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Chi dorme non piglia pesci: se non ti occupi della politica, la politica, o prima o poi si occuperà di te...

sabato 27 marzo 2010

Giuseppe Bortolussi a confronto con Luca Zaia

5 marzo 2010

Giuseppe Bortolussi è un imprenditore, assessore alle Attività Produttive del Comune di Venezia dal 2005 che oggi, guardando al Veneto in cui è nato e vissuto, ha deciso di lanciarsi in una nuova sfida, che riguarda tutti i suoi corregionali: non chiudersi nei confini della paura, ma tornare con coraggio protagonisti dello sviluppo. Per farlo ha accettato la candidatura alla presidenza della regione con il Partito Democratico.

E dal 1980 è direttore della CGIA di Mestre, la più importante associazione sindacale di lavoratori autonomi di seconda generazione e di partite iva del Nord- Est famosa per la ricchezza di dati e documenti statistici dei suoi studi. Nel 1993 ha dato vita alla prima battaglia sindacale di respiro nazionale contro la minimum tax. Iniziativa che si è conclusa nel 1994 quando l’allora ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, tolse questa imposta a tutti i lavoratori autonomi.

Insomma è l'unico che è riuscito davvero a far abbassare le tasse a Tremonti.

Il suo principale obiettivo politico è quello di vincere puntando soprattutto sulle eccellenze nel Veneto, ovvero le piccole imprese e il lavoro autonomo, due realtà che da sole creano, ogni anno, circa l’80% dei nuovi posti di lavoro.

Convinto dell'inutilità del ritorno al nucleare, Bortolussi preferisce puntare alla razionalizzazione delle risorse attraverso la riduzione dei consumi e l’impatto delle emissioni inquinanti, il miglioramento dell’efficienza energetica e l'incentivazione delle produzioni di energia a basso impatto ambientale. “L’economia verde non è un sogno astratto. Ma è una scelta da difendere con decisioni chiare. Approvare il Piano Energetico Regionale in materia di fonti rinnovabili. Approvare il Piano Regionale dei Rifiuti. Dire un no chiaro al nucleare. Avviare politiche serie di risparmio energetico. Riutilizzare le centrali idroelettriche oggi disattivate. Incentivare l’uso delle energie rinnovabili (fotovoltaico, solare, geotermico, bio-masse)”.

In corsa per la poltrona di Presidente per PDL e Lega corre il ministro leghista Luca Zaia.
Attualmente Zaia ricopre la carica di Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, ma ha subito tenuto a rassicurare tutti: “Se verrò eletto alla regione mi dimetterò dalla carica di ministro”. Uno sforzo da poco, vista l'incompatibilità tra i due ruoli.

Zaia ha preso troppo seriamente lo slogan della sua campagna elettorale: ”Prima il Veneto”, il resto, l’Italia, l’agricoltura, la piccola proprietà contadina viene dopo, a babbo morto, dato che non si presenta più a Bruxelles alle riunioni della UE.

Una volta sbarazzatosi di questo doppio incarico aspettiamo di sapere se il ministro dell'agricoltura lavori per l'Italia o per Mc Donald. Zaia ha, infatti, concesso il patrocinio gratuito del Ministero che presiede all'operazione Mc Italy, il panino fatto completamente da ingredienti italiani dalla famosa catena di Fas Food. Il ministro–candidato spiega la sua decisione affermando che l'azienda: “Acquista prodotti per un milione di euro mese per realizzare quel panino, e questo aiuta i nostri contadini”. Ma non ci dice quanto vengono pagati quei contadini, e soprattutto c'è davvero bisogno di questo patrocinio, con tanto di ministro che serve ai tavoli invitando a comprare i prodotti di una multinazionale, quando in Italia ci sono centinaia di associazioni, a partire da quelle sindacali degli agricoltori e da Slow Food, che si impegnano davvero per salvaguardare la tradizione e la specificità italiana, con prodotti a chilometri zero.
Da Governatore del Veneto Zaia si occuperà del lancio di un nuovo panino Mc Donald, o di valorizzare l'impresa e l'agricoltura della sua regione?

Intanto da ministro usa i soldi pubblici per la campagna elettorale e dimentica di partecipare ai Consigli dei Ministri dell'Unione Europea.

La rivista di Federsanità,“Il Welfare” ha pubblicato un numero speciale con ben undici pagine e con cinque foto a colori dedicate a Luca Zaia. Una lunga intervista recapitata nelle case di 250 mila famiglie italiane (di cui 18 mila venete). Totale della spesa 450 mila euro, di cui una parte ha contribuito Buonitalia, società interamente pubblica e partecipata proprio dal ministero diretto da Zaia. Caso strano la pubblicazione “speciale” proprio a ridosso delle elezioni regionali e in un periodo dove, mentre gli agricoltori assistono al crollo dei prezzi agricoli, i soldi a loro destinati vengono utilizzati per la vanità del ministro-candidato, che si fa campagna elettorale con soldi pubblici. Zaia si è giustificato dicendo di non sapere nulla della pubblicazione!

Non è prima volta che succede una cosa simile perché ai tempi della presidenza della Provincia di Treviso di Leonardo Muraro, Zaia era stato indagato perché coinvolto nella distribuzione di 350 mila copie del giornalino “Dunque” da parte del presidente ai propri abitanti con all’interno 52 foto di Zaia. L'accusa era stata archiviata dalla stessa procura di Treviso.

La distribuzione di questo opuscolo nel corso della campagna elettorale è in ogni caso di cattivo gusto. Il PD intende presentare una interrogazione parlamentare per sapere dal ministero degli interni se non si ravvisi da parte del ministro Zaia un uso illegittimo di fondi pubblici. Non è certo una bella pubblicità per chi ambisce a governare una importante regione italiana com’è il Veneto.

Il 22 febbraio 2010 il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione Europea ha bocciato l’Italia sulla richiesta di aiuto di stato per la piccola proprietà contadina. Zaia non c'era. Dove era il Ministro Zaia quando ben 4 Ministri davano il parere negativo sulla richiesta dell’Italia che avrebbe consentito almeno fino al 2013 di continuare gli aiuti soppressi dell’Ismea? Quali erano gli impegni “istituzionali” che non hanno consentito al Ministro Zaia di essere presente al Consiglio dei Ministri Agricoli Europeo? Zaia scambia le istituzioni con la sua personale campagna elettorale come candidato della destra alla guida della Regione Veneto. Non è una bella cosa per le istituzioni, tantomeno per i cittadini veneti.

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