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Chi dorme non piglia pesci: se non ti occupi della politica, la politica, o prima o poi si occuperà di te...

sabato 31 dicembre 2011

Zaia, il Presidente "contadino? da"Il Fatto Quotidiano"

Zaia ci mette la firma. Ok a Veneto City, centro commerciale da 715mila metri quadrati 

Il governatore della Regione Veneto dà il via libera al contestato progetto: 11mila firme contro, manifestazioni e picchetti non sono serviti. Grande come 105 campi da calcio, avrà torri alte fino a 80 metri e porterà fino a 40mila persone al giorno in un'area con circa 30mila abitanti.

Il rendering del progetto di Veneto City
Zaia ha firmato. Il Governatore “contadino” ha dato il via libera definitivo a Veneto City, contestatissimo progetto che si mangerà centinaia di ettari di campagna veneta. Chissà, forse Zaia sperava che, firmando tra Natale e Capodanno, la sua scelta passasse inosservata. Così come aveva fatto nei mesi scorsi, sostenendo che la Regione in questa vicenda aveva un ruolo “notarile”, rispetto alle scelte dei comuni. Un’affermazione che da qualcuno è stata definita “alla Ponzio Pilato”, perché il Governatore poteva dire la sua su Veneto City.

Ma la Lega ha sostenuto con ogni mezzo il progetto. A cominciare dal sindaco di Dolo, Maddalena Gottardo, che in consiglio comunale è sbottata: “Per quelli di sotto ci vorrebbe l’olio di ricino”. Una battuta che pare venire dal profondo e rivela l’animo della Lega di oggi: che cerca di reinventarsi come partito di lotta vicino al popolo e al territorio, ma resta salda sulla poltrona e approva a marce forzate contestatissimi progetti. Un partito che non ama i dissensi. Perché i destinatari dell’olio di ricino sono migliaia di veneti che le hanno tentate tutte per bloccare il progetto di Veneto City. Niente anti-politica, anzi, il contrario: un esempio di dissenso acceso, ma democratico e fantasioso. Sempre nelle regole: 11mila firme raccolte, ricorsi in ogni sede, partecipazione al consiglio comunale, manifestazioni sotto il Comune al suono delle vuvuzelas.

Parliamo di un mega centro commerciale-direzionale che occuperà 715mila metri quadrati – l’equivalente di 105 campi di calcio – con un volumetria di 2 milioni di metri cubi. È dal 2008 che tra Venezia e Padova i comitati si battono contro Veneto City. Ma nelle ultime settimane la battaglia è diventata serrata, perché il destino della campagna veneta si gioca in queste ore. Per cambiare definitivamente il paesaggio di Dolo bastavano tre firme: quelle dei Comuni di Dolo (Lega) e Pianiga (Pdl) e quella del Governatore Luca Zaia (Lega). Sono tutte arrivate entro la scadenza del 31 dicembre.

I comitati non hanno una tessera politica. In tanti contavano sul fatto che Zaia e i leghisti in campagna elettorale avevano professato attaccamento al Veneto, alle sue tradizioni, alla terra. Ma quando si è arrivati ai fatti, ecco l’amara sorpresa. Raccontano Adone Doni e Mattia Donadel, portavoci del Cat (Comitati Ambiente e Territorio): “La maggioranza del Comune di Dolo ha convocato sedute straordinarie a raffica, perfino la Vigilia e il giorno di Natale, per votare prima del 31”. E i comitati hanno “assediato” il Comune. Hanno cercato di entrare in consiglio. Ma il 20 dicembre il sindaco emette un’ordinanza: “Visto che nelle ultime sedute si è verificata una massiccia affluenza di pubblico e manifestanti presso la sala consiliare… si ordina di chiudere al pubblico gli uffici comunali”. Racconta Doni: “Sono rimasti solo 40 posti, ma quando abbiamo provato a entrare li abbiamo trovati già occupati da militanti leghisti”. Così sono partiti esposti al Prefetto e alla Procura.

Alla fine il sindaco leghista ha firmato (come quello di Pianiga). Per la gioia dei sostenitori di Veneto City. Ma di che cosa si tratta esattamente? Nei documenti ufficiali si parla di un polo destinato a riunire “i servizi per l’impresa, l’università e il commercio”. Tutto e niente. Le stime parlano di 30-40mila visitatori al giorno e 70mila veicoli. Il progetto prevede torri di 80 metri. E già l’aspetto urbanistico ha attirato critiche, come quelle del prestigioso Giornale dell’Architettura: si parla di “esiti paradossali”, si ricorda “un’affermazione di Zaia alla Ponzio Pilato che «le variazioni urbanistiche passano in Regione a livello notarile se hanno l’ok dei consigli comunali e della Provincia»”, si sottolinea “la necessità di rifondare il rapporto tra uomo e natura nel Veneto”; ma il Giornale dell’Architettura rammenta anche che “l’ultimo passo è stato demandato ai sindaci di due comuni che sommano circa 30.000 abitanti, di fronte a un intervento attorno al quale gravita tutto il Veneto. Le 11.000 firme raccolte dai comitati non hanno inciso sull’iter”. La Difesa del Popolo, giornale della diocesi di Padova, ha dedicato al progetto un’allarmata copertina: “In Riviera la città di cemento a(r)mato”, dove si ricorda che anche “le associazioni di commercianti e agricoltori sono contrarie… ma tutto procede”.

Per capire davvero il progetto bisogna guardare a quello che ci sta dietro. Veneto City ha tanti santi in paradiso, raccoglie i signori dell’impresa del Nord-Est: da Stefanel (attraverso la Finpiave) a imprenditori che amavano definirsi “progressisti” come Benetton (ma ultimamente si sono lanciati in operazioni contestate come Capo Malfatano in Sardegna). Fino alla Mantovani che ha il ‘monopolio’ delle grandi opere in Veneto.

E la politica? Il centrodestra di Giancarlo Galan, che in questi ambienti ha tanti amici, ha sostenuto l’opera. Il centrosinistra all’inizio sembrava, tanto per cambiare, confuso: “Veneto City deve essere un’opportunità, non un pericolo”, disse Antonio Gaspari, allora sindaco di Dolo (Margherita). Davide Zoggia (Pd), all’epoca presidente della Provincia di Venezia, in pubblico diceva: “Veneto City potrebbe essere costruita altrove”. Ma in una lettera riservata definiva il progetto “di sicuro interesse per l’assetto e lo sviluppo economico di Venezia”. Oggi il Pd, all’opposizione, si dichiara contrario. Più netta la posizione di Rifondazione e dell’Idv: “Basta con il consumo del territorio, Veneto City è un’idea delirante”, tagliò corto Paolo Cacciari, ex deputato di Rifondazione.

Per valutare l’impatto di Veneto City bisogna venire qui. Muoversi tra Fiesso d’Artico, Dolo e Mira: “Mi ci perdo anch’io che ci abito da una vita”, racconta Vittorio Pampagnin (ex sindaco di Fiesso, con un passato nel centrosinistra), mentre con l’auto vaga tra bretelle e tangenziali che hanno strozzato interi paesi. Siamo nella Riviera del Brenta, la terra dove Tiziano attingeva i colori per i suoi quadri. Nella campagna veneta cara ad Andrea Zanzotto. Qui dove una volta il paesaggio era segnato dai campanili e oggi svettano ciminiere e capannoni. L’era Galan ha lasciato un’eredità pesante: dal 2001 al 2006 sono state realizzate case per 788mila persone (la popolazione è aumentata di 248mila abitanti). Nel 2002 si sono costruiti 38 milioni di metri cubi di capannoni. In Veneto la superficie urbanizzata è aumentata del 324% rispetto al 1950. Ben oltre le necessità, come dimostrano migliaia di cartelli “vendesi” appesi a case nuove e mai abitate.

Adesso arriva Veneto City. L’ultima parola spettava a Zaia (che ha preferito non parlare con il Fatto), quello che amava definirsi il governatore “contadino”. Ma che oggi ha chiarito definitivamente da che parte sta.

giovedì 15 dicembre 2011

WWW.LPVCOOPSOCIALE.IT

E' giunta in redazione questa mail che volentieri pubblichiamo.
Il team di PdChiampo

Era una cosa che cercavamo da tempo: trovare un modo per comunicare con voi. Per confrontarci, per condividere, per scambiarci informazioni, visioni, occasioni. Tutto ciò che può farci crescere e migliorare, tutto ciò che può valorizzare la nostra comunità cittadina, ...che è parte del mondo. E' con questa premessa che vi invitiamo a visitare il ns. sito:

LPVCOOPSOCIALE.IT 

...e diamo il via alla comunicazione. Un saluto dai soci della cooperativa Lavorare per Vivere.

Antonio Bianchetti

sabato 10 dicembre 2011

Report Domenica 11 dicembre 21.30 Rai3



Gentili telespettatori,
Vi comunichiamo che domenica 11 dicembre alle 21.30 su RAI TRE andrà in onda la nuova puntata di Report.

La puntata si intitola "LA DIVINA PROVVIDENZA"
Di Alberto Nerazzini

La mattina del 18 luglio, Mario Cal, il manager della sanità privata più potente d'Italia, entra nel suo ufficio e si spara. Cal non è un manager qualunque, e? il fidatissimo braccio destro di Don Luigi Verze?, il fondatore del San Raffaele, l' impero della sanità convenzionata, sepolto da un miliardo e mezzo di debiti. Il suicidio di Mario Cal, però, sembra solo uno dei misteri. Cosa c'e? dietro il disastro finanziario che rischia di mandare in frantumi l'ospedale privato più importante del Paese? Perché migliaia di dipendenti rischiano di perdere il lavoro? Le cause della morte e della voragine finanziaria vanno cercate nei paesi di mezzo mondo. Coperto dalla nebulosa legislazione che circonda le fondazioni e il loro controllo, il gruppo di don Verze?, che governa un reticolo impressionante di società, ha investito milioni di euro in attività insospettabili come strutture alberghiere e piantagioni di mango e uva in Brasile. L'inchiesta di Alberto Nerazzini che per Report è andato fino a Salvator de Bahia, dove si trova il quartier generale del prete manager, prova a ricostruire una vicenda intricata che ogni giorno che passa riserva nuovi capitoli e apre scenari sorprendenti, a cominciare dai rapporti tra Don Verzè e i vertici dei servizi segreti. All'interno della storia spuntano imprenditori discussi che con movimentazioni di denaro, hanno consentito a tutto il sistema di reggere. E? il caso della famiglia Zammarchi titolare della Diodoro e della Metodo, le due società che al San Raffaele fatturavano costi anche 5 volte superiori a quelli standard. Ma con quale scopo? Per drenare denaro e creare fondi neri? Per pagare i politici? La magistratura che sta tentando di sbrogliare fili di questa complicata matassa, indaga e arresta Daccò, l'uomo ombra della sanità lombarda, vicino al governatore Formigoni. Ma è solo l'inizio di un'indagine che deve inseguire fiumi di denaro finiti nei conti di società off shore.
Per arrivare a scoprire la verità di uno dei crac più misteriosi della storia del nostro Paese bisogna però scoprire chi e? veramente Don Luigi Verze?, e cosa si nasconde dietro la sua impenetrabile comunità religiosa: l'associazione dei Sigilli. Ma soprattutto si deve scoprire qual e? stata, per decenni, la sua rete di amicizie e protezioni.

E inoltre COM'È ANDATA A FINIRE? "L'INTESA"
Di Giovanna Boursier
Torniamo a occuparci di Alitalia. Nel 2008 la compagnia di bandiera era stata dichiarata insolvente, ed era stata divisa in due: la bad company affidata al commissario Augusto Fantozzi e la good company finita nelle mani della Cai, cioè di Banca Intesa, Colaninno, Ligresti, Tronchetti Provera, Marcegaglia, Toto con AirOne e Air France con il 25%. Cai che chiude in perdita i primi due anni aveva promesso di chiudere in pareggio nel 2011. C'è riuscita? E per la Bad company che doveva rimborsare i creditori come stanno andando le cose? Soprattutto come si comporterà il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera che è ancora azionista di Intesa che ha il 10% di Alitalia ?

Per la rubrica C'E' CHI DICE NO: "FRANCESCA RAGUSA"
Di Giuliano Marrucci
Quando apri la finestra della tua camera da letto e vedi che il tuo vicino ha costruito una veranda abusiva o ha tirato su un muro violando le regole, hai due possibilità, o fai finta di nulla e ti giri dall'altra parte con la speranza magari di poter fare un abuso pure tu, oppure ti fai il sangue amaro e poi la cosa finisce lì perché devi essere disposto ad affrontare un vero calvario rimettendoci anche dei soldi per le spese legali. Stavolta invece c'è chi ha addirittura abbandonato Parigi per difendere l'identità del vecchio borgo di Serramazzoni.

Il video e la trascrizione integrale del testo della nuova inchiesta sarà on line sul nostro sito www.report.rai.it al termine della messa in onda.


Buona Visione! La Redazione.

mercoledì 7 dicembre 2011

Sospensione primarie provinciali

Cari Democratici,
il Partito Democratico provinciale, a seguito delle novità contenute nel decreto Monti e d'intesa con i partiti alleati, ha deciso di sospendere le elezioni primarie previste per il prossimo 22 gennaio. Se il decreto dovesse essere approvato così com'è stato presentato al Parlamento, le Province sarebbero infatti drasticamente riformate sia sotto l'aspetto delle competenze che nelle modalità di elezione dei consiglieri provinciali e del presidente. Nella sostanza, la riforma prevede che l'ente provincia sia trasformato in un ente di secondo livello nel quale i consiglieri provinciali sono eletti dai consigli comunali mentre il presidente viene eletto direttamente dai consiglieri provinciali. E' una riforma che il PD vicentino vede con favore in quanto ricalca le nostre proposte per la trasformazione dell'ente, proposte che sono state accolte dagli alleati e inserite nel patto di programma che vi abbiamo inviato qualche giorno fa. Usare il condizionale è ancora d'obbligo ma speriamo che il Governo ed il Parlamento ci possano dare qualche certezza in più, questa sì positiva, nei prossimi giorni.

Un caro saluto,
Federico Ginato
Segretario provinciale PD

sabato 3 dicembre 2011

Report Domenica 4 dicembre 21.30 Rai3



Gentili telespettatori,
Vi comunichiamo che domenica 4 dicembre alle 21.30 su RAI TRE andrà in onda la nuova puntata di Report.

La puntata si intitola "MALI CULTURALI"

Di Stefania Rimini

Da noi c'è il Colosseo, la Villa Reale di Monza, Pompei e poi la Valle dei Templi e tanto, tanto altro. L'Italia è nota per la ricchezza dei suoi beni culturali eppure nel resto d'Europa con un patrimonio di gran lunga inferiore al nostro riescono a dar lavoro a 3 milioni e 600 mila persone, il 2,6% del Pil, mentre in Italia ci fermiamo all'1,1%. Com'è possibile che da noi il bene culturale diventa un male? Intanto perché non abbiamo ancora ben capito cosa farne. Dici "beni culturali" e il ragioniere dello Stato pensa a venderli, mentre il professore pensa a conservarli. Potremmo anche decidere di buttare via tutto, ma oggi ci siamo accorti che l'eredità del passato ha un suo valore, ma non sappiamo se serve al turismo culturale, all'identità nazionale o a vendere più panini con salame. Invece all'estero, con l'operazione Mission Val de Loire i francesi stanno curando alla perfezione il loro paesaggio culturale: ci hanno messo un marchio e ora sono passati all'incasso. Gli Americani pure sono bravissimi a gestire la singola organizzazione e lo vedremo al Paul Getty Museum di Los Angeles. In Italia invece facciamo funzionare bene i maccheroni venduti in pieno centro storico.
Tutto il resto, che sia la valorizzazione delle Ville Venete o il coinvolgimento dei privati nel museo Madre di Napoli, è ancora lontano dal fare.


E inoltre "ENTE D' AZZARDO"

Di Antonino Monteleone

L'Enpam è la cassa di previdenza dell'ordine dei medici e degli odontoiatri, conta 400 mila iscritti e ha 11 miliardi di patrimonio. E' considerata la più ricca tra gli enti di previdenza privata. Ma negli ultimi tempi qualcosa ha cominciato a scricchiolare, poche settimane fa la Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Roma, ha perquisito la sede dell'Enpam, l'ipotesi di reato e truffa ai danni dell'Ente. Tutto nasce dalla denuncia dei presidenti dell' Ordine dei Medici di Bologna, Catania, Ferrara, Latina e Potenza che dopo che una società esterna di revisione ha scoperto perdite tra i 400 e gli 800 milioni di euro, si sono preoccupati delle sorti dell'Ente.

Per la rubrica C'E' CHI DICE NO: "PAOLO ZAMBONI"

Di Bernardo Iovene

Nel 2007 il professor Paolo Zamboni, chirurgo vascolare di Ferrara, scopre che i malati di sclerosi multipla sono affetti da una malformazione alle vene giugulari e azygos, con un piccolo intervento endovascolare i pazienti perdono la stanchezza dovuta alla malattia e riacquistano il movimento degli arti. Ma i neurologi sono scettici, e così la sperimentazione, nonostante la disponibilità della regione Emilia Romagna, è ferma. Servono 2 milioni e mezzo di euro. Ma i malati hanno fretta e contro il parere del proprio neurologo si sottopongono a interventi a pagamento nelle cliniche private.


Il video e la trascrizione integrale del testo della nuova inchiesta sarà on line sul nostro sito www.report.rai.it al termine della messa in onda.

Buona Visione! La Redazione.

sabato 19 novembre 2011

Report Domenica 20 novembre 21.30 Rai3

Gentili telespettatori,

Vi comunichiamo che domenica 20 novembre alle 21.30 su RAI TRE andrà in onda la nuova puntata di Report.

La puntata si intitola "LA CLASSE DIRIGENTE"

Di Paolo Mondani

Segue Sinossi:
In Italia la corruzione è un vento che soffia giorno e notte, scrive il professor Michele Ainis. Nella puntata di Report in onda il 20 novembre si affronterà il caso Penati e il caso Milanese, non solo entrando nel merito di due indagini giudiziarie, ma cercando di capire l'humus nel quale nascono i fatti su cui si indaga.
Dalla nascita del sistema Sesto alla Serravalle. Poi l'ascesa di Milanese da ufficiale della Guardia di Finanza a braccio destro di Tremonti, fino ad avere un ruolo nella nomina di dirigenti pubblici.
Le due storie trovano un punto di incontro: quando si transita per Finmeccanica.
Per quale ragione la corruzione è ancora così diffusa? Perché dopo Tangentopoli coloro che erano gli attori principali della politica italiana sono stati sostituiti con le seconde file dei vecchi potenti?
Ogni qualvolta torna a soffiare il vento del cambiamento alla fine vincono sempre gattopardi e camaleonti. Intervista esclusiva ad imputati chiave e al Presidente di Finmeccanica Guarguaglini.

E inoltre "SPAZZATOUR"

Di Emilio Casalini

Per smaltire e riciclare i materiali plastici i produttori pagano un contributo all'origine, che ricade di fatto su tutti i cittadini. Ma i rifiuti prima di essere lavorati spariscono dal nostro Paese, prendono altre vie - soprattutto quelle della Cina - e ritornano sotto forma di giocattoli e altro che compriamo a basso prezzo. A volte però vengono sequestrati perché sono contaminati da sostanze tossiche, cosa accade? Ce lo racconta l'inchiesta di Emilio Casalini.

Per la rubrica C'E' CHI DICE NO: "SERGIO LIVIGNI"

Di Giuliano Marrucci

Il San Giovanni Bosco di Torino è un ospedale di frontiera. Eppure è qui che il professor Sergio Livigni ha dato vita ad uno dei reparti di terapia intensiva più efficienti della penisola. Dopo dieci anni di lavoro il reparto ha cominciato a funzionare con più armonia, e così ha deciso contro il parere di gran parte dei suoi collaboratori, di aprire le porte del reparto più blindato che c'è. E così oggi in questa terapia intensiva i familiari hanno libero accesso 24 ore su 24. Una rivoluzione, che alla fine s'è rivelata di gran beneficio non solo per i familiari, ma anche per i pazienti e addirittura per gli operatori, che nei parenti hanno trovato un nuovo alleato invece che un ostacolo al regolare svolgimento delle loro mansioni.

Il video e la trascrizione integrale del testo della nuova inchiesta sarà on line sul nostro sito www.report.rai.it al termine della messa in onda.

Buona Visione! La Redazione.

Due parole sulla fiducia al presidente Monti




Basta con l'egoismo sociale, ci vuole uno sforzo collettivo

Dichiarazione di voto di Pier Luigi Bersani alla fiducia del Governo Monti

di Pier Luigi Bersani, pubblicato il 18 novembre 2011.

Signor Presidente, voglio rivolgere al Presidente del Consiglio, alle signore e ai signori Ministri gli auguri di buon lavoro. Noi abbiamo apprezzato, ed in larghissima parte condiviso, il discorso del Presidente del Consiglio; ne abbiamo veramente apprezzato lo stile; voteremo la fiducia al Governo senza giri di parole, senza asticelle, senza paletti, senza termini temporali. Abbiamo lavorato perché la svolta ci fosse, abbiamo lavorato perché un nuovo Governo potesse nascere, lo abbiamo fatto con onestà, con unità fra di noi, con disinteresse: prima di tutto l'Italia è stato il nostro slogan. Lo abbiamo fatto con rispettoso riguardo alle indicazioni del Capo dello Stato, che da italiani vogliamo ancora una volta ringraziare.

Rivendichiamo di avere visto, da tempo e per tempo, la crisi; rivendichiamo di aver visto, da tempo e per tempo, l'esigenza di un cambio di rotta; ed è per questo, signor Presidente del Consiglio, che nessuno come noi conosce i compiti pesanti e drammatici che ha di fronte questo Governo. Sia dunque chiaro come ci comporteremo, e voglio dirlo con semplicità, davanti agli italiani. Signor Presidente del Consiglio, in primo luogo noi tuteleremo il suo Governo verso chiunque volesse scaricare su di esso responsabilità che non ha. Mi auguro, caro Reguzzoni, che non sia così, perché se così fosse, sia chiaro che noi non stiamo zitti, perché loro sono lì da un giorno, noi siamo qui da tre anni, vi abbiamo visto all'opera negli ultimi otto anni su dieci e conosciamo la colla dei manifesti; sia chiaro.

In secondo luogo, noi non pretenderemo mai di dettarvi i compiti e neanche ci aspettiamo che voi facciate, su tutto, quello che faremmo noi; vi sosterremo lealmente e lo faremo però con l'orgoglio delle nostre idee, con la bussola delle nostre idee. Ecco alcune delle nostre idee, vi chiediamo semplicemente di tenerne conto, sto alla sostanza naturalmente, i particolari si vedranno: noi non chiediamo miracoli, ci fa piacere che non ne promettiate; chiediamo sobrietà, ci fa piacere che la stiate dimostrando; desideriamo verità e fiducia, perché la fiducia nasce solo dalla verità, e ci fa piacere aver ascoltato finalmente parole di verità sulla crisi. Noi non pensiamo che la fase finale di una legislatura, senza la spinta di una grande consultazione popolare, elettorale, possa dare vita a quella ricostruzione democratica e sociale che mettiamo nel nostro orizzonte, nel nostro impegno, che continua e rimane quello, e tuttavia confidiamo che una traccia del percorso da fare possa essere posta subito, che l'emergenza possa essere affrontata con vigore, che possano mettersi in cammino processi di riforma, sia su impulso del Governo sia per iniziative parlamentari sui temi elettorali, istituzionali, della sobrietà, del rigore della vita pubblica, della politica. Quella traccia a cui mi riferisco noi desideriamo vederla sui grandi assi, nella prospettiva di ricostruzione e di riscossa che immaginiamo per l'Italia. Noi desideriamo che l'Italia torni al suo posto in Europa con la dignità di un Paese fondatore. Bene, molto bene, Presidente del Consiglio, che noi riprendiamo il nostro posto tra le prime tre realtà di questa Europa; molto bene!

E desideriamo che l'Italia aiuti l'Europa ad essere Europa, perché il problema non è l'euro, ma l'Europa che non c'è e se noi dobbiamo togliere l'Italia dal luogo più esposto della crisi, dove non dovremmo essere, dove siamo stati portati drammaticamente e pericolosamente questo non basta. Infatti se non si correggono alcuni fondamentali delle politiche europee che abbiamo visto fin qui nessuno può davvero salvarsi, nessuno. E desideriamo che l'Europa volga finalmente lo sguardo al Mediterraneo, a proposito del nostro sud, con le enormi novità che stanno avvenendo lì, purtroppo nel nostro assordante silenzio.

Lei ha puntato sulla crescita, bene le dico cosa pensiamo noi. Noi pensiamo che le disuguaglianze sociali e territoriali siano contro la crescita che la dequalificazione, il declassamento del lavoro e della conoscenza, che l'eccesso di precarizzazione siano contro la crescita, che le rendite amorfe, le posizioni di rendite corporative siano contro la crescita che la pletora della pubblica amministrazione sia contro la crescita, che la sottovalutazione dei temi ambientali dell'innovazione tecnologica, dell'efficienza energetica sia contro la crescita. E che in particolare l'egoismo sociale, la vergognosa infedeltà fiscale l'idea di salvarsi da soli sia contro la crescita e contro il Paese. Presidente, basta con l'egoismo sociale! Se le rimanesse un solo euro in cassa, per cortesia lo spenda per un servizio per i disabili, perché senza solidarietà non c'è senso di comunità e senza senso di comunità non possiamo salvarci.

Basta con l'egoismo sociale, ci vuole uno sforzo collettivo, collettivo, dove chi ha di più deve dare di più e dove chi è stato disturbato meno deve esser disturbato di più. E le chiediamo dentro questa ispirazione - lo diceva anche l'onorevole Casini - riprenda il filo del dialogo sociale, partendo dal 28 giugno, da quella base, perché quella base dia nuovi frutti, una vera assunzione di responsabilità. Su ogni singolo tema i nostri parlamentari sono a disposizione e saranno costruttivi per sostenere quello che lei ha definito un Governo di impegno nazionale. Benissimo, un Governo di impegno nazionale: ciascuno si prenda la sua responsabilità, noi non metteremo condizioni e non accetteremo che ve ne siano. Certo, anche oggi lei ha dimostrato di non avere timidezze e questo ci fa molto piacere e così come non ne ha avute, per esempio, nominando le pensioni, sono sicuro che, qualora venisse il caso, non ne avrebbe neanche per nominare, per esempio, i grandi patrimoni immobiliari.

Infine, e concludo su questo, noi desideriamo essere presenti in Europa non solo per gli spread, che sono rilevantissimi anche se vedo già qualche segnale positivo. Ci interessa esserci per i diritti di cittadinanza e di civiltà e riprendo quel che ha detto l'onorevole Franceschini (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi, cari leghisti, vi dico dove ci avete portato con un esempio solo: noi abbiamo centinaia di migliaia di figli di immigrati che pagano le tasse e lavorano, che stanno andando a scuola, che parlano l'italiano e che non sono né immigrati né italiani, non sanno chi sono! È una vergogna!

In Europa ci si va con delle misure di civiltà. Non possiamo solo parlare alle tasche degli italiani, dobbiamo parlare anche al cuore degli italiani e al nostro stesso cuore, che si è addormentato dopo la vostra cura. Basta! Basta! Ho finito. Concludo con questo. Solo dieci giorni fa - dicasi dieci giorni fa - si è chiusa qui in Parlamento una fase. Dopo solo dieci giorni siamo in un altro universo. Lo dico per tutti, guardate, per tutti, sentendomi solidale con tutto questo Parlamento.

Voglio dire questo: non so in quanti altri posti al mondo, in analoghe condizioni, compresi i Paesi che ci fanno la lezione, sarebbe stato possibile, in dieci giorni, un fatto di questo genere.

Questo significa che alla fine siamo italiani e siamo ancora in condizione di stupire, dobbiamo solo avere fiducia in noi stessi.

La squadra

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