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Chi dorme non piglia pesci: se non ti occupi della politica, la politica, o prima o poi si occuperà di te...

lunedì 28 giugno 2010

È evidente che Brancher è finito nel pallone.



Bindi: «È evidente che Brancher è finito nel pallone. Meglio se si dimette»
di Carlo Bertini - da La Stampa


«Brancher dice che era meglio occuparsi della Nazionale? A questo punto si deve dimettere, anche lui è finito nel pallone. E se non lo fa, il Pd dovrebbe presentare subito una mozione di sfiducia individuale. Voglio vedere se Fini e la Lega dimostreranno di avere la schiena dritta quando bisognerà votare...». Il passo indietro di Aldo Brancher non ha risolto quello che Rosy Bindi, presidente del Pd, considera il «secondo vulnus, non meno grave del primo, la creazione di un ministero ad personam inutile che va cancellato».

Intanto, secondo lei cosa c'è dietro la sua nomina? Vittorio Feltri si chiede se non vi sia «sotto qualcosa di inconfessabile, forse addirittura un ricatto». Lei che ne pensa?
«Che dentro questo governo, oltre ai conflitti di interesse, ci sono sospette solidarietà e complicità incrociate».

E quale ritiene sia stato il fattore determinante che ha spinto il ministro a rinunciare al legittimo impedimento?
«Sicuramente le ineccepibili parole di Napolitano hanno pesato. Un atto così sfacciato e spudorato non puo non provocare una reazione dal garante della Costituzione. Poi Brancher è rimasto politicamente isolato nel suo partito e abbandonato dalla Lega. Ma penso sia stato costretto, non credo in un ravvedimento istituzionale: non escludo, come dice Ceccanti, che Berlusconi abbia valutato che un legittimo impedimento infondato, evidentemente viziato, potesse comportare un ricor so alla Consulta, con il rischio di far cadere lo "scudo" anche per il premier».

Il neoministro dice che non si aspettava tanto odio e cattiveria. Insomma c'è rimasto male.
«Nessun attacco personale, ma noi ci siamo subito chiesti per quale motivo non fosse sta­to ancora nominato il sostituto di Scajola. E visto che non sopiva il contenzioso tra la Lega e Berlusconi, era ovvio che questo ministero serviva solo al legittimo impedimento. E in un periodo di crisi come questo non si può continuare ad assistere a una politica che delegittima sè stessa usando le istituzioni per i propri affari».

Lui sostiene di aver tanto lavoro da fare e chi non lo sa farebbe bene a informarsi prima di parlare. Ce l'ha con voi o anche con il Capo dello Stato?
«Parole fuori posto. Consiglio il massimo rispetto verso il Colle per non peggiorare la sua situazione. È evidente che quattro ministri per una sola competenza sono troppi».

Il Pd manterrà la mozione di sfiducia o si farà scavalcare da Di Pietro?
«Se lui non si dimette, noi andremo avanti. Mi rimetto alla decisione del partito e dei capigruppo, ma dico solo la mia: non ci sono motivi per aspettare a chiedere le sue dimissioni. Voglio vedere come potranno ricomporsi le divisioni dentro il Pdl. O dimostrano di essere coerenti e di avere la schiena dritta oppure smettano di farne sfoggio ogni volta».

Casini, ancor prima della rinuncia al legittimo impedimento, aveva fatto notare che un voto del genere rischia di ricompattare la maggioranza. Ritiene sia un'obiezione infondata?
«La misura è colma e anche Casini si deve rendere conto che la questione morale ha un peso: fare un ministro che non serve a niente è altrettanto grave che farlo per permettergli di usare il legittimo impedimento».

I ben informati del Pdl raccontano che Brancher non abbia avuto la delega di Scajola perché troppo gradito a Tremonti e alla Lega. Un asse di ferro si sta incrinando?
«La manovra non regge e i rapporti tra il premier e Tremonti sono in crisi. E comunque sia, tutti questi giochini di potere non servono a coprire le loro lacerazioni interne. Né la doppia faccia della Lega, che fa la federalista in Padania e sostiene un governo centralista, o che fa la dura e pura e poi vota tutte le leggi ad personam. Né servono a Fini, alla cui battaglia guardiamo con rispetto. E' arrivato il momento in cui qualcuno deve trarre le dovute conseguenze».

sabato 26 giugno 2010

Federico Ginato riconfermato segretario provinciale del Partito Democratico

Si sono chiusi in questi giorni i quasi 80 Congressi di Circolo del Partito Democratico vicentino che hanno rinnovato la dirigenza locale con l’elezione dei nuovi Segretari di Circolo e del Segretario provinciale. Gli iscritti, in un congresso che ha visto una buona affluenza alle urne (quasi il 60% degli aventi diritto), hanno scelto di rinnovare la fiducia a Federico Ginato che aveva sostituito, in qualità di segretario pro tempore, Rosanna Filippin dopo la sua elezione a Segretario regionale. Ottimo il risultato personale di Ginato che ha ottenuto il 76% dei consensi contro il 24% ottenuto dall’altro candidato Luigi Creazzo. “E’ un risultato che mi consente di guidare il partito con una forte legittimazione della base e con una maggioranza solida” – commenta il neosegretario – “Nel mio programma ho parlato di questioni concrete e credo che questo sia stato apprezzato. Mi aspetta un mandato di 4 anni e ritengo sia un arco di tempo sufficiente per lavorare con tranquillità e misurarsi sui risultati. Nei prossimi mesi intendo rafforzare e rilanciare l’azione del PD su temi centrali per la nostra provincia come il lavoro, l’ambiente e la viabilità. Attorno a questi questioni chiavi costruiremo percorsi di partecipazione che coinvolgeranno la società vicentina per arrivare a proposte in grado di delineare un futuro per il nostro territorio che ci appaia finalmente un po’ meno grigio. Sono convinto che il PD si radicherà sempre più nella società nella misura in cui sarà in grado di dare risposte ai problemi dei cittadini, questa è la sfida che siamo chiamati a vincere.”

mercoledì 9 giugno 2010

BP: countable or uncountable disaster?

We leave this question to
British Petroleum managers
and Robert Redford




Per dirlo con una canzone: continua la rubrica del nostro blog!



sabato 5 giugno 2010

Report Domenica 6 giugno ore 21.30 Rai 3


Gentili utenti di questo blog,

vi comunichiamo che Report andra' in onda domenica 6 giugno alle 21.30 su RAI TRE.
La puntata si intitola ''BIRMANIA: CRONACA DA UN PAESE BLINDATO'' di DI ANDERS OSTERGAARD.


Segue Sinossi:
L'inchiesta che meglio rappresenta il significato di censura ed eliminazione della liberta' di stampa. BURMA VJ, Candidato all'Oscar 2010 per il Miglior reportage, racconta la rivoluzione birmana di 3 anni fa attraverso le immagini dei videoreporter clandestini di Democratic Voice of Burma che, rischiando torture e carcere, sono l'unica fonte di informazione da un paese in pugno a una spietata dittatura militare e impraticabile per i giornalisti stranieri.
A coordinare un piccolo gruppo di giornalisti muniti solo di telecamere amatoriali e videotelefoni, e' Joshua, 27 anni.
E'grazie a loro che il mondo intero ha potuto vedere le immagini della rivolta dei monaci buddisti, scesi per la prima volta in piazza per guidare i cittadini birmani in una protesta contro il regime. Contrabbandati fuori dalla Birmania, i nastri dei reporter di Democratic Voice of Burma sono diventati il materiale prezioso che il regista Anders Ostergaard e i suoi montatori, hanno trasformato in uno dei documentari di denuncia sui diritti umani piu' forti e importanti degli ultimi anni, come confermato dagli oltre 40 premi vinti nei festival in tutto il mondo e dalla nomination all'Oscar.

Andra' inoltre in onda:

''IL VALZER DEI TAGLI''
Di Alberto Nerazzini
''Se c'e' un comparto che non viene toccato e' quello della sanita''', dice Tremonti presentando la manovra finanziaria. E' veramente cosi'? Quali conseguenze ci saranno sul sistema salute? Le Regioni, che privatizzano sempre piu' i servizi sociali e sanitari, come faranno domani con 10 miliardi di risorse in meno?


COM'E' ANDATA A FINIRE? ''GLI ESTERNALIZZATI'' ? AGGIORNAMENTO DEL 12/11/2006
Di Michele Buono e Piero Riccardi

Dopo 4 anni di proteste e 9 di lavoro effettivo, ausiliari e infermieri che lavoravano per l'ospedale Sant'Andrea di Roma, forniti da ditte e cooperative, sono diventati dipendenti a tutti gli effetti. Report ha seguito la lotta per l'assunzione durante questi quattro anni, raccontando e dimostrando come l'assunzione diretta avrebbe comportato un risparmio per le casse dell'ospedale e dunque dell'assistenza pubblica laziale. Senza contare il miglioramento della vita quotidiana dei lavoratori e delle loro famiglie a seguito della stabilizzazione. Ad aprile l'assunzione e a maggio la festa. Questo breve aggiornamento delle puntate precedenti e' la cronaca del coronamento di un sogno vissuto durante i festeggiamenti per l'assunzione.


COM'E' ANDATA A FINIRE? ''PROVINCE PER TUTTI'' ? AGGIORNAMENTO DEL 01/04/07
Di Bernardo Iovene

Nel 2007 i commissari delegati si stavano occupando della costituzione delle nuove Province di Fermo, Barletta ? Andria - Trani. Stavano organizzando il trasferimento del personale della provincia madre, e degli uffici statali: la Prefettura, la Questura e i vari Ministeri. Per ogni nuova provincia la spesa prevista era di 50 milioni di euro. Nella piccola provincia di Barletta Andria Trani, con tre capoluoghi, c'erano problemi sull'ubicazione della Prefettura, tutto era bloccato. A tre anni di distanza come e' andata a finire? Sia Fermo che nella BAT ci sono state le elezioni e sono stati eletti i consigli e le giunte. Il patrimonio della provincia di Ascoli e di Bari e' stato diviso in proporzione con le nuove province, ma non tutto e' filato liscio, cosi' come per il personale costretto a trasferirsi nelle nuove province.


La Goodnews di questa settimana s'intitola ''VACANZE SENZA PIZZO''
Di Giuliano Marrucci

''Un popolo che paga il pizzo e' un popolo senza dignita'''. Con questo slogan un gruppo di giovani siciliani, da qualche anno sta mettendo insieme tutti quelli che di estorsioni non ne possono piu' e hanno deciso di dirlo forte e chiaro. Una rete di commercianti, professionisti, operatori turistici e altro ancora che e' cresciuta di giorno in giorno, fino ad arrivare a poter garantire una lunga vacanza in Sicilia, senza mai incorrere il rischio di vedere i propri soldi finire in tasca alla mafia. Una vacanza senza pizzo.

La squadra

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