo e della concia, attraverso corsi di formazione organizzati in collaborazione con il “Centro di Formazione Professionale G. Fontana” di Chiampo;
(d) offrire ai giovani la possibilità di compiere stage e periodi di residenza all’estero, anche attraverso la sinergia con le aziende della nostra vallata.
Inoltre, Nuova Chiampo intende promuovere la nascita di una cooperativa composta da giovani e cittadini disoccupati, che possa curare alcuni servizi utili per la nostra comunità (es. il trasporto degli anziani, la spesa per gli anziani, il servizio di noleggio biciclette, il sevizio di baby-sitting a domicilio, servizi per il turismo e la valorizzazione del territorio etc.)
Per quanto attiene all’attività ludico-ricreativa, Nuova Chiampo si impegna a valorizzare l’attività di Chiampo Giovani, supportando le numerose iniziative dell’associazione sia dal punto di visto economico che organizzativo.

Partecipazione e Trasparenza
Trasparenza e partecipazione rappresentano valori irrinunciabili per riannodare il filo di fiducia tra gli amministratori e i cittadini.
Al fine di aumentare la trasparenza Nuova Chiampo si impegna a:
(a) rendere disponibili online i verbali delle assemblee, degli atti decisionali e di spesa;
(b) semplificare la comunicazione tra l’amministrazione e i cittadini, utilizzando la rete e i social network, evitando l’utilizzo del linguaggio “burocratese” nella comunicazione, potenziando il portale internet del comune;
(c) impegnare gli assessori e i consiglieri a rendicontare periodicamente ai cittadini sul loro operato e sulle iniziative intraprese.
Nuova Chiampo, inoltre, non richiederà ai propri assessori, qualora eletti, di dimettersi dalle funzioni di consigliere comunale.
Al fine di incrementare la partecipazione Nuova Chiampo si impegna a:
(a) istituire la consulta dei quartieri;
(b) istituire la commissione cultura;
(c) istituire la consulta delle disabilità;
(d) istituire la commissione decoro pubblico.

La squadra

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