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Chi dorme non piglia pesci: se non ti occupi della politica, la politica, o prima o poi si occuperà di te...

martedì 24 giugno 2008

Aspettando future manifestazioni di piazza...


L’insicurezza dei cittadini si traduce in voglia di decisionismo. La gente ammira, ha trovato un nuovo santo Protettore… ma soprattutto delega, sperando che ha il potere faccia l’interesse dei più! Non importa se le molte decisioni di questo governo si riveleranno irrealizzabili. Noi democratici abbiamo il dovere di vigilare sul nostro paese e cercare di comprendere quando l’attuale maggioranza innova e migliora e quando, viceversa, sfrutta la propria posizione per attuare politiche volte a difendere interessi particolari.
Di seguito alcune riflessioni sulle “furbate” attuate dal governo Berlusconi, che si traducono in bufale a cui non crediamo.

Le bufale di Tremonti:

1) Tassa sui petrolieri che toglie ai ricchi per dare ai poveri
Proposta molto accattivante, ma bassamente demagogica in quanto questa tassa colpirà soprattutto la distribuzione , ma finirà per gravare sulle famiglie con l’aumento dei prezzi del carburante e dell’energia elettrica. Tremonti lo sa e aggiunge una norma che dovrebbe impedire questa situazione, ma in pratica, non essendo il mercato energetico ( prezzi) regolamentato, questo divieto è carta straccia! Meno della metà di queste entrate andrà ai più poveri, tramite carte prepagate (è l’ideologia della compassione che s’inventa una tessera di povertà e che decreta che non tutti i cittadini saranno d’ora in poi uguali nelle opportunità sociali). Non si sa l’identità dei beneficiari (e quindi la quantità), ma l’incertezza forse è voluta per poter contenere l’esborso e destinarlo ad altri fini. In ogni caso una proposta più seria e meno propagandistica poteva essere quella di destinare ai redditi più bassi una parte dei ricavi (due miliardi) che lo Stato incassa dall’Eni, sotto forma di Dividendi, per l’aumento del prezzo del petrolio Infine ogni tassa straordinaria da l’dea di un fisco arbitrario e illiberale a uso e consumo del politico di turno: In poche parole Tremonti non è Robin Hood, ma il suo acerrimo nemico, lo sceriffo di Nottingham.

2) L’inflazione programmata 2008 all’1,7%
Si utilizza la legge che dal 1993 regola gli aumenti salariali , ma essendo in questo caso abbondantemente al di sotto dell’inflazione reale (quella reale è 3,6%, oltre il 5% per gli acquisti più frequenti), il rischio è di ridurre ulteriormente il potere d' acquisto dei lavoratori e dei pensionati.

Le bufale di Scajola:

1)Il nucleare è il futuro dell’Italia
Tralasciando che in alcuni paesi europei, quali la Germania, è già scattato il conto alla rovescia per quanto riguarda l’utilizzo di questa fonte di energia,è facile rilanciare il nucleare senza discutere e approfondire, ma lo è molto meno indicare, in linea di massima, i siti interessati . Si fa di tutto per non interrompere la luna di miele.

Le bufale di La Russa:

1) I soldati nelle strade.
Le nostre forze dell’ordine sono circa 350.000. Le più numerose della UE. Il contributo dei soldati sarà circa dello 0,8% : non si affronta un’ emergenza attraverso la militarizzazione delle strade, creando inquietanti precedenti e scenari tipici di paesi sud-americani. I militari schierati contro i motorini, serviranno soprattutto per motivi di immagine e propaganda.

Le bufale di Berlusconi:

1)Il ministro ombra della giustizia
Si è inventato un ministro ombra, Alfano, per coprire le trovate interessate del suo penalista e azzeccagarbugli Ghedini, vero ministro della Giustizia.
2)Bavaglio alle intercettazioni
Selezionando e riducendo drasticamente le intercettazioni (ricordiamo alcuni casi emersi grazie a questo strumento, di cui oggi non sapremmo nulla: Cirio, Parmalat, la scalata alle banche ed il caso Fazio. Per ultimo, in ordine di tempo, il caso della clinica degli orrori, S. Rita di Milano)
e i processi impedisce ai cittadini di conoscere e alla magistratura di processare i suoi eventuali poco dignitosi coinvolgimenti e, fra gli altri, quelli degli alti responsabili delle inefficienze e degli sperperi della Pubblica Amministrazione (che saranno tutti addossati ai “fannuloni” di Brunetta).

La reazione dell’opinione pubblica a questo modo di governare è sempre più debole: il Governo continua a godere di un consenso molto elevato. In quest’ultimi decenni il populismo berlusconiano , attraverso i suoi molteplici strumenti, ha seminato bene e ormai ha invaso la maggior parte di questo paese. La società civile da pochi segni di vitalità. La maggior parte dei media non di proprietà è tiepida, se non complice. Occorre una partecipazione che si traduce in idee e azioni molto forti, visibili e frequenti. E’ necessario che il PD ascolti il paese e scelga cosa accettare e cosa respingere delle proposte del governo, proponendo programmi e progetti alternativi credibili, basati sull’efficienza e l’equità. Solo così possiamo sperare di svegliare da questo torpore l’opinione pubblica veramente democratica!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Durante il governo Prodi si parlava di difficoltà di concludere la 4° settimana... oggi, come d'incanto tutti sono sereni e le problematiche legate ai "mutui variabili" si sono dileguate.
Voci di corridoio, comunque, sembrano confermare agitazioni dei camionisti che sciopereranno
dal 30 giugno al 4 lugio

Anonimo ha detto...

Contro le norme blocca processi e il lodo immunità 102 costituzionalisti firmano un appello in difesa della Costituzione. Tra i primi firmatari figurano Alessandro Pace, Valerio Onida, Leopoldo Elia, Gustavo Zagrebelsky, Enzo Cheli, Gianni Ferrara, Alessandro Pizzorusso, Sergio Bartole, Federico Sorrentino, Franco Bassanini, Franco Modugno, Lorenza Carlassare, Umberto Allegretti, Adele Anzon Demmig, Michela Manetti, Roberto Romboli, Stefano Sicardi, Lorenzo Chieffi, Giuseppe Morbidelli, Cesare Pinelli, Gaetano Azzariti, Mario Dogliani, Enzo Balboni, Alfonso Di Giovine, Mauro Volpi, Francesco Bilancia, Antonio D’Andrea, Andrea Giorgis, Roberto Borrello, Marco Ruotolo e Renato Balduzzi.

I sottoscritti professori ordinari di diritto costituzionale e di discipline equivalenti, vivamente preoccupati per le recenti iniziative legislative intese: 1) a bloccare per un anno i procedimenti penali in corso per fatti commessi prima del 30 giugno 2002, con esclusione dei reati puniti con la pena della reclusione superiore a dieci anni; 2) a reintrodurre nel nostro ordinamento l’immunità temporanea per reati comuni commessi dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Presidenti di Camera e Senato anche prima dell’assunzione della carica, già prevista dall’art. 1 comma 2 della legge n. 140 del 2003, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 24 del 2004,

premesso che l’art. 1, comma 2 Cost., nell’affermare che «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei modi della Costituzione», esclude che il popolo possa, col suo voto, rendere giudiziariamente immuni i titolari di cariche elettive e che questi, per il solo fatto di ricoprire cariche istituzionali, siano esentati dal doveroso rispetto della Carta costituzionale,

rilevano, con riferimento alla legge di conversione del decreto legge n. 92 del 2008, che gli artt. 2 bis e 2 ter introdotti con emendamento a tale decreto, sollevano insuperabili perplessità di legittimità costituzionale perchè: a) essendo del tutto estranei alla logica del c.d decreto-sicurezza, difettano dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall’art. 77, comma 2 Cost. (Corte cost., sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008); b) violano il principio della ragionevole durata dei processi (art. 111, comma 1 Cost., art. 6 Conv. europea dei diritti dell’uomo); c) pregiudicano l’obbligatorietà dell’azione penale (art. 112 Cost.), in conseguenza della quale il legislatore non ha il potere di sospendere il corso dei processi, ma solo, e tutt’al più, di prevedere criteri – flessibili – cui gli uffici giudiziari debbano ispirarsi nella formazione dei ruoli d’udienza; d) la data del 30 giugno 2002 non presenta alcuna giustificazione obiettiva e razionale; e) non sussiste alcuna ragionevole giustificazione per una così generalizzata sospensione che, alla sua scadenza, produrrebbe ulteriori devastanti effetti di disfunzione della giustizia venendosi a sommare il carico dei processi sospesi a quello dei processi nel frattempo sopravvenuti;

rilevano, con riferimento al c.d. lodo Alfano, che la sospensione temporanea ivi prevista, concernendo genericamente i reati comuni commessi dai titolari delle sopra indicate quattro alte cariche, viola, oltre alla ragionevole durata dei processi e all’obbligatorietà dell’azione penale, anche e soprattutto l’art. 3, comma 1 Cost., secondo il quale tutti i cittadini «sono eguali davanti alla legge». Osservano, a tal proposito, che le vigenti deroghe a tale principio in favore di titolari di cariche istituzionali, tutte previste da norme di rango costituzionale o fondate su precisi obblighi costituzionali, riguardano sempre ed esclusivamente atti o fatti compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni. Per contro, nel c.d. lodo Alfano la titolarità della carica istituzionale viene assunta non già come fondamento E limite dell'immunità «funzionale», bensì come mero pretesto per sospendere l’ordinario corso della giustizia con riferimento a reati «comuni».

Per ciò che attiene all’analogo art. 1, comma 2 della legge n. 140 del 2003, i sottoscritti rilevano che, nel dichiararne l’incostituzionalità con la citata sentenza n. 24 del 2004, la Corte costituzionale si limitò a constatare che la previsione legislativa in questione difettava di tanti requisiti e condizioni (tra cui la doverosa indicazione del presupposto – e cioè dei reati a cui l’immunità andrebbe applicata – e l’altrettanto doveroso pari trattamento dei ministri e dei parlamentari nell’ipotesi dell’immunità, rispettivamente, del Premier e dei Presidenti delle due Camere), tali da renderla inevitabilmente contrastante con i principi dello Stato di diritto.

Ma ciò la Corte fece senza con ciò pregiudicare la questione di fondo, qui sottolineata, della necessità che qualsiasi forma di prerogativa comportante deroghe al principio di eguale sottoposizione di tutti alla giurisdizione penale debba essere introdotta necessariamente ed esclusivamente con una legge costituzionale.

Infine, date le inesatte notizie diffuse al riguardo, i sottoscritti ritengono opportuno ricordare che l’immunità temporanea per reati comuni è prevista solo nelle Costituzioni greca, portoghese, israeliana e francese con riferimento però al solo Presidente della Repubblica, mentre analoga immunità non è prevista per il Presidente del Consiglio e per i Ministri in alcun ordinamento di democrazia parlamentare analogo al nostro, tanto meno nell’ordinamento spagnolo più volte evocato, ma sempre inesattamente.

Anonimo ha detto...

Un macigno sulla strada del dialogo

Sotto l’urgenza dei problemi giudiziari del presidente del Consiglio, il governo scavalca la Costituzione, mortifica il Parlamento e con la forza dei numeri impone l’approvazione di un provvedimento che non ha precedenti in alcun sistema democratico parlamentare come il nostro.
Un provvedimento che per sospendere un processo a carico di Silvio Berlusconi prefigura un sistema abnorme di impunità, in modo peraltro pasticciato, per le più alte cariche dello Stato. Si dice che occorre mettere fine all’emergenza giustizia e chiudere una presunta anomalia italiana nel rapporto tra magistratura e politica.

Il salva processi e il Lodo Alfano, che sono indissolubilmente legati, non avrebbero alcuna attinenza con il processo in corso a Milano, perché, afferma l’on. Ghedini, l’on. Berlusconi non se ne avvarrà, perchè si risolverà con l’assoluzione del premier. Ma allora a che serve?

La risposta dell’avvocato difensore del premier è a dir poco inquietante: “I processi si devono sospendere per il bene del paese e non di Berlusconi”. Il lodo serve insomma a “governare con serenità” e, ha ripetuto l’on. Pecorella, assicurare la stabilità politica che da troppo tempo manca all’Italia.

Ma si può fare il bene dell’Italia se la giustizia non è al servizio di tutti, se la legge non è uguale per tutti, se la serenità di chi governa è affidata ai suoi privilegi e alla sua immunità anziché alla sua retta coscienza? E’ come dire che la legittimazione del popolo sospende il valore della legalità e solleva chi detiene il potere dal rispetto della legge.

Il nostro presidente del Consiglio ci ha detto oggi: la legge la faccio io. C’è chi ha parlato di “sultanato”. A me è venuto in mente il Leviatano di Hobbes in cui si dice che il sovrano per essere libero di governare non può essere sottoposto neppure alla legge. Ma quello era il tempo dell’assolutismo non era il tempo dello Stato di diritto e delle liberaldemocrazie.

E mi è tornato alla mente anche un dialogo pubblico, a Monaco di Baviera, tra il filosofo Habermas e l’allora cardinale Ratzinger su “I fondamenti morali prepolitici dello Stato liberale”. In quel dialogo il futuro pontefice affermava: “E’ compito della politica sottomettere il potere al criterio del diritto e in tal modo ordinarne l’uso sensato”. E aggiungeva che se il diritto non appare come “espressione di una giustizia che sia al servizio di tutti ma come prodotto di un arbitrio, di una pretesa di essere nel diritto solo perchè si detiene il potere su di esso” è inevitabile alimentare nei cittadini “il sospetto verso il diritto e la legalità” e minare l’autorevolezza e la dignità della politica.

Si è ripetuto più volte, che la dignità della politica sarebbe compromessa da un cattivo rapporto tra politica e magistratura. Anch’io vorrei affrontare questo rapporto. Ma vorrei che fosse la politica a fare il primo passo. Solo una politica capace di essere trasparente, libera e autorevole è in grado di porre seriamente questo problema.

La moralità, pubblica e privata, di chi fa politica non può essere sfiorata dai dubbi o dai sospetti. E’ uno dei requisiti essenziali per l’esercizio di ogni responsabilità istituzionale. E la politica che pretende autonomia dalla magistratura deve dimostrare di essere autonoma e libera da tutti gli altri poteri, soprattutto da quello economico-finanziario e da quello degli affari.

La norma salva processi e questo provvedimento dimostrano invece che la politica anziché riformare se stessa altera gli equilibri delle istituzioni, travolge il diritto e piega il principio di legalità agli interessi personali del presidente del Consiglio.

Tutti, avete affermato, saremmo stati vittima di un cattivo rapporto tra magistratura e politica. E’ vero, il governo Prodi è caduto per l’intervento di un pubblico ministero. Ma il ministro Mastella si è dimesso e non abbiamo fatto una legge per salvare quel governo da quel pubblico ministero.

E anche se volessimo andare indietro nel tempo, potremmo ricordare l’articolo 68 della Costituzione, che è stato tolto da un Parlamento di cui non facevo parte. Di quel parlamento faceva parte una classe politica da cui ho preso più volte le distanze. Ma quella classe politica ha pagato duramente e non è giusto che sia stata sostituita da chi dopo 15 anni continua a tenere ingombrato il Paese dai suoi interessi personali.

In questi giorni, abbiamo preso tutti le distanze dalla piazza. Ma io non sono solo preoccupata dall’uso smodato delle piazze, sono anche preoccupata dall’indifferenza. Sono preoccupata da un Paese che ha tanti problemi che il governo si ostina a non risolvere e che per questo non ha neppure la libertà di comprendere che vulnus viene portato alla democrazia italiana.

Nessuno scambi il nostro senso di responsabilità, la nostra disponibilità al dialogo, perché questa ha un alto prezzo e non è gratuita. Ed io mi chiedo se può esserci dialogo con chi è gravato da un gigantesco conflitto di interesse e ha preteso e ottenuto di dettare leggi su misura e garantirsi immunità. Non so se questo macigno potrà essere tolto dalla strada del dialogo.

La squadra

La squadra