Ultimo aggiornamento
Domenica 15 Giugno 2008
ARZIGNANO. Arica in attesa della sentenza Concerie, rischio di blocco se non si avrà la derogaIl Tribunale deve decidere sugli scarichi delle industrie
Nicola Rezzara Il consorzio Arica corre ai ripari e lancia l'allarme paralisi per le industrie. In attesa del pronunciamento del Tribunale superiore delle acque di Roma sul ricorso del consorzio contro la mancata autorizzazione della Provincia di Verona per gli scarichi a Cologna previsto per il 4 giugno, due giorni prima della scadenza della proroga regionale, il presidente di Arica Gianfranco Signorin scrive ai gestori dei cinque depuratori dell'Ovest e alla Provincia di Vicenza. Signorin mette in allerta il dipartimento ambiente e territorio della Provincia e i presidenti di Acque del Chiampo, Medio Chiampo, Mbs e Alto Vicentino Servizi - gestori degli impianti di depurazione di Arzignano, Montebello, Trissino, Montecchio e Lonigo che convogliano i reflui industriali e civili nel collettore di Arica che sfocia nel fiume Fratta - ipotizzando «la sospensione quantomeno degli scarichi industriali» in caso di esito sfavorevole dell'istanza, «in assenza di soluzioni alternative». In altri termini, se il tribunale delle acque darà ragione alla Provincia di Verona e la Regione non accetterà la richiesta di proroga per gli scarichi richiesta l'altro ieri dalla Provincia di Vicenza, Signorin farà chiudere i rubinetti bloccando le attività industriali dell'Ovest. «Allo stato delle cose, Arica dal 7 giugno non avrà più l'autorizzazione a scaricare - spiega Signorin -. Per questo ho chiesto ai gestori di prepararsi a chiudere: sarebbe il blocco della attività produttive di mezza provincia, non solo della concia. L'alternativa è che la Provincia di Vicenza, in caso non venga prorogata l'autorizzazione, permetta di riaprire il vecchio scarico nel rio Acquetta a Lonigo. Significherebbe però rivivere il rischio di inquinamento della falda nel periodo peggiore, quello estivo».
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Giovedì 5 Giugno 2008
IL CASO. Decisione del Tribunale delle Acque La concia tira il fiato Scarichi fino a luglio
Scarichi nel Fratta-Gorzone, Vicenza si aggiudica un altro round. A due giorni dalla scadenza dell’ordinanza-ponte con cui la Regione Veneto aveva scavalcato il diniego veronese a scaricare i reflui del distretto della concia nel collettore che sbuca a Cologna, a dar ragione ad Arica è il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma. Il provvedimento notificato da Verona a fine aprile è stato infatti sospeso fino al 3 luglio, in attesa della seconda udienza fissata per il giorno che precede la nuova scadenza. Altri trenta giorni per tirare il fiato, ma per il Consorzio che gestisce i cinque depuratori dell’Ovest Vicentino la sentenza giunta da Roma è molto più di una battaglia vinta. Perche il Tribunale ha di fatto riconosciuto i rischi, non solo ambientali ma anche economici, di un eventuale chiusura del collettore. Sottolineando l’inopportunità di ripiegare sul Rio Acquetta di Lonigo, per il pericolo che i reflui finiscano nella falda. Evidentemente soddisfatti il presidente di Arica, Gianfranco Signorin, e il presidente dell’Ato della Val Chiampo Stefano Fracasso. «Ma non si può tirare avanti a proroghe e sospensioni - precisano -. La parola fine su questa luna vicenda dev’essere messa dalla politica e non dai tribunali. I prossimi trenta giorni dovranno essere segnati dalla concretezza; lavoreremo per dare finalmente una prospettiva certa alle aziende e a migliaia di lavoratori». La soluzione in realtà è sul tavolo da settimane: il documento integrativo abbozzato tra Venezia e Verona, che dovrebbe garantire al colognese interventi per 20 milioni di euro finanziati dalla Regione Ad accordo firmato, arriverà anche il rinnovo dell’autorizzazione agli scarichi. E.M.
Venerdì 13 Giugno 2008
SCARICHI CONCIA. A favore del “tubone” Signorin plaude all’appoggio della Provincia«Abbiamo fatto bene a scaricare anche senza autorizzazione, i valori sono sempre stati buoni»
«Dire che sono soddisfatto è poco. Il supporto della Provincia di Vicenza nel ricorso contro Verona mi convince di aver fatto bene a continuare a scaricare nonostante la mancata autorizzazione». Per il presidente del consorzio Arica Gianfranco Signorin l'autoarruolamento della Provincia di Vicenza al suo fianco nel ricorso al Tribunale superiore delle acque di Roma, contro la mancata autorizzazione della Provincia di Verona a scaricare a Cologna, è stata una sorpresa inaspettata quanto gradita. A poche settimane dalla sentenza, il consorzio dei cinque depuratori non è più solo davanti al giudice. «Ringrazio la Provincia di Vicenza per essersi esposta - commenta Signorin - Così Palazzo Nievo riconosce la serietà di Arica e dei nostri controlli agli scarichi dei depuratori, contrariamente a quanto ha affermato l'Arpav regionale. Perfino il sindaco di Chioggia Romano Tiozzo ha pubblicamente riconosciuto il costante miglioramento della qualità dell'acqua alla foce nell'Adriatico grazie all'impegno degli imprenditori vicentini. Gli scarichi supercontrollati erano un impegno preso con la firma dell'accordo di programma, un contratto che noi rispettiamo e che Verona invece vuole stracciare nonostante le ammonizioni della Regione, minando con il suo diniego l'imprenditorialità di tutto l'Ovest Vicentino». Aspettando nuove dal Tribunale, Signorin rivolge un appello a Venezia: «Per non trovarci ancora in questa situazione la Regione ha due strade: o si assume la responsabilità di autorizzare gli scarichi, o concede un nuovo accordo di programma a Verona, ma dovrà finanziare milioni di euro di nuove opere». N.REZ.
Domenica 15 Giugno 2008
ARZIGNANO/4 Concia in crisi «Un tavolo di confronto»
Un tavolo di confronto per risolvere la crisi della concia e lo sblocco dell'autorizzazione a scaricare a Cologna Veneta sono le richieste di Claudio Rizzato alla Regione. Nei giorni scorsi il consigliere regionale del Pd ha presentato un'interrogazione sul futuro del distretto della concia. Rizzato chiede di attivare un confronto tra istituzioni, sindacati e imprenditori per trovare la soluzione. «Tutte le forze dell'Ovest Vicentino, si devono attivare quanto prima. E la Regione Veneto deve assumersi l'onere di autorizzare gli scarichi al posto della Provincia di Verona». N.REZ.
Giovedì 3 Luglio 2008
L’ACCORDO. Il sistema conciario adesso attende l’approvazione della legge regionale che consenta di trasferire a Venezia le competenze sulle autorizzazioni Fanghi, sì agli scarichi Il rinnovo vale 4 anniDalla Provincia di Verona arriva l’ok che dà tranquillità a tutto il settore Il sindaco Fracasso: «Ora bisogna ridurre i livelli di cloruri e solfati»
Nicola Rezzara È scoppiata la pace fra la Provincia di Verona e il distretto conciario vicentino? Da una parte la soddisfazione è unanime per il rinnovo dell'autorizzazione a scaricare a Cologna Veneta per i prossimi quattro anni firmata l'altro ieri dal dirigente del settore ecologia della Provincia scaligera Ferdinando Cossio, via libera che allontana il rischio blocco per le attività produttive dell'Ovest Vicentino: Verona si aspetta ora opere per bonifiche, depurazione e fognature per oltre venti milioni di euro con il protocollo integrativo all'accordo di programma siglato con la Regione qualche giorno fa, mentre le imprese dell'Ovest sperano di tirare il fiato fino alla scadenza del 30 giugno 2012. Dall'altra, rimangono molti altri scogli da superare: dal prossimo gennaio non ci saranno più deroghe per i valori di cloruri e solfati allo scarico, è attesa la legge regionale per trasferire a Venezia la responsabilità dell'autorizzazione, i ventuno milioni di euro per le opere richieste da Verona sono finanziati da Ato e Regione solo in parte e Arica promette battaglia in tribunale per modificare i criteri di rilevazione degli inquinanti a 200 metri dalla scarico. «L'autorizzazione è un bel messaggio, che consente a migliaia di lavoratori di andare in vacanza con la tranquillità che al rientro le aziende rimarranno aperte - commenta il presidente dell'Ato Chiampo e sindaco di Arzignano Stefano Fracasso -. La prossima settimana convocherò i gestori degli impianti di depurazione, gli imprenditori e le aziende chimiche per programmare le azioni per ridurre ulteriormente le percentuali di cloruri e solfati nel ciclo di produzione e allo scarico, visto che non ci saranno più deroghe, mentre per il cromo il risultato è già stato raggiunto l'anno scorso. Per i cloruri siamo in linea con gli obiettivi, per i solfati ci stiamo arrivando». Soddisfatto anche l'assessore all'ecologia della Provincia di Verona Luca Coletto: «I nostri obiettivi sono stati raggiunti con il protocollo firmato con la Regione: il prolungamento del collettore oltre l'abitato di Cologna Veneta, il miglioramento degli scarichi e l'aumento dei controlli. In questo modo vengono salvaguardati la salute, l'ambiente e la dignità dei Comuni veronesi senza danneggiare le attività produttive vicentine». Dalla Regione la presidente della commissione attività produttive Giuliana Fontanella commenta: «C'è grande soddisfazione per l'autorizzazione: c'è più tranquillità e ora ognuno dovrà fare la sua parte per risolvere i problemi che rimangono». Il senatore leghista Paolo Franco ricorda il disegno di legge depositato in Regione dal presidente del consiglio Marino Finozzi alcuni giorni fa: «L'autorizzazione è un ottimo risultato, soprattutto per le imprese: avevo chiesto in una lettera a tutti i rappresentanti leghisti veneti di impegnarsi per raggiungere questo obiettivo. Entro fine anno dovrebbe arrivare la legge regionale che assegnerà a Venezia il compito di autorizzare gli scarichi». Soddisfatto ma combattivo Gianfranco Signorin, presidente del consorzio Arica che riunisce i cinque gestori degli impianti di depurazione dell'Ovest, ieri a Roma per l'udienza del Tribunale superiore delle acque per il ricorso contro la Provincia di Verona: «Giudico ottima la marcia indietro della Provincia di Verona rispetto alle posizioni precedenti. Ma impugneremo in parte anche questa autorizzazione, perché prevede controlli a duecento metri dallo scarico dove vengono rilevati anche inquinamenti che non provengono dagli scarichi del nostro collettore, rendendo eccessivamente gravoso il rispetto dei limiti».
2 commenti:
Mi sembra che l’attenzione da parte dei nostri politici si sia abbassata, non sento e non leggo più sui blog o sui giornali, o lettere inviate alle ditte concerie come di pensa di risolvere il problema. Le battaglie politiche di partito non possono ricadere su una zona come la nostra Vallata che il primo settore produttivo è quello conciario, settore che sta soffrendo da anni di una in crisi, e che una Provincia, pensi che chiudendo il rubinetto si riducano le persone immigrate nella zona. Non pensano che nella Vallata del Chiampo la maggior parte dei cittadini sono impiegati nell’indotto diretto e indiretto nel settore della concia, e che molte persone arrivano dai paesi limitrofi come quelli Veronesi? Dove sono finiti i nostri rappresentanti? Il sentore Paolo Franco, il consigliere regionalie Giuliana Fontanella, i consiglieri provinciali Massimo Confente e Mariano Vantin? ll Comune di Arzignano ha convocato una riunione pubblica giovedì scorso per illustrare il problema i lavoratori ma le altre Amministrazioni della Vallata non hanno fatto la stessa cosa? Qui non si parla di destra o di sinistra, si deve dare una risposta e non lasciare migliaia di lavoratori e famiglie nell’incertezza di lavorare o no. Ci sono già molte persone che hanno il dubbio di avere un posto di lavoro in quanto la loro ditta è in crisi e si pensa ad una riduzione di personale. Non possiamo avere deroghe di 30 giorni in30 giorni. Mi sembra che in questa vicenda ci siano troppi sordi a cominciare dalla Regione Veneto, dalla Provincia di Vicenza e dalle Associazioni Industriali e Artigianali del Distretto.
Maurizio Boschetto
Sembra si siano messi d'accordo fino al 2011!
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