- Lega Nord:
- Considerati i contenuti della Risoluzione Onu 1973/2011 e della Risoluzione 600071 approvata il 24 marzo 2011 dalla Camera dei Deputati nonchè delle comunicazioni rese dal governo alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato in data 27 aprile 2011;
- tenuto conto dei rilevanti fenomeni migratori dalle coste del Nordafrica e della sentenza della Corte di Giustizia europea del 28 aprile 2011 nella causa C-61/11 ppu in relazione al reato di immigrazione clandestina;
- considerato che una maggiore flessibilità operativa dei nostri velivoli che consenta azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico potrebbe determinare il rischio concreto: di nocumento anche alle popolazioni civili, di un incremento dei flussi migratori, di maggiori oneri per lo stato italiano e conseguenze incremento della pressione fiscale per i cittadini.
Impegna il governo a:
- intraprendere immediatamente una decisa e forte azione politica sul piano internazionale finalizzata ad una soluzione per via diplomatica della crisi libica che ristabilisca condizioni di stabilità, pace e rispetto dei diritti umani ponendo fine alla fase militare e ai bombardamenti; - escludere per il futuro qualunque nostra partecipazione ad azioni di terra sul suolo libico;
- a fissare un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, di cui in premessa, che comunque debbono attuarsi nel totale rispetto dell'art. 11 della Costituzione ed esclusivamente come strumento di difesa ad azioni ostili, reali, concrete ed attuali rivolte contro i nostri velivoli ovvero contro la popolazione civile ed in condizioni di assoluta sicurezza per la popolazione civile stessa e per i nostri operatori; - non determinare aumenti della pressione tributaria finalizzati al finanziamento della missione in oggetto, operando nell'ambito degli stanziamenti ordinari per la difesa; - intraprendere ogni iniziativa finalizzata al superamento delle criticità conseguenti alla sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue di cui in premessa;
- dare piena attuazione alla Risoluzione n. 600071 di cui in premessa promuovendo il reale concorso di tutti i Paesi alleati rispetto alle ondate migratorie in essere, all'asilo dei profughi e al contrasto dell'immigrazione irregolare.
- Partito Democratico
La Camera,
richiamata la risoluzione 6/00072 approvata il 24 marzo 2011 dalla Camera dei Deputati;
preso atto delle comunicazioni rese dal Governo alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato in data 27 aprile 2011;
considerato il drammatico aggravarsi della situazione umanitaria in Libia, con particolare riguardo alle aree oggetto di pesanti e indiscriminati bombardamenti da parte delle truppe del colonnello Gheddafi, specie nell’area di Misurata e Zintan, dove si stanno consumando vere e proprie stragi di civili;
impegna il Governo,
a continuare nell’adottare ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili, - in coerenza con le deliberazioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le conseguenti deliberazioni del Parlamento Italiano - mantenendo altresì costantemente aggiornate le Camere sulla quotidiana evoluzione del contesto libico.
Primo firmatario: Dario Franceschini
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LIBIA, BINDI A CALDEROLI: LEGA VOTI LA NOSTRA MOZIONE
da Ansa
«Noi chiediamo alla Lega di votare la nostra mozione». Rosy Bindi, presidente del Pd, replica così alla richiesta del ministro Roberto Calderoli alla sinistra di votare la mozione del Carroccio sulla Libia.
«Capisco – ha detto a Trieste – che la Lega deve conciliare l'inconciliabile, ma non può chiedere a noi di andare in aiuto della maggioranza in rottura. Noi – ha aggiunto la presidente del Pd – abbiamo presentato una mozione per salvare la faccia al Paese, che loro ci stanno facendo perdere nella comunità internazionale».
Secondo la Bindi, Lega e Pdl «devono mettersi d'accordo nella loro maggioranza, e siccome non ci riusciranno devono trarre le conseguenze. Questo Paese – ha concluso – non ha più una maggioranza politica al governo».
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